giovedì 18 giugno 2009

Tiro da 3


Facendo volontariato, avrei occasione di conoscere un mucchio di gente.
Il problema è che non ci riesco, mi sento bloccato e così impiego dieci volte di più a sciogliermi.
E' successo alla finale di pallacanestro tra Siena e Milano. Una "collega" delle mie stesse origini era sempre li a chiedermi come andava, a chiamarmi, perchè mi vedeva troppo serio. In effetti, lo ero. Estremamente taciturno. Come anche in sede, quando si è in attesa di intervenire.

Durante quella partita, un giocatore mensanino ha lanciato la palla a canestro dalla distanza, segnando tre punti. Come sempre, ogni qual volta un tiro così va a punti, il pubblico esplode. In effetti, è apprezzabilissimo. Non so perchè ma quel tiro mi ha spinto indietro di 15 anni, riportandomi al primo anno di liceo quando, volendo emulare uno dei miei fratelli maggiori con il passato da giocatore, mi iscrissi hai campionati studenteschi. Ero una schiappa, non ero atleticamente a mio agio, non sapevo coordinarmi con la palla, non avevo la forza fisica. Eppure, nonostante le delusioni, continuavo ad allenarmi con la squadra, pur con tutti i complessi di inferiorità. Siamo arrivati alla fase finale regionale e quel giorno, non so perchè, ero particolarmente "furia" ed in formissima. Ispirato, psicologicamente pronto a giocare. Stranissimo. Ed infatti, durante gli allenamenti, lancia la palla dalla linea dei tre punti ed andai a canestro. Io ero stupefatto, anche se mi sentivo veramente in formissima e pronto; ancora di più, i miei compagni e l'allenatore, che non mi avevano visto mai in quella condizione, e ricordo ancora bene gli applausi ed i complimenti. Fu il mio primo tiro da tre.
Quella partita, poi, non si giocò mai perchè essendo giunti sul campo di gara in ritardo, la squadra in casa optò per la vittoria a tavolino.
Un giorno che ero in forma e non ho neanche potuto godermelo!
Decisi in seguito che non era cosa per me lo sport, mi sentivo troppo inferiore.

Anni più tardi, dopo la laurea, tra la fine del 2003 e la prima metà del 2004, per uno strano coinvolgimento che non voglio descrivere, ritornai su quei campetti e ci stetti tutti i giorni per diversi mesi, fin quasi la mia partenza per la mia città d'adozione. Giocavo da solo all'inizio, poi conobbi un gruppetto di dodicenni con i quali trascorsi tantissimi pomeriggi assieme a giocare, a sfidarci, sempre nella condizione psicologica di inferiorità perchè loro erano bravi ed agili, sapevano portare e giocare con la palla mentre io no. Uno di quei ragazzi è nella foto in alto.
Capitò ancora una volta di fare un tiro da tre; capitò anche di mettere a canestro per dieci volte di fila la palla dalla lunetta, davvero incredibile. Anche quel giorno ero sbloccato con la mente.

Ecco come mi sento in questo momento. Sto aspettando il mio tiro da tre punti, che mi permetta di centrare un obiettivo importante per la mia vita personale (non lavorativa), che mi dia enorme soddisfazione e che mi rimetta il piacere di vivere, che oramai ho nuovamente perso. Quel tiro da tre che mi ridia felicità, non mi faccia sentire inferiore, che mi sblocchi ancora una volta.
Carico troppo di aspettative questo tiro?


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