Chi mi ha tolto la paura della conversazione è stato il prepararsi ad uscire.
Tanto timore nel premere quel tasto, tanto "sollievo" nel non avviare la conversazione.
Fottutissima stranezza.
Come sono impaurito di fronte a situazioni che desidero sperimentare ma che non sono solito vivere.
La cosa buffa è che mi rendo spaventosamente conto di quali siano i miei blocchi eppure non riesco a controllarli e superarli.
Non mi sembra piacevole vivere in questo modo. Non mi permette di essere libero, di esprimere ancora una volta le mie emozioni ed i sentiementi verso altri con la paura di non "esser capito" o, peggio ancora, "deriso".
Già, deriso. A ripensarci bene, mi sa che in tante situazioni della mia vita mi sono sentito in imbarazzo per questo distorto modo di percepire le sensazioni altrui.
Penso che proprio il motivo per cui un'infinità di volte non seguo il mio istinto è proprio dovuto all'alta probabilità di sentirmi deriso. Anche quando ho la certezza assoluta nel rispondere ad una domanda/affermazione, il più delle volte non parlo. Poi, capita di mangiarmi le mani per l'occasione persa.
Avevo imparato a non dare troppa importanza alla "critica" degli altri, giustificandola con la naturale diversità di vedute e di opinione, rispettando l'altro. Quando la faccenda diventa troppo personale ed intima, mi faccio prevaricare dall'ipotetico giudizio altrui, immaginando di considerarmi come un poveraccio, nella migliore delle ipotesi.
Questo lato del mio carattere sarà durissimo a morire, lo vedo come un'ostacolo enorme, un iceberg, di cui la punta rappresenta solo il niente della massa totale da scongelare.
Così, non farò altro che continuare a indurire il cuore verso gli altri e verso me, principalmente. Sarà difficile usare una comune fonte di calore per liquefarlo; dovrò andare direttamente di altoforno, sempre che funzioni.
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