In questo preciso istante di due anni fa, mi trovavo sul divano di casa in compagnia di colei che amavo.
Dopo i preparativi del pranzo, il suo arrivo a casa e la contemporanea telefonata di mio fratello lunga ben mezz'ora mentre lei soffriva l'ipoglicemia ... la consumazione del pasto a lume di candela ... il gelato ... iniziavano le confidenze più riservate.
Principalmente lei, iniziando a raccontare, come un Bignami, tutta la sua vita in 2-3 ore.
Lei,
distesa sul divano;
io,
seduto sul posto centrale, sorreggendo le sue gambe sulle mie.
Ne ricordo ancora il profumo.
Ricordo ancora tutte quelle parole.
Poi ... l'inevitabile ...
il momento che entrambi aspettavamo,
forse e probabilmente con due aspettative diversissime.
E la notte assieme, stretti sul divano
poi in camera a riprenderci dal caldo afoso in salotto.
Io che non prendevo sonno ...
avevo lei vicino e non mi sembrava vero ...
vederla dormire ...
scrutarne da vicino, a nudo, ogni centimetro della sua pelle ...
la forma dei suoi nei ...
le espressioni del viso mentre dormiva ...
che non sapeva nulla di quanto lo stessi osservando.
Questa per me è conoscenza, vera conoscenza.
QUELLA FONDAMENTALE PER ME!
Al mattino, a rifare ...
ritentare ...
nuovamente all'amore ...
la doccia assieme, lavata e ben coccolata
come nessuno lo aveva mai fatto prima in vita sua ...
ancora, nuovamente a letto ...
La colazione a due ...
l'uscita di casa scendendo assieme le scale
lasciandoci per strade differenti davanti al portone d'ingresso
sfiorando leggermente le nostre dita
con il sorriso felice in faccia.
Sorriso apparente.
Oggi sono due anni ... l' oggi passato a non ricordare troppo l'evento ma distraendomi, acquistando la mia prima auto e visitando quella che da fine mese sarà la mia nuova casa.
Ricordando l'oggi solo in questo momento che sto scrivendo.
venerdì 17 luglio 2009
venerdì 10 luglio 2009
Al lavoro
Pensavo oggi che, forse, un motivo per cui non apprezzo molto il mio lavoro è che non sento le molecole che sintetizzo come se fossero miei "figli".
Non mi prendo affatto cura dei composti una volta che li ho consegnati; mi sbatto per produrle e consegnarle pulite ma dopo non mi interesso dei risultati biologici, come invece fanno gli altri miei colleghi.
Sembra che essi vivano solo ed esclusivamente per quelle molecole; aspettano con ansia i risultati dei test e si esaltano se quei risultati sono buoni, perchè hanno fatto un'ottima scelta di reattivi. Ci sono arrivati avendo studiato e seguito passo passo la correlazione che esiste tra struttura ed attività biologica. Si dispiacciono se nel corso dei successivi test, alcuni parametri non sono come ci si aspetterebbe e si lamentano se a causa di dati particolarmente insoddisfacenti, la molecola viene definitivamente scartata.
Alcuni, si ricordano a memoria i codici di identificazione di ciascun composto.
Insomma, hanno la completa "tracciabilità" e padronanza su tutto ciò che fanno, sanno la pagella completa.
Hanno tanta passione per ciò che fanno, nonostante si lamentino di alcune condizioni lavorative poco favorevoli, come lo stipendio.
Io non ce l'ho quella passione.
Io faccio ciò che devo fare, il più delle volte calato dall'alto, ancor più faccio le stesse identiche, solite reazioni ed operazioni; poi, consegnati i prodotti finali, abbandono armi e bagagli e magari un giorno mi ricordo di andare a scoprire se qualche molecola è attiva.
Insomma, non ci trovo passione, non credo a ciò che faccio. Ecco perchè ci vado di controvoglia al lavoro, particolarmente in questo momento. Poi, a completare la ricetta, ci metto sempre quel "q. b." di complesso di inferiorità ed incapacità che non guasta mai.
Sarà perchè non sento importante per il mio benessere (che non c'è) il lavoro, l'ho davvero relegato all'ultimo posto rispetto a tanti anni fà, dove lo studio e l'attività erano le mie massime aspirazioni.
Poi, a compromettere ulteriolmente tutto, non mi trovo socialmente a mio agio in quell'ambiente di lavoro. Credo che se anche cambiassi lavoro, non mi troverei a mio agio lo stesso: cioè, è indipendente dagli altri, ma dipende solo ed esclusivamente da me e non riesco a trovare rimedio.
