Rileggere questa parola, stamani, durante una riunione, mi ha fatto ritornare indietro con il pensiero a quando lavoravo a Siena. Era uno dei criteri di valutazione per il piano di sviluppo personale, il famigerato PDP che pesava sul 10% del mio lordo, ovvero quasi due mesi di stipendio che potevo o non potevo prendere.
A Siena, proattività significava, quindi, percepire in pieno o solo parzialmente il mio salario; a Genova, mi ha provocato un'enorme arrabbiatura che tutti (ma veramente tutti !!!) se ne sono accorti.
E' lungo spiegare tutti i motivi ...
Sostanzialmente, mi sono sentito come il rompicoglioni della situazione, che voleva imporre qualcosa agli altri, specialmente su dettagli che taluni potrebbero prendere per scontato ma che in pratica potrebbe essere visto come imperizia: cioè, pensare che una mancanza provocata per pigrizia da qualcuno è una mancanza che si propaga verso tutte le persone che lavorano nello stesso ambiente. Tanto ...
Non ho sentito nessuna critica mossa nei miei confronti però è come se le avessi percepite, forse sbagliando.
Anche perchè, a sostegno di questa mia sensazione, c'è stata la e-mail di una persona che scriveva " vediamo ora di mantenere le promesse ! ".
Mi è sembrato di risentire tutte quelle persone che incontravo ogni volta che ricercavo un appartamento in cui vivere, dove si affermavano grandi propositi sui turni di pulizie ma che, alla prova dei fatti, non sono mai stati realizzati.
Le chiacchiere sono bellissime, fare veramente è bellissimo di più, però.
Nonostante la felicità, l'orgoglio e i ringraziamenti a tutti da parte del mio capo per una notizia del genere, non mi sono sentito per nulla soddisfatto per questa mia proattività. Ho percepito ancora una volta la sensazione di essere una persona che viene da un altro pianeta e diversissimo dai miei amici, non facendomi affatto star bene.
martedì 26 ottobre 2010
sabato 23 ottobre 2010
Trial & Error
E' un modo di dire usato in ambito scientifico: si studia un certo fenomeno sperimentandolo, senza metterci troppo lavoro intellettuale. Si prova, si registra il risultato, se non è soddisfacente si ritenta facendo esperienza degli esperimenti precedenti, fino a giungere al risultato desiderato.
Dicono che la vita sia un "trial & error" continuo: si impara dalle proprie esperienze positive e negative, si ritenta se è andato male, cercando di migliorare durante le volte successive.
Non ci si dovrebbe sentire frustrati se, per qualsiasi motivo, le cose non andassero come ci si aspettasse: si è fortunati, o dotati di qualche talento speciale, se si realizzassero ... magari questo talento potrebbe chiamarsi esperienza ... chissà.
Non ci si dovrebbe neanche aspettare che qualcuno sostenga i nostri tentativi perchè è difficile, una volta abbandonata la tenera età, che qualcuno comprenda quanto bisogno di fiducia si abbia bisogno da parte degli altri: si vuole che ognuno trovi fiducia prima di tutto in sè stessi, nelle proprie capacità.
Provare e constatare che certe cose vanno (sempre) male, fa tendenzialmente cadere nella sensazione di incapacità.
Questo, scoraggia nel ritentare e riprovare.
Mi fa strano ripensare a quelle persone che ho conosciuto nel corso della mia vita, le quali ci provavano indiscriminatamente con chiunque, pur di conquistarle. Una volta, non concepivo questo modo di fare. Forse, oggi riesco a comprendere il perchè di alcuni loro atteggiamenti, almeno di una parte di essi, non di tutti: cercavano solo d'imparare.
Oggi, ho guardato le cose da un altro punto di vista: non più dal livello quotidiano "zero" ma da più in alto.
Ho visto sempre le stesse cose che si trovano giù, ma la prospettiva era diversa.
Non è una differenza da poco.
E' e n o r m e.
Dicono che la vita sia un "trial & error" continuo: si impara dalle proprie esperienze positive e negative, si ritenta se è andato male, cercando di migliorare durante le volte successive.
Non ci si dovrebbe sentire frustrati se, per qualsiasi motivo, le cose non andassero come ci si aspettasse: si è fortunati, o dotati di qualche talento speciale, se si realizzassero ... magari questo talento potrebbe chiamarsi esperienza ... chissà.
Non ci si dovrebbe neanche aspettare che qualcuno sostenga i nostri tentativi perchè è difficile, una volta abbandonata la tenera età, che qualcuno comprenda quanto bisogno di fiducia si abbia bisogno da parte degli altri: si vuole che ognuno trovi fiducia prima di tutto in sè stessi, nelle proprie capacità.
