Stavo rincasando dal lavoro poco fa, sotto la pioggia, non avendo l'ombrello.
Lo stesso è accaduto venerdì.
Non mi spaventa affatto bagnarmi, nè temo i giudizi delle persone che mi vedono bagnarmi. Ci sono abituato fin dai tempi in cui, al liceo, ritornavo a casa con la vespa, inzuppandomi fino al midollo.
Uno, perchè è solo acqua; due, perchè tanto rientro a casa, quindi posso farmi una doccia e mettermi su qualcosa di asciutto. Il resto, non importa.
Poi, è molto piacevole.
E stasera, ritornando a casa appunto sotto la pioggia, mi è ritornata in mente una vecchia canzone di Niccolò Fabi, canzone che adoro. Ho ripensato a tutto il testo, ricantandolo e riflettendo sulle parole:
Non ho visto nessuno
andare incontro a un calcio in faccia
con la tua calma, indifferenza
sembra quasi che ti piaccia
camminare nella pioggia
ti fa sentire più importante
perché stare male è più nobile per te
ricordati che c'è
differenza tra l'amore e il pianto
fatti un regalo almeno ogni tanto e poi se puoi
fai finta che è normale
non riuscire a stare più con me
cerca un modo per difenderti
una ragione per pensare a te
la vita può cambiare in un momento
mi fa paura e anche se
il pavimento del paradiso sei per me…
fai finta che è normale
non riuscire a stare più con me
c'è soltanto un modo per riprendersi
lasciarsi un giorno e poi dimenticarsi…
e qual è il grado di dolore
che riesci a sopportare
prima di fermare l'esecuzione
e chiedere soccorso a me
che non ti do
un motivo ancora per restare
nella storia di una storia che non c'è.
fai finta che è normale
non riuscire a stare più con me
cerca un modo per difenderti una ragione per pensare a te
lasciarsi un giorno
lasciarsi un giorno a roma
un giorno lasciarsi
e poi dimenticarsi
lasciarsi un giorno
lasciarsi un giorno a roma
un giorno a roma
lasciarsi e poi dimenticarsi
Ho ritrovato tutto il mio attuale (nonchè pregresso) stato d'animo, descritto in maniera perfetta.
In più, qualcosa a cui non spero, o credo, più.
lunedì 29 giugno 2009
giovedì 18 giugno 2009
Tiro da 3
Facendo volontariato, avrei occasione di conoscere un mucchio di gente.
Il problema è che non ci riesco, mi sento bloccato e così impiego dieci volte di più a sciogliermi.
E' successo alla finale di pallacanestro tra Siena e Milano. Una "collega" delle mie stesse origini era sempre li a chiedermi come andava, a chiamarmi, perchè mi vedeva troppo serio. In effetti, lo ero. Estremamente taciturno. Come anche in sede, quando si è in attesa di intervenire.
Durante quella partita, un giocatore mensanino ha lanciato la palla a canestro dalla distanza, segnando tre punti. Come sempre, ogni qual volta un tiro così va a punti, il pubblico esplode. In effetti, è apprezzabilissimo. Non so perchè ma quel tiro mi ha spinto indietro di 15 anni, riportandomi al primo anno di liceo quando, volendo emulare uno dei miei fratelli maggiori con il passato da giocatore, mi iscrissi hai campionati studenteschi. Ero una schiappa, non ero atleticamente a mio agio, non sapevo coordinarmi con la palla, non avevo la forza fisica. Eppure, nonostante le delusioni, continuavo ad allenarmi con la squadra, pur con tutti i complessi di inferiorità. Siamo arrivati alla fase finale regionale e quel giorno, non so perchè, ero particolarmente "furia" ed in formissima. Ispirato, psicologicamente pronto a giocare. Stranissimo. Ed infatti, durante gli allenamenti, lancia la palla dalla linea dei tre punti ed andai a canestro. Io ero stupefatto, anche se mi sentivo veramente in formissima e pronto; ancora di più, i miei compagni e l'allenatore, che non mi avevano visto mai in quella condizione, e ricordo ancora bene gli applausi ed i complimenti. Fu il mio primo tiro da tre.
Quella partita, poi, non si giocò mai perchè essendo giunti sul campo di gara in ritardo, la squadra in casa optò per la vittoria a tavolino.
Un giorno che ero in forma e non ho neanche potuto godermelo!
Decisi in seguito che non era cosa per me lo sport, mi sentivo troppo inferiore.
Anni più tardi, dopo la laurea, tra la fine del 2003 e la prima metà del 2004, per uno strano coinvolgimento che non voglio descrivere, ritornai su quei campetti e ci stetti tutti i giorni per diversi mesi, fin quasi la mia partenza per la mia città d'adozione. Giocavo da solo all'inizio, poi conobbi un gruppetto di dodicenni con i quali trascorsi tantissimi pomeriggi assieme a giocare, a sfidarci, sempre nella condizione psicologica di inferiorità perchè loro erano bravi ed agili, sapevano portare e giocare con la palla mentre io no. Uno di quei ragazzi è nella foto in alto.