Una persona con la quale ho un pò più di "confidenza" mi ha suggerito che dovrei aprirmi di più, ma non ci riesco. Non so neanche cosa voglia dire aprirsi, in questo momento. Anzi, più i giorni passano, più ci penso e più mi chiudo. Non è insolito che a pranzo non dica affatto una parola e sia totalmente immerso nei miei pensieri, fuori da tutte le discussioni a cui gli altri danno vita. Capita, inoltre, che per qualche strana combinazione, in ufficio riesco a tirar fuori qualche parola e battuta, ma non un discorso articolato, coinvolgente e prolungato, come invece fanno gli altri.
Ritorno così punto e a capo ai miei problemi. Di sempre.
Non mi prendo affatto cura dei composti una volta che li ho consegnati; mi sbatto per produrle e consegnarle pulite ma dopo non mi interesso dei risultati biologici, come invece fanno gli altri miei colleghi.
Sembra che essi vivano solo ed esclusivamente per quelle molecole; aspettano con ansia i risultati dei test e si esaltano se quei risultati sono buoni, perchè hanno fatto un'ottima scelta di reattivi. Ci sono arrivati avendo studiato e seguito passo passo la correlazione che esiste tra struttura ed attività biologica. Si dispiacciono se nel corso dei successivi test, alcuni parametri non sono come ci si aspetterebbe e si lamentano se a causa di dati particolarmente insoddisfacenti, la molecola viene definitivamente scartata.
Alcuni, si ricordano a memoria i codici di identificazione di ciascun composto.
Insomma, hanno la completa "tracciabilità" e padronanza su tutto ciò che fanno, sanno la pagella completa.
Hanno tanta passione per ciò che fanno, nonostante si lamentino di alcune condizioni lavorative poco favorevoli, come lo stipendio.
Io non ce l'ho quella passione.
Io faccio ciò che devo fare, il più delle volte calato dall'alto, ancor più faccio le stesse identiche, solite reazioni ed operazioni; poi, consegnati i prodotti finali, abbandono armi e bagagli e magari un giorno mi ricordo di andare a scoprire se qualche molecola è attiva.
Insomma, non ci trovo passione, non credo a ciò che faccio. Ecco perchè ci vado di controvoglia al lavoro, particolarmente in questo momento. Poi, a completare la ricetta, ci metto sempre quel "q. b." di complesso di inferiorità ed incapacità che non guasta mai.
Sarà perchè non sento importante per il mio benessere (che non c'è) il lavoro, l'ho davvero relegato all'ultimo posto rispetto a tanti anni fà, dove lo studio e l'attività erano le mie massime aspirazioni.
Poi, a compromettere ulteriolmente tutto, non mi trovo socialmente a mio agio in quell'ambiente di lavoro. Credo che se anche cambiassi lavoro, non mi troverei a mio agio lo stesso: cioè, è indipendente dagli altri, ma dipende solo ed esclusivamente da me e non riesco a trovare rimedio.
Una persona con la quale ho un pò più di "confidenza" mi ha suggerito che dovrei aprirmi di più, ma non ci riesco. Non so neanche cosa voglia dire aprirsi, in questo momento. Anzi, più i giorni passano, più ci penso e più mi chiudo. Non è insolito che a pranzo non dica affatto una parola e sia totalmente immerso nei miei pensieri, fuori da tutte le discussioni a cui gli altri danno vita. Capita, inoltre, che per qualche strana combinazione, in ufficio riesco a tirar fuori qualche parola e battuta, ma non un discorso articolato, coinvolgente e prolungato, come invece fanno gli altri.
Ritorno così punto e a capo ai miei problemi. Di sempre.
mercoledì 8 luglio 2009
Soddisfazione sempre più in basso
Oggi è stata una giornata particolarmente nera.
Per tutta la mattinata, il mio cervello non ha fatto altro che pensare e pensare, finchè è andato completamente in tilt e, dopo pranzo, ho deciso di andarmene via dal lavoro.
Mi sono dato come scusa la stanchezza fisica, me ne sono tornato a casa e mi sono messo a dormire un paio d'ore.
Ho elaborato pensieri diversi tra loro: quanto sono severissimo con me stesso; a come mi viene difficile intraprendere un dialogo con i miei colleghi di lavoro; a come mi senta ignorante nel mio lavoro e penso di voler trovare una posizione di maggiore responsabilità che mi dia più stimoli; esser superbo nei pensieri e sentirmi inferiore nella vita; indivia; permalosità a mille.
Tutto ciò, mi ha letteralmente abbattuto. Non ho una valvola di sfogo, non ho qualcuno con cui parlare, non ho un amico con cui passare il mio tempo a trovare piacere e soddisfazione. Nonchè, distrarmi.