Provare e constatare che certe cose vanno (sempre) male, fa tendenzialmente cadere nella sensazione di incapacità.
Questo, scoraggia nel ritentare e riprovare.
Mi fa strano ripensare a quelle persone che ho conosciuto nel corso della mia vita, le quali ci provavano indiscriminatamente con chiunque, pur di conquistarle. Una volta, non concepivo questo modo di fare. Forse, oggi riesco a comprendere il perchè di alcuni loro atteggiamenti, almeno di una parte di essi, non di tutti: cercavano solo d'imparare.
Oggi, ho guardato le cose da un altro punto di vista: non più dal livello quotidiano "zero" ma da più in alto.
Ho visto sempre le stesse cose che si trovano giù, ma la prospettiva era diversa.
Non è una differenza da poco.
E' e n o r m e.
martedì 12 ottobre 2010
Criticità
Per esser visto come un razionale, dovrei possidere un'enorme spirito critico con cui sviluppare pensieri indipendenti.
Ebbene, non mi sembra di essere una persona dotata di un profondo spirito critico nei confronti di ciò che mi circonda.
Non mi domando i perchè, a meno che non sia accaduto qualcosa che rapisca totalmente i miei pensieri o sia qualcosa che riguardi il mio essere. Quel "quid" in più che fa la differenza, pesante, tra me ed i miei amici/colleghi.
Mi sono accorto di questa mia limitata criticità domenica sera, mentre ero in compagnia di due amici nonchè colleghi di lavoro.
"Casus" dell'interessante discussione è stata la difficoltà nel reclutare nuovo personale e siamo giunti a parlare d'incapacità del nostro dipartimento ad assumere personale straniero.
Spero di riuscire a descrivere tutto in maniera concisa e lineare.
I capi fanno fatica a reclutare nuovo personale. Sarà che hanno una soglia di aspettative altissima ma accade anche che mormorano per alcune assunzioni già fatte perchè spinti dal fare paragoni. Sembra che questi soggetti li abbiano scelti perchè costretti a portare avanti il lavoro. A questo punto della discussione, sono intervenuto io dicendo che basterebbe estendere il reclutamento all'estero per soddisfare i nostri bisogni.
Troppo semplicistica la proposta!
In linea di principio, noi siamo inquadrati come "Post-doc", cioè persone capaci di portare avanti un filone di ricerca in maniera del tutto indipendente da tutto e da tutti e tale da indicarci la carriera per diventare un futuro ricercatore. La realtà dei fatti è che noi siano "Scientist", cioè figure professionali che lavorano per un progetto già esistente, determinato e supervisionato da altri, come avviene in un'azienda privata.
Uno straniero non verrebbe mai a lavorare da noi perchè non farebbe mai le funzioni di vero "post-doc" ma di "Scientist": americani, inglesi, tedeschi e chiunque provenga da una nazione un minimo migliore dell'Italia, non accetterebbe mai una condizione del genere. Avrebbero lavoro all'estero che soddisferebbe in pieno le loro richieste, ad ogni angolo.
Per vedere uno straniero, bisognerà aspettare che il nostro dipartimento si faccia un nome, delle pubblicazioni e scopra qualcosa di estremamente importante. Solo allora, gli stranieri arriverebbero ... ed io aggiungo come opportunisti, perchè ... allora ... quando ci si mette in gioco e si scommette su se stessi e sulla nuova attività? ... un pò come ho fatto io lasciando un lavoro per un'altro, sapendo cosa mi aspetterà tra qualche anno.
I miei amici mi facevano notare il motivo per cui, da un pò di tempo a questa parte, non si fa altro che attribuire a noi ricerche fatte da altre parti, si pubblicano pezzi di articoli sui maggiori quotidiani nazionali con una frequenza tale da far ingelosire qualsiasi VIP e riceviamo e-mail (insistenti) da parte della "segretaria" affinchè le annunciassimo gli articoli pubblicati di recente da persone afferenti al dipartimento: tutte queste informazioni, saranno utilizzate dal dipartimento per farsi pubblicità ed attirare con specchietti per le allodole gli stranieri.
Vero è che gran parte di questo ragionamento è frutto di domande fatte da parte di uno dei due colleghi presenti con me ad alcuni degli anziani ... però le domande ed i perchè se li pongono!
Alla fine di tutta questa storia: non è che la mancanza di criticità possa in qualche modo influenzare la mia capacità di suscitare interessamento verso gli altri?
Ebbene, non mi sembra di essere una persona dotata di un profondo spirito critico nei confronti di ciò che mi circonda.