Capitò ancora una volta di fare un tiro da tre; capitò anche di mettere a canestro per dieci volte di fila la palla dalla lunetta, davvero incredibile. Anche quel giorno ero sbloccato con la mente.
Ecco come mi sento in questo momento. Sto aspettando il mio tiro da tre punti, che mi permetta di centrare un obiettivo importante per la mia vita personale (non lavorativa), che mi dia enorme soddisfazione e che mi rimetta il piacere di vivere, che oramai ho nuovamente perso. Quel tiro da tre che mi ridia felicità, non mi faccia sentire inferiore, che mi sblocchi ancora una volta.
Carico troppo di aspettative questo tiro?
Il problema è che non ci riesco, mi sento bloccato e così impiego dieci volte di più a sciogliermi.
E' successo alla finale di pallacanestro tra Siena e Milano. Una "collega" delle mie stesse origini era sempre li a chiedermi come andava, a chiamarmi, perchè mi vedeva troppo serio. In effetti, lo ero. Estremamente taciturno. Come anche in sede, quando si è in attesa di intervenire.
Durante quella partita, un giocatore mensanino ha lanciato la palla a canestro dalla distanza, segnando tre punti. Come sempre, ogni qual volta un tiro così va a punti, il pubblico esplode. In effetti, è apprezzabilissimo. Non so perchè ma quel tiro mi ha spinto indietro di 15 anni, riportandomi al primo anno di liceo quando, volendo emulare uno dei miei fratelli maggiori con il passato da giocatore, mi iscrissi hai campionati studenteschi. Ero una schiappa, non ero atleticamente a mio agio, non sapevo coordinarmi con la palla, non avevo la forza fisica. Eppure, nonostante le delusioni, continuavo ad allenarmi con la squadra, pur con tutti i complessi di inferiorità. Siamo arrivati alla fase finale regionale e quel giorno, non so perchè, ero particolarmente "furia" ed in formissima. Ispirato, psicologicamente pronto a giocare. Stranissimo. Ed infatti, durante gli allenamenti, lancia la palla dalla linea dei tre punti ed andai a canestro. Io ero stupefatto, anche se mi sentivo veramente in formissima e pronto; ancora di più, i miei compagni e l'allenatore, che non mi avevano visto mai in quella condizione, e ricordo ancora bene gli applausi ed i complimenti. Fu il mio primo tiro da tre.
Quella partita, poi, non si giocò mai perchè essendo giunti sul campo di gara in ritardo, la squadra in casa optò per la vittoria a tavolino.
Un giorno che ero in forma e non ho neanche potuto godermelo!
Decisi in seguito che non era cosa per me lo sport, mi sentivo troppo inferiore.
Anni più tardi, dopo la laurea, tra la fine del 2003 e la prima metà del 2004, per uno strano coinvolgimento che non voglio descrivere, ritornai su quei campetti e ci stetti tutti i giorni per diversi mesi, fin quasi la mia partenza per la mia città d'adozione. Giocavo da solo all'inizio, poi conobbi un gruppetto di dodicenni con i quali trascorsi tantissimi pomeriggi assieme a giocare, a sfidarci, sempre nella condizione psicologica di inferiorità perchè loro erano bravi ed agili, sapevano portare e giocare con la palla mentre io no. Uno di quei ragazzi è nella foto in alto.
Capitò ancora una volta di fare un tiro da tre; capitò anche di mettere a canestro per dieci volte di fila la palla dalla lunetta, davvero incredibile. Anche quel giorno ero sbloccato con la mente.
Ecco come mi sento in questo momento. Sto aspettando il mio tiro da tre punti, che mi permetta di centrare un obiettivo importante per la mia vita personale (non lavorativa), che mi dia enorme soddisfazione e che mi rimetta il piacere di vivere, che oramai ho nuovamente perso. Quel tiro da tre che mi ridia felicità, non mi faccia sentire inferiore, che mi sblocchi ancora una volta.
Carico troppo di aspettative questo tiro?
Research e Family Day
Sei mesi fa avevo parlato di come un'azienda funzioni allo stesso modo di un'orchestra. Fu l'occasione dell' incontro annuale aziendale.
Oggi, ancora una volta, c'è stato il meeting di metà anno.
Alcune parole e frasi sono rimaste ridondanti nella testa. Per le troppe volte che sono state affermate, per non credere a quelle parole.
Bisogna raggungere il successo ... il successo siamo noi ... noi siamo il valore dell'azienda ... la persona è al centro di tutto ... un'azienda non è una democrazia ... la democrazia sta fuori.
