martedì 29 settembre 2009

Una vita fa

Ultimo fine settimana trascorso nella mia cara Ferrara. Erano mesi che non ci ritornavo. Ho avuto modo di ritornare a vivere "clandestinamente" nel mio vecchio appartamento, ripercorrendo situazioni e stati d'animo che in qualche modo non mi appartengono più, soprattutto legate alla vicenda sentimentale che ho vissuto in quel luogo.

Non mi appartengono più perchè temo di essere diventato molto insensibile. Cerco di non lasciarmi più trascinare da quel ciclone di emozioni che hanno caratterizzato per tanti anni il mio modo di essere, chissà se per carattere, chissà se per condizionamenti esterni dovuti a mancanze.

Ogni qual volta la mia mente torna a rivivere situazioni passate, specialmente quelle vissute a Ferrara, cerco di metterci maggiormente la testa piuttosto che il cuore.

Due anni fa, mi era stato detto che ero stato troppo razionale, adesso cosa sono diventato a confronto?

L'unico modo, in questo momento, per "sopravvivere" è di tirare dritto per la mia strada, senza interporre ostacoli, senza crearmene altri rispetto a quelli che già ho e di cui faccio fatica a superare. Questo, lo realizzo non facendomi condizionare troppo da quelle emozioni che mi hanno sempre spinto a compiere qualcosa che poteva sembrarmi eroico, sovrumano, romantico, nell'accezione più letteraria del termine.

Noto che tendo ad essere meno coinvolto nelle vicende altrui che mi si presentano e che non partecipo o condivido la loro passione. Riesco a tenerlo vivo solo con i miei più stretti amici, quelli che per me contano davvero tanto, più di altro.
Questo minor coinvolgimento si riflette negativamente sulla mia famiglia, purtroppo. E' come se fossero già tutti morti e fossi rimasto solo io a vivere. Mi circondo solo delle persone che continuano a ricercarmi, come i miei due più cari amici di Ferrara o alcune persone qui a Siena. Mi sento più "egoista".

Non so quanto normale ed adulto sia. Un pò mi fa riflettere, un pò mi fa paura ma la razionalizzo e la spazzo via senza effettivamente risolverla.

domenica 20 settembre 2009

Chi non rischia non vive

E' tantissimo che non scrivo sul mio blog.
Sono stato in ferie dal giorno dopo l'ultima mia pubblicazione.
Ho trascorso delle ottime, se non indimenticabili, vacanze in Russia; ho avuto modo di veder pubblicato un racconto sul mio viaggio; sono stato ad una scuola di aggiornamento ad Urbino per una settimana.
Ho meditato, ho maturato altro nella mia testa e prima o poi, con calma, riuscirò a metterle per scritto in questo mio spazio tutto personale.

Per ora, voglio pubblicare un articolo di Francesco Alberoni apparso sul Corriere della Sera del 14 settembre. Mi trovavo ad Urbino, quando ho notato sul giornale questo bellissimo intervento. Sono solito leggere i suoi pezzi, sono spesso d'accordo con quanto egli scrive.
Aggiungo anche che in passato avevo pubblicato un mio post dal titolo "Rischiare" ed i concetti non mi sembrano tanto lontani da quelli che lui vuole esprimere qui.




L' amore è rischio, il sesso no

Ma chi non rischia non vive

Nella seconda metà dell' Ottocento la sessualità era nascosta, proibita, rimossa. Guardando l' arco isterico delle pazienti di Charcot, il giovane Freud ha subito pensato che fosse provocato da un desiderio sessuale che, non potendo soddisfarsi, si esprimeva nel corpo. Invece si poteva parlare e scrivere a piacimento di amore. C' è una continuità ideale fra libri come «Anna Karenina», «Cime tempestose» e film come «L' amore è una cosa meravigliosa» e «Un uomo una donna» di Truffaut. Ma oggi troviamo sempre meno romanzi e film che hanno al loro centro un grande amore appassionato. In compenso sono più diffusi l' erotismo e il sesso senza amore. Nella vita reale ci sono ragazze che a trent' anni hanno avuto esperienze sessuali che le loro madri non avrebbero nemmeno potuto immaginare, però non hanno ancora vissuto un grande amore. Non hanno trovato l' uomo giusto o si sono inibite, frenate. E come se fosse avvenuto un rovesciamento del rapporto sessualità-amore. Prima era pericolosa la sessualità (per il rischio di una maternità indesiderata) e quindi veniva controllata e repressa. Oggi è più rischioso abbandonarsi all' amore perché può farti molto soffrire. Soprattutto da quando la sessualità è libera e la fedeltà non viene più considerata una virtù e un dovere essenziale. La psicoanalisi ci dice che quando un impulso è stato rimosso, si manifesta attraverso sintomi sostitutivi. L' arco isterico era il sostituto di un desiderio sessuale proibito. Ci sono dei sostituti dell' amore appassionato rimosso? Nel libro «Il nuovo mondo» di Aldous Huxley, dove tutto veniva pianificato e non esisteva l' innamoramento, il suo bisogno inconscio veniva soddisfatto con una «iniezione di passione violenta». Nel nostro tempo c' è qualcosa che corrisponde alla «iniezione di passione violenta»? Ho l' impressione di sì: la ricerca dell' eccitamento parossistico della discoteca, la sfrenatezza dei rave party, l' annullamento di se stessi nello sballo, le orge e, più in generale, lo stato indotto da droghe. Una volta separato dall' amore, il sesso diventa facile mentre l' amore diventa difficile e viene sostituito con stati parossistici artificiali. Qualcuno come Attali prevede la scomparsa dell' amore esclusivo. Alcuni neuropsicologi cercano farmaci per accendere e spegnere l' amore. Personalmente credo che siano tutte strade che impoveriscono la nostra umanità. L' amore è rischio, ma chi non si prende questo rischio non vive.