Non mi domando i perchè, a meno che non sia accaduto qualcosa che rapisca totalmente i miei pensieri o sia qualcosa che riguardi il mio essere. Quel "quid" in più che fa la differenza, pesante, tra me ed i miei amici/colleghi.
Mi sono accorto di questa mia limitata criticità domenica sera, mentre ero in compagnia di due amici nonchè colleghi di lavoro.
"Casus" dell'interessante discussione è stata la difficoltà nel reclutare nuovo personale e siamo giunti a parlare d'incapacità del nostro dipartimento ad assumere personale straniero.
Spero di riuscire a descrivere tutto in maniera concisa e lineare.
I capi fanno fatica a reclutare nuovo personale. Sarà che hanno una soglia di aspettative altissima ma accade anche che mormorano per alcune assunzioni già fatte perchè spinti dal fare paragoni. Sembra che questi soggetti li abbiano scelti perchè costretti a portare avanti il lavoro. A questo punto della discussione, sono intervenuto io dicendo che basterebbe estendere il reclutamento all'estero per soddisfare i nostri bisogni.
Troppo semplicistica la proposta!
In linea di principio, noi siamo inquadrati come "Post-doc", cioè persone capaci di portare avanti un filone di ricerca in maniera del tutto indipendente da tutto e da tutti e tale da indicarci la carriera per diventare un futuro ricercatore. La realtà dei fatti è che noi siano "Scientist", cioè figure professionali che lavorano per un progetto già esistente, determinato e supervisionato da altri, come avviene in un'azienda privata.
Uno straniero non verrebbe mai a lavorare da noi perchè non farebbe mai le funzioni di vero "post-doc" ma di "Scientist": americani, inglesi, tedeschi e chiunque provenga da una nazione un minimo migliore dell'Italia, non accetterebbe mai una condizione del genere. Avrebbero lavoro all'estero che soddisferebbe in pieno le loro richieste, ad ogni angolo.
Per vedere uno straniero, bisognerà aspettare che il nostro dipartimento si faccia un nome, delle pubblicazioni e scopra qualcosa di estremamente importante. Solo allora, gli stranieri arriverebbero ... ed io aggiungo come opportunisti, perchè ... allora ... quando ci si mette in gioco e si scommette su se stessi e sulla nuova attività? ... un pò come ho fatto io lasciando un lavoro per un'altro, sapendo cosa mi aspetterà tra qualche anno.
I miei amici mi facevano notare il motivo per cui, da un pò di tempo a questa parte, non si fa altro che attribuire a noi ricerche fatte da altre parti, si pubblicano pezzi di articoli sui maggiori quotidiani nazionali con una frequenza tale da far ingelosire qualsiasi VIP e riceviamo e-mail (insistenti) da parte della "segretaria" affinchè le annunciassimo gli articoli pubblicati di recente da persone afferenti al dipartimento: tutte queste informazioni, saranno utilizzate dal dipartimento per farsi pubblicità ed attirare con specchietti per le allodole gli stranieri.
Vero è che gran parte di questo ragionamento è frutto di domande fatte da parte di uno dei due colleghi presenti con me ad alcuni degli anziani ... però le domande ed i perchè se li pongono!
Alla fine di tutta questa storia: non è che la mancanza di criticità possa in qualche modo influenzare la mia capacità di suscitare interessamento verso gli altri?
sabato 2 ottobre 2010
Baci & Abbracci
Oggi, sono riuscito a dar vita ad un'idea che era nata la scorsa estate, camminando per i carrugi ed i pontili in prossimità del Porto Antico di Genova, in compagnia della mia "assassina".
L'idea è quella di fare un album fotografico con persone che si baciano, senza alcuna discriminazione.
Mi attrae moltissimo vedere le persone baciarsi: le invidio un casino, possono baciarsi senza problemi di esser scoperti, e lo fanno alla luce del giorno. Inoltre, si amano.
Sono stato un paio d'ore fermo in Piazza de Ferrari, oggi pomeriggio. Ho anche perso un paio di scatti molto importanti e bellissimi, tra due coppie, una eterosessuale e l'altra omosessuale: davvero un gran peccato non esser riuscito a immortalare quei due istanti!
Sembra, però, che oggi le persone avessero voglia di abbracciarsi: così, ho deciso di espandere la mia idea e d'includere anche quest'aspetto dell'affettività nell'ideale album che ho iniziato a creare.
Questo è il risultato di oggi: un paio di foto le trovo particolarmente belle.












L'idea è quella di fare un album fotografico con persone che si baciano, senza alcuna discriminazione.