Successo. Sarà stata la parola più pronunciata, oggi. Una piccola società di 148 persone, di cui 100 ricercatori, che si atteggia a grande società farmaceutica, pur non sapendosi sostentare con le proprie forze economiche, ma avendo alle spalle una banca che sgancia quattrini. Onorevole l'idea di tagliare il cordone ombelicale da essa, ma fintanto che non si trovi un farmaco da commercializzare credo che si dovrebbe volare un tantino basso.
"Noi dobbiamo contribuire al successo. Noi, siamo il successo di quest'azienda, nonchè il suo valore".
Peccato, però, che come nella vita, puoi comunque suggerire le tue idee ma al 95% delle volte non vieni considerato. E comunque, lo fanno per permettere la nostra crescita ... o sbaglio?
Non ho la percezione positiva di tutte quelle parole dette. Davvero, mi sa solo che ci vogliono ingannare psicologicamente, farci credere che tutto sta andando per il verso giusto, convincerci che tutto andrà per il verso giusto e che noi siamo "diversi", "migliori" dagli altri perchè "con i nostri valori ci facciamo riconoscere nel mondo".
Ma valà ...
Mi sembrava un'assemblea di plagio collettivo.
Ma a parte questo, ciò che caratterizzava questa giornata era l'apertura agli estranei delle porte della società. Chiunque poteva portare famiglia, parenti e/o amici a visitare il nostro luogo di lavoro.
E' stato bello vedere l'azienda in maniera informale, con bimbi di tutte le età, come le persone, muoversi per i corridoi ed i piani, venire incuriositi a visitare gli esperimenti allestiti per loro e rimanere divertiti, con qualche bimbo spaventato ed addirittura in preda al pianto perchè voleva far da se gli esperimenti!
E' stato però tagliente vedere che la stragrande maggioranza dei dipendenti ha portato qualcuno, mentre io non avevo nessuno.
E' strano, ci pensavo poco prima, una volta ai tempi dell'università desideravo non avere nessuno dei parenti con me in occasioni importanti, come la laurea. Desideravo solo la presenza degli amici. Dopo il mio trasferimento a Ferrara, avendo compreso molti aspetti del mio carattere, desideravo avere qualcuno vicino a me ... finchè non ho cominciato a star male e a rinchiudermi nuovamente in me stesso, come nel passato remoto. Desideravo rimanere solo, avere magari solo le due persone più confidenziali vicino a me, come è stato nel giorno del mio dottorato ... oltre a desiderare principalmente la presenza di qualcuno che mi fosse affettivamente legato, non essendo possibile.
Oggi, desideravo veramente avere qualcuno con me. Ma, non avendo amici, non potevo invitarne; non avendo parenti vicino, non potevo invitarne; non avendo una donna vicino, non potevo invitarla.
Così, alla fine della parte ludica con gli esperimenti, mentre tutti scendevano giù in giardino per il rinfresco, io mi sono ritirato verso casa. Mi sarei sentito profondamente in disagio a stare in mezzo a così tanta gente senza avere nessun confidente vicino.
Qualcuno mi rimprovererà un giorno di aver perso un'occasione per stare assieme ai miei colleghi e conoscere nuove persone; ho solo seguito le mie emozioni che mi dicevano di stare lontano, di non sentirmi a disagio in mezzo a tanta gente.
Che era meglio ritirarsi nella mia solitudine.
Oggi, ancora una volta, c'è stato il meeting di metà anno.
Alcune parole e frasi sono rimaste ridondanti nella testa. Per le troppe volte che sono state affermate, per non credere a quelle parole.
Bisogna raggungere il successo ... il successo siamo noi ... noi siamo il valore dell'azienda ... la persona è al centro di tutto ... un'azienda non è una democrazia ... la democrazia sta fuori.
Successo. Sarà stata la parola più pronunciata, oggi. Una piccola società di 148 persone, di cui 100 ricercatori, che si atteggia a grande società farmaceutica, pur non sapendosi sostentare con le proprie forze economiche, ma avendo alle spalle una banca che sgancia quattrini. Onorevole l'idea di tagliare il cordone ombelicale da essa, ma fintanto che non si trovi un farmaco da commercializzare credo che si dovrebbe volare un tantino basso.
"Noi dobbiamo contribuire al successo. Noi, siamo il successo di quest'azienda, nonchè il suo valore".
Peccato, però, che come nella vita, puoi comunque suggerire le tue idee ma al 95% delle volte non vieni considerato. E comunque, lo fanno per permettere la nostra crescita ... o sbaglio?