Non so se questo lavoro mi faccia crescere per davvero, non l'ho mai sentito come il posto in cui mi trovo a mio agio nell'attività che svolgo. Non so più se ho scelto un mestiere che mi piaccia ed ho paura degli altri lavori.
Sto regredendo, non migliorando. Questo mi deprime ancor di più e mi ferisce ancor di più. E' un gioco al massacro ciò che mi sto creando attorno e non ne trovo via d'uscita in maniera serena.
Per tutta la mattinata, il mio cervello non ha fatto altro che pensare e pensare, finchè è andato completamente in tilt e, dopo pranzo, ho deciso di andarmene via dal lavoro.
Mi sono dato come scusa la stanchezza fisica, me ne sono tornato a casa e mi sono messo a dormire un paio d'ore.
Ho elaborato pensieri diversi tra loro: quanto sono severissimo con me stesso; a come mi viene difficile intraprendere un dialogo con i miei colleghi di lavoro; a come mi senta ignorante nel mio lavoro e penso di voler trovare una posizione di maggiore responsabilità che mi dia più stimoli; esser superbo nei pensieri e sentirmi inferiore nella vita; indivia; permalosità a mille.
Tutto ciò, mi ha letteralmente abbattuto. Non ho una valvola di sfogo, non ho qualcuno con cui parlare, non ho un amico con cui passare il mio tempo a trovare piacere e soddisfazione. Nonchè, distrarmi.
Non so se questo lavoro mi faccia crescere per davvero, non l'ho mai sentito come il posto in cui mi trovo a mio agio nell'attività che svolgo. Non so più se ho scelto un mestiere che mi piaccia ed ho paura degli altri lavori.
Sto regredendo, non migliorando. Questo mi deprime ancor di più e mi ferisce ancor di più. E' un gioco al massacro ciò che mi sto creando attorno e non ne trovo via d'uscita in maniera serena.
Relazione adulta
1) Relazione sessuale, prima di tutto. Saper soddisfare bene il piacere dell'altro ed il proprio. Durare, sentire e far sentire, mettere creatività e fantasia. Se non si è imparato a fare il sesso, nessuno perdonerà mai e se non c'è affinità sessuale, puoi voler bene ed amare quanto vuoi una persona ma non ci starai mai assieme.
Come corollario, un'ottima e reciproca attrazione fisica, cura del proprio corpo e dell'apparire.
2) Relazione di benessere economico. Garantire un buon tenore di vita, aver spianato la strada per l'acquisto di beni importanti. Nessuno vuole sperare in un futuro peggiore di quello in cui vive attualmente.
3) Relazione di autonomia. L'altro non deve intralciare gli interessi dell'uno, deve lasciargli spazio, vivere in maniera autonoma come se non fosse in rapporto con altri che se stesso; badare alla propria realizzazione personale in qualsiasi attività gli piaccia. Non stare "appiccicati" come zecche.
4) Relazione sociale. Garantire divertimento, attività all'aperto, viaggi, visite, spese, benessere.
A chi interessa costruire qualcosa assieme, partendo totalmente da zero da/su tutto o sulla base di quanto effettivamente si dispone? I tempi del due cuori ed una capanna sono finiti secoli fà.
C'è ancora posto per cura, fiducia, affidamento, dialogo, emozioni, sentimenti, espressioni, oltre alle cose di su?
Come corollario, un'ottima e reciproca attrazione fisica, cura del proprio corpo e dell'apparire.
2) Relazione di benessere economico. Garantire un buon tenore di vita, aver spianato la strada per l'acquisto di beni importanti. Nessuno vuole sperare in un futuro peggiore di quello in cui vive attualmente.
3) Relazione di autonomia. L'altro non deve intralciare gli interessi dell'uno, deve lasciargli spazio, vivere in maniera autonoma come se non fosse in rapporto con altri che se stesso; badare alla propria realizzazione personale in qualsiasi attività gli piaccia. Non stare "appiccicati" come zecche.
4) Relazione sociale. Garantire divertimento, attività all'aperto, viaggi, visite, spese, benessere.
A chi interessa costruire qualcosa assieme, partendo totalmente da zero da/su tutto o sulla base di quanto effettivamente si dispone? I tempi del due cuori ed una capanna sono finiti secoli fà.
C'è ancora posto per cura, fiducia, affidamento, dialogo, emozioni, sentimenti, espressioni, oltre alle cose di su?
domenica 5 luglio 2009
30
Ieri ho trascorso ancora una volt 13 ore a far servizio di volontariato.
