domenica 14 novembre 2010

Vecchi dialoghi

Un fine settimana all'insegna delle pulizie generali in casa, terminati poco fa con il risistemare l'insieme di cartacce che mi porto dietro da tre traslochi (intendasi città) a questa parte.
Dallo spulciare una quantità non esagerata di libri, carte di viaggi e documenti, ho ritrovato un vecchio dialogo avuto con il mio carissimo amico (nonchè padrino di cresima), Davide, che ho avuto la fortuna di conoscere durante il mio periodo ferrarese. Un dialogo che è avvenuto più di due anni e mezzo fa.
Un dialogo strettamente privato, che riguarda me come centro del discorso.
Prima di buttar via queste carte, ho pensato di voler riscrivere e tenere a memoria digitale alcuni punti più significativi.

D.: ultimamente non ti ho neanche chiesto di come procede con la psicologa, se ci sei tornato e cosa hai deciso di fare, visto che era forse l'ultima volta ...
A.: non questo lunedì, ma quello precedente, ne sono uscito un pò "anestetizzato"; infatti, l'altro giorno sono andato da lei con un pò di preoccupazione ma alla fine è stato un incontro fruttifero, ho inteso alcune cose importanti, alle quali prima non davo molta importanza anche se apparentemente le percepivo e non le applicavo nella maniera corretta. Sono un pò criptico, vero?
D.: criptico ... sei Andrea, quindi è così, ma io ho capito ciò che vuoi dire, o almeno credo ...
A.: non riguarda solo la storia con Tatiana ... si, quello ha un bel peso ma voglio gestirmi un pò meglio, probabilmente prima non lo facevo abbastanza
D.: immagino che tutto quello che viene fuori non graviti attorno a quella storia, magari quello è stato il motivo principale, ma già che ci sei ti serve a fare chiarezza, va benissimo ...
A.: probabilmente, davo per "scontato" un pò di cose, si ...
D.: l'unica cosa che mi viene da dirti, fuori dai denti, senza fare troppi giri di parole (altrimenti non sarei io!!!) è questo: non devi continuare ad andare dalla psicologa solo per riuscire a tirare fuori delle cose che hai dentro, nel senso ... è sicuramente utile ed un buon metodo iniziale, soprattutto per i risultati che sta dando, ma prima o poi "devi imparare" a farlo con le persone che hai attorno ... spero di essermi spiegato ... non per forza con me o la Linda ... ma tutte le persone che ti stanno e che senti vicine, anche per un breve lasso di tempo ... perchè, se il momento lo permette, credo che qualsiasi chiacchierata con una persona che ha voglia di ascoltarti sia importantissima ... anche se non ti conosce più di tanto ... o almeno a me capita, quindi credo possa valere per tutti ...
A.: sento però delle difficoltà oggettive, probabilmente prima di tutto è quella di esprimere pienamente le mie emozioni ed i miei sentimenti. So che non posso prendere la psicologa come l'unica persona con cui sforzarmi a fare queste cose, come anche te e la Linda, che siete le prime persone ... dovrò vedermela da solo
D.: si, così a naso è la principale ... ma visto che mediamente fai fatica ad aprirti credo sia normale ... però, anche se tu non hai tutta questa confidenza con delle persone, se hai bisogno di parlare, non devi mica partire da zero e raccontare tutto ... basta solo quel pò per farti capire ... poi, magari, se si deve creare un bel rapporto di dialogo, amicizia o quant'altro viene da se ...
A.: si, comprendo ciò che dici. E' comunque una forma di "difesa", di protezione, riesco a parlare apertamente (secondo il modo tutto personale di concepire questo termine) solo con persone di cui mi fido tantissimo. Non è un caso che questo sia avvenuto raramente finora, sono giusto poche persone
D.: sono consapevole di questo, del fatto che fai fatica ad aprirti ... però, devi cercare di farlo di più, soprattutto se non vuoi rischiare di ritrovarti nella condizione in cui eri qualche mese fà.

Per fortuna, la condizione in cui mi trovavo qualche mese fa a cui fa riferimento Davide, non l'ho più vissuta.
E' rimasta soltanto la difficoltà nell'aprirmi. Devo dire che ho fatto qualche passo in avanti, ora riesco a confidarmi di più anche con persone con cui ho un rapporto meno stretto od anche occasionale.
Mi fa strano ogni volta che mi capita: mi sembra di vivere un piccolo miracolo, qualcosa di inimmaginabile ed incredibile, senza pensare che certamente si tratta di pura quotidianità, qualcosa che avviene sempre e che io percepisco come un evento di proporzioni colossali.

Succede anche questo.
Altrimenti, non sarei Andrea.

1 commento:

Enzo ha detto...

Da questo dialogo emerge molto, moltissimo di te. E di me, incredibile a dirsi. Del rapporto con la psicoterapeuta preferirei parlare "in privato" ma ti posso dire che il lavoro di analisi può dare grandi frutti. Io in passato ero riservatissimo. Pochissime persone quelle con cui riuscivo a confidarmi. Ma anche da quelle, ho ricevuto delusioni. Aprendo un blog di fatto, ho aperto la mia anima al mondo quindi, addio riservatezza. Farlo dietro uno schermo però è un'altra cosa. Mentre di fronte a due occhi che ti guardano è un'altra. Capisco cosa voglia dire non fidarsi. Ma credimi, aprirsi, in qualunque modo tu lo faccia, aiuta, cavoli se aiuta.
Buona serata, Andrea.