Non ho la percezione positiva di tutte quelle parole dette. Davvero, mi sa solo che ci vogliono ingannare psicologicamente, farci credere che tutto sta andando per il verso giusto, convincerci che tutto andrà per il verso giusto e che noi siamo "diversi", "migliori" dagli altri perchè "con i nostri valori ci facciamo riconoscere nel mondo".
Ma valà ...
Mi sembrava un'assemblea di plagio collettivo.
Ma a parte questo, ciò che caratterizzava questa giornata era l'apertura agli estranei delle porte della società. Chiunque poteva portare famiglia, parenti e/o amici a visitare il nostro luogo di lavoro.
E' stato bello vedere l'azienda in maniera informale, con bimbi di tutte le età, come le persone, muoversi per i corridoi ed i piani, venire incuriositi a visitare gli esperimenti allestiti per loro e rimanere divertiti, con qualche bimbo spaventato ed addirittura in preda al pianto perchè voleva far da se gli esperimenti!
E' stato però tagliente vedere che la stragrande maggioranza dei dipendenti ha portato qualcuno, mentre io non avevo nessuno.
E' strano, ci pensavo poco prima, una volta ai tempi dell'università desideravo non avere nessuno dei parenti con me in occasioni importanti, come la laurea. Desideravo solo la presenza degli amici. Dopo il mio trasferimento a Ferrara, avendo compreso molti aspetti del mio carattere, desideravo avere qualcuno vicino a me ... finchè non ho cominciato a star male e a rinchiudermi nuovamente in me stesso, come nel passato remoto. Desideravo rimanere solo, avere magari solo le due persone più confidenziali vicino a me, come è stato nel giorno del mio dottorato ... oltre a desiderare principalmente la presenza di qualcuno che mi fosse affettivamente legato, non essendo possibile.
Oggi, desideravo veramente avere qualcuno con me. Ma, non avendo amici, non potevo invitarne; non avendo parenti vicino, non potevo invitarne; non avendo una donna vicino, non potevo invitarla.
Così, alla fine della parte ludica con gli esperimenti, mentre tutti scendevano giù in giardino per il rinfresco, io mi sono ritirato verso casa. Mi sarei sentito profondamente in disagio a stare in mezzo a così tanta gente senza avere nessun confidente vicino.
Qualcuno mi rimprovererà un giorno di aver perso un'occasione per stare assieme ai miei colleghi e conoscere nuove persone; ho solo seguito le mie emozioni che mi dicevano di stare lontano, di non sentirmi a disagio in mezzo a tanta gente.
Che era meglio ritirarsi nella mia solitudine.
giovedì 11 giugno 2009
Gli altri hanno sempre ragione: questo è il dato di fatto

Ecco un esempio concreto di come mi basti pochissimo affinchè le persone mi rovinino la giornata e mi uccidano sempre più dentro.
Mi sono sempre chiesto se sono sempre io a cercarmi certe situazioni, se davvero non capisco nulla, se gli altri sono sempre più bravi di me.
Magari avessi trovato mai risposta!
Alla fine, mi convinco sempre che gli altri siano migliori di me e che abbiano sempre ragione, ed io mai. Parto sempre da questo presupposto quando mi trovo in situazioni nuove, in concorsi, dove c'è sempre interazione con tanti altri. Tanto, si verifica sempre questo.
A fine aprile, ho presentato alla mia azienda il modello 730 per detrarre dalle tasse un mucchio di spese sanitarie, alcune donazioni effettuate e l'affitto. Avevo deciso di provare a compilare da me il modello, essendo anche la prima volta in assoluto. Pensavo che non era nulla di complicato: è un documento che viene rilasciato a tutta la popolazione, perciò doveva essere qualcosa di estremamente semplice da compilare.
Non è superiorità la mia, penso che sia così e basta.
Mi sono informato anche a dovere sul sito dell'Agenzia delle Entrate per sapere quali documenti allegare alla dichiarazione ed ho letto testualmente: "Vi sono, infine, alcuni dati per i quali non è necessario esibire la relativa documentazione: ad esempio, i certificati catastali relativi ai terreni e ai fabbricati posseduti, i contratti di locazione stipulati e altri documenti relativi alle detrazioni soggettive spettanti."
Bene, c'era scritto che il contratto di locazione non doveva essere presentato alla domanda. Pensavo io che, essendo già registrato presso l'agenzia, potessero subito verificare la veridicità della mia dichiarazione. Così, ho pensato e deciso di non allegarlo. Ho consegnato la domanda ed adesso aspetto l'arrivo di luglio per conteggiare quanto mi rimborseranno.
Oggi, arriva una e-mail da parte della nostra responsabile alle risorse umane in cui mi viene chiesto urgentemente una copia del contratto. Il consulente aziendale, infatti, scrive: "Sollecita una pronta risposta eventualmente anche di rinuncia alla detrazione oppure fammi mandare i documenti per e-mail mi stanno pressando grazie".