Non ho un modo migliore di trascorrere i fine settimana, in assenza di amici preferisco tutte queste ore di "straordinario" piuttosto che affossarmi davanti al computer a non combinare nulla di buono (l'unica cosa buona è scrivere).
Per la prima volta, ho fatto servizio con il medico a bordo, quindi ci hanno assegnato casi di una certa importanza sanitaria.
Non avevo mai avuto modo di parlare con questo medico, di trascorrere molto tempo in sua presenza.
Abbiamo fatto diversi servizi in mattinata ed altrettanti nel pomeriggio, tutti in successione. L'unico momento di riposo è stato, fortunatamente, all'ora di pranzo.
Io, essendo dovuto rimanere al centralino per l'assenza del dipendente, ho avuto modo di pranzare con calma mentre il resto della squadra era in attività per un codice rosso. Al loro ritorno, ho voluto intrattenermi con loro, sperando che si avviasse una buona conversazione.
E' stata l'occasione perchè mi venissero rivolte parecchie domande, le solite di rito, insomma: cosa faccio, se studio o se lavoro, e dove, e che tipo di lavoro svolgo, da dove provengo, dove ho studiato etc.
Chimico.
L'esame per cui la dottoressa ha preso l'unico 18 durante la sua vita universitaria, volendo far intendere che a tutti gli altri ha sempre preso 30, specificando anche che alla seduta di laurea era arrivata con la votazione di 105.
Poi, si è rivolta a me così, dopo aver risposto a tutto il resto: " Allora tu sei uno grande".
Già, sto per compiere 30 anni, oramai.
"Ah, non li dimostri per niente".
Li per li, l'ho preso come un complimento anche perchè non è la prima volta che mi viene detto che sembro più giovane di quanto effettivamente ho.
Dopo, però, la mia mente ha cominciato a formulare un mucchio di "menate mentali", ripensando anche al passato.
Non dimostro di essere una persona adulta. Chissà quanto questo abbia influito sulla mia precedente esperienza con una donna 9 anni più grande di me.
Perchè tendono a darmi meno anni di quanti ne ho effettivamente? Sarà forse per il mio aspetto fisico molto magro ed asciutto, alle spalle strette ed ai pettorali con pochissimo muscolo? Dò l'impressione di essere giovane per la mia fisicità? Anche su questo, in passato, mi era stata mossa "critica", con quelle "spalle strette" e "correre a confrontarti con Flavio". Affermazione che mi aveva spinto ad iniziare l'attività in palestra, durata da agosto 2007 ad aprile 2008 tutto d'un fiato, tutti i giorni; il motivo non era solo quelle parole ma presagivo in quel momento che qualcosa sarebbe andato molto storto nella mia vita e mi è venuto naturale sfogarmi fisicamente, picchiandoci duramente nonostante la mia magrezza. La rabbia, tuttavia, era incalcolabile.
Tendenzialmente, sono sempre stato criticato sulla mia magrezza, da tutti. La colpa è dei miei genitori che non mi hanno mai spinto a fare sport, nè mi hanno concesso di praticarlo in modo agonistico ed impegnativo. Colpevolmente perchè in passato anche i miei fratelli maggiori hanno attraversato lo stesso "problema", risolto con lo sport. Ma, anche quando ho lasciato casa, non ho trovato mai una motivazione costante nel fare attività fisica, a parte la breve parentesi cestistica di strada che ho raccontato qualche post indietro.
Alla fine, la somma di queste riflessioni mi ha fatto formulare questa ipotesi: non sono visto dalle donne perchè non sono sessualmente attraente dal punto di vista fisico? Non avrò mai visibilità se non sono "bello ed abbronzato, dato che l'aspetto fisico è importante" ?
Ho 30 anni, sono alto 1,77 m e peso 66-67 kg; non posso fare più un gran chè, non posso pretendere di allargare l'ossatura, forse posso sviluppare un pò di più i muscoli ma il mio fisico è questo e lo sarà per qualche altro anno ancora, poi con la vecchiaia o ingrasserò fino all'inverosimile oppure continuerò a smagrirmi fino a pelle ed ossa, come un anziano signore cui abbiamo prestato assistenza proprio ieri.
Non mi è mai interessato molto del mio aspetto fisico, ho pensato solo a mantenermi in salute e a trarre divertimento con le brevi attività sportive che ho fatto. Ma se questo aspetto CONCORRERA' a precludermi una relazione ADULTA ... non avrò mai speranza?
Non è un caso che concluda così il mio intervento, perchè relazione adulta sarà il successivo argomento. Voglio, cioè, dare una mia definizione in base all'osservazione di questi ultimi anni.