Mi attrae moltissimo vedere le persone baciarsi: le invidio un casino, possono baciarsi senza problemi di esser scoperti, e lo fanno alla luce del giorno. Inoltre, si amano.
Sono stato un paio d'ore fermo in Piazza de Ferrari, oggi pomeriggio. Ho anche perso un paio di scatti molto importanti e bellissimi, tra due coppie, una eterosessuale e l'altra omosessuale: davvero un gran peccato non esser riuscito a immortalare quei due istanti!
Sembra, però, che oggi le persone avessero voglia di abbracciarsi: così, ho deciso di espandere la mia idea e d'includere anche quest'aspetto dell'affettività nell'ideale album che ho iniziato a creare.
Questo è il risultato di oggi: un paio di foto le trovo particolarmente belle.
venerdì 1 ottobre 2010
Razionale
So adattare il mio modo di agire e di decidere in base alle situazioni contigenti, tuttavia non concedo troppo spazio alle mie esigenze personali: per questo motivo, dovrei trovare più coraggio per mettermi in gioco: solo chi presta attenzione ai propri desideri e bisogni può raggiungere davvero la piena realizzazione in un rapporto di coppia. Dovrei ascoltare maggiormente la voce del cuore e dell'istinto, cercando anche di lasciar correre.
Le mie necessità personali non riesco a realizzarle per pura e semplice sfortuna. Non posso andare dietro a qualsiasi persona per soddisfare il mio più importante desiderio. Perciò mettersi in gioco, specialmente con le altre persone, mi risulta molto difficile e lo faccio solo nel caso in cui senta un fortissimo interesse ... e non è neanche detto! Quante persone non hanno saputo e non sapranno cosa mi suscitano!
Mi fa molto strano sapere di essere eccessivamente razionale, come se pianificassi a tavolino le esperienze che vorrei vivere di volta in volta. Purtroppo, non funziona così: magari potesse accadere che se mi comportassi in un determinato modo, le donne mi cadrebbero ai piedi! Il ragionamento logico-deduttivo non comporta arrivare al risultato ovvio e univoco: godere della persona da amare.
Ecco perchè non riesco a dare spazio al mio istinto, non ci riesco se non c'è corrispondenza di sentimenti: mi blocca, sapendo che prima o poi la relazione terminerà e mi ritorverò nuovamente punto e a capo.
Io non desidero più ricominciare sempre da zero.
Per fortuna, mi lascio trasportare ancora dal mio cuore e dalle emozioni, che continuo a sentire: per un lungo periodo, ho temuto di esser divenuto una persona di ghiaccio. So che non è così, ma so che spesso non posso comunicarle per bene.
Mi ha fatto incazzare ascoltare per la terza volta "metterci troppo la testa e di concedere più spazio alla pancia": sarà forse questo il motivo per cui non suscito interesse?
Su questo, non c'è dubbio: pari peso per autoaffermazione e tendenza a tirarmi indietro.
Le mie necessità personali non riesco a realizzarle per pura e semplice sfortuna. Non posso andare dietro a qualsiasi persona per soddisfare il mio più importante desiderio. Perciò mettersi in gioco, specialmente con le altre persone, mi risulta molto difficile e lo faccio solo nel caso in cui senta un fortissimo interesse ... e non è neanche detto! Quante persone non hanno saputo e non sapranno cosa mi suscitano!
Mi fa molto strano sapere di essere eccessivamente razionale, come se pianificassi a tavolino le esperienze che vorrei vivere di volta in volta. Purtroppo, non funziona così: magari potesse accadere che se mi comportassi in un determinato modo, le donne mi cadrebbero ai piedi! Il ragionamento logico-deduttivo non comporta arrivare al risultato ovvio e univoco: godere della persona da amare.
Ecco perchè non riesco a dare spazio al mio istinto, non ci riesco se non c'è corrispondenza di sentimenti: mi blocca, sapendo che prima o poi la relazione terminerà e mi ritorverò nuovamente punto e a capo.
Io non desidero più ricominciare sempre da zero.
Per fortuna, mi lascio trasportare ancora dal mio cuore e dalle emozioni, che continuo a sentire: per un lungo periodo, ho temuto di esser divenuto una persona di ghiaccio. So che non è così, ma so che spesso non posso comunicarle per bene.
Mi ha fatto incazzare ascoltare per la terza volta "metterci troppo la testa e di concedere più spazio alla pancia": sarà forse questo il motivo per cui non suscito interesse?
Su questo, non c'è dubbio: pari peso per autoaffermazione e tendenza a tirarmi indietro.
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