Mi stanno pressando. E' proprio come mi sono sentito io alla lettura di questa e-mail.
Io rispondo subito così:
"Cristina:
io non ho allegato copia del contratto di locazione nella mia dichiarazione dei redditi 2009 perche’ cosi’ e’ previsto, secondo quanto e’ anche riportato sul sito dell’Agenzia delle Entrate, di cui ti do il collegamento:
http://www.agenziaentrate.it/ilwwcm/connect/Nsi/Documentazione/Adempimenti+cosa+fare+per/Archivio+adempimenti+scaduti/Consegna+del+730+sostituto+imposta/#sostituto
io non ho allegato copia del contratto di locazione nella mia dichiarazione dei redditi 2009 perche’ cosi’ e’ previsto, secondo quanto e’ anche riportato sul sito dell’Agenzia delle Entrate, di cui ti do il collegamento:
http://www.agenziaentrate.it/ilwwcm/connect/Nsi/Documentazione/Adempimenti+cosa+fare+per/Archivio+adempimenti+scaduti/Consegna+del+730+sostituto+imposta/#sostituto
Nel file allegato alla e-mail, c’e’ semplicemente lo stralcio, evidenziato.
Comunque, se ritieni piu’ utile e veloce avere anche una copia del contratto, dimmi se e’ necessario inviartelo oggi o posso anche domattina."
Comunque, se ritieni piu’ utile e veloce avere anche una copia del contratto, dimmi se e’ necessario inviartelo oggi o posso anche domattina."
Perchè mi sentivo pressato per una così semplice richiesta??
Eccolo su scritto il motivo.
Mi dovevo giustificare per una cosa che è riportata ufficialmente sul sito, sito dedicato proprio al "cosa fare per".
Mi dovevo presentare ancora una volta come il saputello di turno, che dell'argomento non sa nulla e che pretende di essere superiore, sapendo che tanto mi avrebbero risposto picche e che la copia avrei dovuto mandargliela lo stesso.
Così, mi sarei sentito ancora una volta come una persona superiore ma che in realtà non sa e non capisce cosa sta leggendo. Esattamente come la stragrande maggioranza delle persone che mi hanno circondato nella vita, che mi hanno giudicato, a partire dalla famiglia per arrivare a molti amici e finendo con lei, che un bel giorno mi dice che io non ho capito assolutamente nulla di ciò di cui aveva bisogno.
Sono sempre io a non capire?
Ecco la risposta del consulente, difatti:
"Il paragrafo da Lei esibito si riferisce alle locazioni che costituiscono un reddito e non a quelle da portare in detrazione; il CAF mi ha chiesto i documenti in giornata veda quello che può fare non dipende da me."
E la mia collega di lavoro: " Sembra che lo richiedano, se non ti dispiace".
Devo riportare questo per dire tutta la verità. Ho riletto tutto per bene e nella pagina c'è scritto:
Presentazione al sostituto di imposta
Al sostituto d’imposta non deve essere esibita la documentazione tributaria relativa alla dichiarazione, che il contribuente dovrà tuttavia conservare fino al 31 dicembre del quarto anno successivo alla presentazione della dichiarazione.
Presentazione al CAF o al professionista abilitato
Il contribuente deve sempre esibire al CAF o al professionista la documentazione necessaria per permettere la verifica della conformità dei dati esposti nella dichiarazione.
Ma anche:
Documentazione da presentare
Prima di recarsi dal CAF o dal professionista abilitato il contribuente deve aver cura di recuperare i documenti relativi a ritenute, oneri deducibili e detraibili, versamenti, eccedenze di imposta.
...
Vi sono, infine, alcuni dati per i quali non è necessario esibire la relativa documentazione: ad esempio, i certificati catastali relativi ai terreni e ai fabbricati posseduti, i contratti di locazione stipulati e altri documenti relativi alle detrazioni soggettive spettanti.
Ancora una volta, quindi, una smentita sulle mie presunte capacità di capire qualcosa.
Ancora una volta.
Ancora una volta, mi hanno fatto sentire piccolissimo, stupido, incapace di tutto.
Non ho più insistito, sono uscito dal lavoro, ho fatto quelle dannate copie e le ho inviate al consulente per posta elettronica. Tanto, avrei solo continuato a scavarmi la fossa con le mie stesse mani, a peggiorare la situazione.
Ho riletto nuovamente il sito web, dove non c'è assolutamente scritto che si riferisce a chi percepisce il reddito da locazione (anche perchè si è nel paragrafo relativo alle detrazioni), ho perfino ricercato il significato della parola "stipulare" nell'intento di trovare se il verbo, giuridicamente, si riferisse solo al locatore. Avevo pensato di chiamare anche all'Agenzia per avere conferma.
C'è scritto quanto dicono loro ma anche quanto dico io.