Non ho un modo migliore di trascorrere i fine settimana, in assenza di amici preferisco tutte queste ore di "straordinario" piuttosto che affossarmi davanti al computer a non combinare nulla di buono (l'unica cosa buona è scrivere).
Per la prima volta, ho fatto servizio con il medico a bordo, quindi ci hanno assegnato casi di una certa importanza sanitaria.
Non avevo mai avuto modo di parlare con questo medico, di trascorrere molto tempo in sua presenza.
Abbiamo fatto diversi servizi in mattinata ed altrettanti nel pomeriggio, tutti in successione. L'unico momento di riposo è stato, fortunatamente, all'ora di pranzo.
Io, essendo dovuto rimanere al centralino per l'assenza del dipendente, ho avuto modo di pranzare con calma mentre il resto della squadra era in attività per un codice rosso. Al loro ritorno, ho voluto intrattenermi con loro, sperando che si avviasse una buona conversazione.
E' stata l'occasione perchè mi venissero rivolte parecchie domande, le solite di rito, insomma: cosa faccio, se studio o se lavoro, e dove, e che tipo di lavoro svolgo, da dove provengo, dove ho studiato etc.
Chimico.
L'esame per cui la dottoressa ha preso l'unico 18 durante la sua vita universitaria, volendo far intendere che a tutti gli altri ha sempre preso 30, specificando anche che alla seduta di laurea era arrivata con la votazione di 105.
Poi, si è rivolta a me così, dopo aver risposto a tutto il resto: " Allora tu sei uno grande".
Già, sto per compiere 30 anni, oramai.
"Ah, non li dimostri per niente".
Li per li, l'ho preso come un complimento anche perchè non è la prima volta che mi viene detto che sembro più giovane di quanto effettivamente ho.
Dopo, però, la mia mente ha cominciato a formulare un mucchio di "menate mentali", ripensando anche al passato.
Non dimostro di essere una persona adulta. Chissà quanto questo abbia influito sulla mia precedente esperienza con una donna 9 anni più grande di me.
Perchè tendono a darmi meno anni di quanti ne ho effettivamente? Sarà forse per il mio aspetto fisico molto magro ed asciutto, alle spalle strette ed ai pettorali con pochissimo muscolo? Dò l'impressione di essere giovane per la mia fisicità? Anche su questo, in passato, mi era stata mossa "critica", con quelle "spalle strette" e "correre a confrontarti con Flavio". Affermazione che mi aveva spinto ad iniziare l'attività in palestra, durata da agosto 2007 ad aprile 2008 tutto d'un fiato, tutti i giorni; il motivo non era solo quelle parole ma presagivo in quel momento che qualcosa sarebbe andato molto storto nella mia vita e mi è venuto naturale sfogarmi fisicamente, picchiandoci duramente nonostante la mia magrezza. La rabbia, tuttavia, era incalcolabile.
Tendenzialmente, sono sempre stato criticato sulla mia magrezza, da tutti. La colpa è dei miei genitori che non mi hanno mai spinto a fare sport, nè mi hanno concesso di praticarlo in modo agonistico ed impegnativo. Colpevolmente perchè in passato anche i miei fratelli maggiori hanno attraversato lo stesso "problema", risolto con lo sport. Ma, anche quando ho lasciato casa, non ho trovato mai una motivazione costante nel fare attività fisica, a parte la breve parentesi cestistica di strada che ho raccontato qualche post indietro.
Alla fine, la somma di queste riflessioni mi ha fatto formulare questa ipotesi: non sono visto dalle donne perchè non sono sessualmente attraente dal punto di vista fisico? Non avrò mai visibilità se non sono "bello ed abbronzato, dato che l'aspetto fisico è importante" ?
Ho 30 anni, sono alto 1,77 m e peso 66-67 kg; non posso fare più un gran chè, non posso pretendere di allargare l'ossatura, forse posso sviluppare un pò di più i muscoli ma il mio fisico è questo e lo sarà per qualche altro anno ancora, poi con la vecchiaia o ingrasserò fino all'inverosimile oppure continuerò a smagrirmi fino a pelle ed ossa, come un anziano signore cui abbiamo prestato assistenza proprio ieri.
Non mi è mai interessato molto del mio aspetto fisico, ho pensato solo a mantenermi in salute e a trarre divertimento con le brevi attività sportive che ho fatto. Ma se questo aspetto CONCORRERA' a precludermi una relazione ADULTA ... non avrò mai speranza?
Non è un caso che concluda così il mio intervento, perchè relazione adulta sarà il successivo argomento. Voglio, cioè, dare una mia definizione in base all'osservazione di questi ultimi anni.
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