martedì 10 febbraio 2009

"Come è andata?"

...sarà la domanda che domattina il mio capo mi rivolgerà.

"Più male che bene", la mia risposta.

Oggi ho rivisto la donna che ho amato.
Che desidero amare ancora.
Quella donna che scatena in me una tempesta di emozioni, ogni volta che la rivedo.

Non appena entrato nel corridoio del dipartimento, la prima figura visibile all'orizzonte è stata la sua.
Riconoscibile da 35 metri di distanza pur con scarsità di illuminazione.
Perchè la sua immagine è sempre presente nella mia mente.

Perchè male? Perchè ho voluto "affrontarla" dopo tanti mesi che non si parlava più, sapendo che dopo sarei stato male.

Ti interessa la descrizione di cosa ho provato?

Le stesse emozioni che ho provato la prima volta che sono uscito con lei, le emozioni che ho provato alla notizia di poter ritornare a vivere a Ferrara.
Le farfalle nello stomaco, il battito del cuore accelerato, ansia spasmodica di poter godere di quei momenti.
Il desiderio (irre)frenabile di baciarla, di stringerla a me, di far scivolare la mia mano sul suo volto e sul suo corpo fino a sentirlo vibrare.

Due anni scivolati in fretta, quando la nostra relazione era all'inizio, proprio di questo periodo. Due anni in cui invece di smorzare i sentimenti nei suoi confronti, sono schizzati alle stelle al solo rivederla.
Abbiamo anche parlato, nel suo nuovo studio.
Parole che come sempre mi resteranno scolpite nella memoria e che non faranno altro che tormentarmi ancor di più perchè non danno speranza.
Gli sguardi che troppe volte si incrociavano, e si mantenevano fissi a lungo.
Non so se è stato casuale, ma mentre sfilava le chiavi dalla porta ho sentito toccare le mie dita, un pò come la scena del film "La lettera d'amore", il suo film che le ho procurato tanto amorevolmente.

Il fato, esattamente come due anni fa, ha voluto ancora farci incontrare una terza volta nel corso della giornata, in un luogo simbolico, dove la nostra relazione ha sempre più avuto spazio: il distributore delle bevande al seminterrato.

Ero andato giù a prendere qualcosa da mangiare e, una volta prelevato il prodotto, mi sono diretto immediatamente verso l'ascensore. Qualcosa mi ha suggerito di ritornare indietro, con la scusa di buttare l'incarto: ancora le percezioni che mi hanno accompagnato nei mesi dei nostri incontri!

Sullo sfondo c'era ancora lei, prima non era presente. Si dirigeva proprio verso il distributore.
Io l'ho aspettata.
Le chiesi se volesse qualcosa.
Fece un cenno, si.
Le porsi la chiavetta, prese il caffè.
Si parlava in compagnia di altre persone, sedute sulla nostra panchina, dove sostavamo per decine e decine di minuti alla volta, a confessarci.

"Sali su adesso" dicevo in cuor mio. Perchè questa volta, in ascensore, avrei non più contato fino a 14 ... ma premuto il pulsante rosso di stop.

Mi ha sempre guidato il desiderio di lei e le emozioni che riusciva a creare in me.
Mi ha come stregato.
Si è definita come "il diavolo" in un giorno ben preciso: il mio 28esimo compleanno.

Le ho venduto la mia anima, probabilmente.

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