Reagisco sempre così in queste situazioni, tento di verificare nuovamente tutto proprio perchè sono solito passare per queste situazioni e da un pò di tempo non faccio più nulla se prima non ho la certezza. (Inciso: per questo ho aspettato a baciarla, finchè non avevo la certezza di cosa provasse per me).
Ma tanto so che quella telefonata all'Agenzia non l'avrei mai fatta perchè non avrei sopportato un'altra negazione.
Non ho trovato neanche nella compilazione di uno stupido modello una soddisfazione personale per avercela fatta da solo, perchè qualcuno è intervenuto dall'esterno.
Ho percepito quest'intervento in modo negativo piuttosto che come un suggerimento. Mi sembra di non esser stato ascoltato ancora una volta, perchè c'è scritto quanto sostenevo.
Io avevo seguito passo passo tutto ciò che mi veniva detto dalle istruzioni.
Vuol dire che non capisco neanche le istruzioni, adesso?
Ecco, una cosa così stupida per me è stato motivo di abbattimento fortissimo, oggi. Ed in tante altre occasioni passate.
Come faccio ad essere assertivo e portare avanti le mie idee basandomi su documentazioni, fatti e dati oggettivi se poi si presentano sempre situazioni così ambigue? Ecco che alla fine gli altri hanno sempre ragione.
venerdì 5 giugno 2009
Basta poco, che ce vò? ...
... a rovinare un'intera giornata.
Tirocinio di emergenza. Finalmente, dopo esser passato a volontario effettivo nei servizi ordinari e ad aver superato l'esame finale del corso avanzato, ho iniziato il tirocinio di emergenza per il servizio al 118.
Pochi interventi e, per fortuna, di poco rilievo. Solo martedi sera, poco prima della fine del mio turno, è arrivata una chiamata con codice giallo.
La squadra è pronta ed è costituita dalla formatrice che ha tenuto il corso e da uno dei miei tutor.
Nel mese di giugno, non essendoci l'assistenza del medico a bordo, si ha il supporto dell'auto medica.
Siamo arrivati a casa dell'assistita. Io ho caricato sulle spalle lo zaino con tutto l'occorrente e la bombola d'ossigeno, pronto a salire al piano superiore della casa.
In attesa del medico, avevamo posizionato i tre elettrodi e stampato i tracciati. Su questa sequenza, mi sentivo alquanto sicuro perchè le volte precedenti, chi era con me mi aveva lasciato fare, seguendomi da vicino.
Dopo poco, è arrivato il medico.
Una sommaria visita, poi ha deciso di infondere una flebo e mi ha chiesto di preparargliela, essendo un tirocinante ed essendo la situazione poco critica.
Lo era, un pò, per me.
Intanto, mettere mano allo zaino è stato difficile; non impossibile, ma difficile. Avevo in mente dove poter trovare le cose necessarie, tipo l'agocannula, il rubinetto, la fisiologica e il deflussore. Ma c'erano due tipi di deflussori: quale prendere? Ho scelto io, in base a quanto avevo visto al corso.
Sapevo anche come si inseriva il deflussore nella fisiologica: in effetti, era una semplicissima operazione ma essendo la prima volta che la facevo, pensavo che sarebbe stato più opportuno che uno dei senior mi seguisse. Ma ... non trovando nessuno di loro a seguirmi ... ho lasciato tutto sul letto ed ho aspettato che l'infermiera del 118 si adoperasse a prepararla.
Tutto poteva sembrare un'azione lenta, ma in verità mi sono sentito investire dalle richieste. Non era solo la fisiologica l'unica richiesta: bisognava passare un ago all'infermiera perchè trovasse la vena, quindi vai a trovare il colore giusto dell'ago; poi, un laccio emostatico per l'infermiera; poi, avendo l'infermiera difficoltà a trovare la vena, le stesse richieste di ago e laccio venivano dal medico.
E me la sono cavata da solo.
Già solo per questo, mi ero sentito soddisfatto perchè con difficoltà ero riuscito a trovare tutto e a passarle avanti. Senza essere seguito da nessuno dei due senior.
Alla fine, la paziente è stata trasportata in ospedale per ulteriori accertamenti.
Nel tragitto, il medico chiacchierava del più e del meno con i due; io, a farmi i fatti miei, anche perchè non sapevo che dire.
Ad un certo punto, il medico si è girata e mi ha detto: " Sai, sull'ambulanza si passa il tempo parlando del più e del meno, non preoccuparti ". "Si, si, non c'è problema!", io in risposta.
Passiamo al dopo.
Abbiamo lasciato la paziente in ospedale e siamo rientrati in sede. Abbiamo quindi cenato. Poi, siamo partiti tutti assieme per far gasolio. Poco prima di arrivare al distributore, la formatrice, rivolgendosi a me, mi ha detto qualcosa come "sei stato fortunato ad aver trovato la dottoressa in forma come era questa sera, ti ha perfino fatto preparare la fisiologica; se te la giochi così con lei, entrerai nelle sue grazie!".
Io: "io non ho preparato la fisiologica, ho solo preso il necessario e li ho adagiati sul letto; è stata l'infermiera a prepararla. Non voglio ammazzare di embolia la prima persona a cui devo preparare la fisiologica".
Tutti si sono voltati verso di me. Non credevano a quanto avevo detto. Mi chiedevano il perchè di questo gesto. Non riuscivano a capacitarsi di questo mio comportamento. Erano convinti che l'avessi preparata io quella fisiologica, non avendomi visto e seguito.
Anzi, mi avevano lasciato completamente solo nel gestire tutte quelle richieste.
Che c'era poi di sbagliato, non lo so. Mi sono proposto (prima di fare troppo il saputello come mi viene sempre mosso contro) di osservare ed imparare bene il da farsi sul campo. Così mi sono comportato in quell'occasione, perchè non mi sentivo del tutto sicuro nel compiere quel gesto semplicissimo di collegare la sacca della fisiologica al deflussore.
" Ma come? non hai mai preparato la fisiologica? non l'hai mai fatto al corso? perchè non ci hai chiesto aiuto? noi eravamo li apposta per darti una mano"
Perchè non mi avete chiesto se avevo bisogno di aiuto, sapendo che sono un tirocinante? Mi sembrava che foste troppo impeganti per seguirmi.
E' bastato questo per rovinarmi la serata, per farmi sentire un deficiente; giudicato da persone che hanno almeno 10 anni di esperienza, contro 4 giorni dall'inizio del mio praticantato.
Passi che mi sono sentito solo; mi ha tanto ferito il sentirmi giudicato negativamente.
E così, pure quella piccola soddisfazione di aver avuto intuito nel trovare il necessario dentro allo zaino, non è stato sufficiente a risollevarmi il morale. La serata, ed anche i giorni a seguire, ormai erano guastati.
Tirocinio di emergenza. Finalmente, dopo esser passato a volontario effettivo nei servizi ordinari e ad aver superato l'esame finale del corso avanzato, ho iniziato il tirocinio di emergenza per il servizio al 118.
Pochi interventi e, per fortuna, di poco rilievo. Solo martedi sera, poco prima della fine del mio turno, è arrivata una chiamata con codice giallo.
La squadra è pronta ed è costituita dalla formatrice che ha tenuto il corso e da uno dei miei tutor.
Nel mese di giugno, non essendoci l'assistenza del medico a bordo, si ha il supporto dell'auto medica.
Siamo arrivati a casa dell'assistita. Io ho caricato sulle spalle lo zaino con tutto l'occorrente e la bombola d'ossigeno, pronto a salire al piano superiore della casa.
In attesa del medico, avevamo posizionato i tre elettrodi e stampato i tracciati. Su questa sequenza, mi sentivo alquanto sicuro perchè le volte precedenti, chi era con me mi aveva lasciato fare, seguendomi da vicino.
Dopo poco, è arrivato il medico.
Una sommaria visita, poi ha deciso di infondere una flebo e mi ha chiesto di preparargliela, essendo un tirocinante ed essendo la situazione poco critica.
Lo era, un pò, per me.
Intanto, mettere mano allo zaino è stato difficile; non impossibile, ma difficile. Avevo in mente dove poter trovare le cose necessarie, tipo l'agocannula, il rubinetto, la fisiologica e il deflussore. Ma c'erano due tipi di deflussori: quale prendere? Ho scelto io, in base a quanto avevo visto al corso.
Sapevo anche come si inseriva il deflussore nella fisiologica: in effetti, era una semplicissima operazione ma essendo la prima volta che la facevo, pensavo che sarebbe stato più opportuno che uno dei senior mi seguisse. Ma ... non trovando nessuno di loro a seguirmi ... ho lasciato tutto sul letto ed ho aspettato che l'infermiera del 118 si adoperasse a prepararla.
Tutto poteva sembrare un'azione lenta, ma in verità mi sono sentito investire dalle richieste. Non era solo la fisiologica l'unica richiesta: bisognava passare un ago all'infermiera perchè trovasse la vena, quindi vai a trovare il colore giusto dell'ago; poi, un laccio emostatico per l'infermiera; poi, avendo l'infermiera difficoltà a trovare la vena, le stesse richieste di ago e laccio venivano dal medico.
E me la sono cavata da solo.
Già solo per questo, mi ero sentito soddisfatto perchè con difficoltà ero riuscito a trovare tutto e a passarle avanti. Senza essere seguito da nessuno dei due senior.
Alla fine, la paziente è stata trasportata in ospedale per ulteriori accertamenti.
Nel tragitto, il medico chiacchierava del più e del meno con i due; io, a farmi i fatti miei, anche perchè non sapevo che dire.
Ad un certo punto, il medico si è girata e mi ha detto: " Sai, sull'ambulanza si passa il tempo parlando del più e del meno, non preoccuparti ". "Si, si, non c'è problema!", io in risposta.
Passiamo al dopo.
Abbiamo lasciato la paziente in ospedale e siamo rientrati in sede. Abbiamo quindi cenato. Poi, siamo partiti tutti assieme per far gasolio. Poco prima di arrivare al distributore, la formatrice, rivolgendosi a me, mi ha detto qualcosa come "sei stato fortunato ad aver trovato la dottoressa in forma come era questa sera, ti ha perfino fatto preparare la fisiologica; se te la giochi così con lei, entrerai nelle sue grazie!".
Io: "io non ho preparato la fisiologica, ho solo preso il necessario e li ho adagiati sul letto; è stata l'infermiera a prepararla. Non voglio ammazzare di embolia la prima persona a cui devo preparare la fisiologica".
Tutti si sono voltati verso di me. Non credevano a quanto avevo detto. Mi chiedevano il perchè di questo gesto. Non riuscivano a capacitarsi di questo mio comportamento. Erano convinti che l'avessi preparata io quella fisiologica, non avendomi visto e seguito.
Anzi, mi avevano lasciato completamente solo nel gestire tutte quelle richieste.
Che c'era poi di sbagliato, non lo so. Mi sono proposto (prima di fare troppo il saputello come mi viene sempre mosso contro) di osservare ed imparare bene il da farsi sul campo. Così mi sono comportato in quell'occasione, perchè non mi sentivo del tutto sicuro nel compiere quel gesto semplicissimo di collegare la sacca della fisiologica al deflussore.
" Ma come? non hai mai preparato la fisiologica? non l'hai mai fatto al corso? perchè non ci hai chiesto aiuto? noi eravamo li apposta per darti una mano"
Perchè non mi avete chiesto se avevo bisogno di aiuto, sapendo che sono un tirocinante? Mi sembrava che foste troppo impeganti per seguirmi.
E' bastato questo per rovinarmi la serata, per farmi sentire un deficiente; giudicato da persone che hanno almeno 10 anni di esperienza, contro 4 giorni dall'inizio del mio praticantato.
Passi che mi sono sentito solo; mi ha tanto ferito il sentirmi giudicato negativamente.
E così, pure quella piccola soddisfazione di aver avuto intuito nel trovare il necessario dentro allo zaino, non è stato sufficiente a risollevarmi il morale. La serata, ed anche i giorni a seguire, ormai erano guastati.
Nome e cognome

E' bastato digitare il suo nome e cognome per trovare su internet le foto di quando era ragazza. Foto che ha sempre negato di farmi vedere, perchè non si piaceva.
Ricordo come se fosse ieri quando parlava in auto, assieme a me e ad altri quattro "colleghi", della sua fine carriera da pallavolista proprio nella città in cui stavamo andando a cenare.
Aveva raccontato che esistevano le fotografie della squadra in cui aveva giocato, foto che facevano "scandalo".
Un anno fa, cercando di trovare sue notizie sull'attività che svolgeva al lavoro, avevo anche tentato di ricercare sul sito della società sportiva quelle foto, ma senza successo.
Oggi, per purissima coincidenza (e solo perchè ieri ricorreva un importante nostro "anniversario") ho digitato nuovamente il suo nome e cognome e, tra le pagine di Google, è sbucato fuori un collegamento alla società di pallavolo.
Appena caricata la pagina, ho visto la foto e non ho fatto fatica ad individuarla istantaneamente.
Sul sito, ho scovato due sue fotografie. Nella prima, sembrava ancora una ragazzina. Nella seconda, nel giro di un solo anno, il suo viso ha subito una metamorfosi incredibile: più matura, più adulta, più simile a come la ricordo io.
Non so se lei è a conoscenza della pubblicazione. Avevo pensato, così su due piedi e senza rifletterci sopra, che sarebbe stato bello fargliele avere.
Poi, mi sono fermato a pensarci bene. Sono arrivato alla conclusione che tra di noi non c'è più nulla, nessun contatto, nonostante il mio desiderio da una parte e la certezza di continuare a starci male dall'altra. E che quindi, in fondo, non era necessario che lei lo venisse a sapere.
Mi basta sapere che, ancora una volta, forse sbagliando, ho pensato a lei; esattamente come facevo due anni fa.
"Desideravo diventare una campionessa di pallavolo" mi disse, esattamente quella sera di due anni fa di cui ieri era il secondo "anniversario".
Tanti auguri.
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