Dopo il secondo compleanno di questo sito, oggi ho preso la fulminea decisione di trasferire la mia pagina in un altro luogo.
Il motivo è che da quando ho fatto pubblicità, non riesco più a scrivere ciò che voglio scrivere perchè mi sento osservato dalle uniche due persone che lo sanno e questo mi mette molto a disagio. Come dire, cuore non vede, occhio non duole: meglio non sapere certe cose anche se si sa che accadono.
Mi spiace non potervi fornire più notizie.
Non disattiverò la pagina dato che qui vi ho lasciato due interi anni di scritti, inoltre ho il collegamento ad un sito di una persona che finalmente ha trovato (mi auguro) la sua nuova felicità, ma non conoscerete il nuovo indirizzo.
Un abbraccio.
sabato 18 dicembre 2010
giovedì 9 dicembre 2010
A carte scoperte
Il senso di oppressione ancora mi attanaglia, fortissimo.
Non facevo che sperare in un cambiamento nella mia vita. So di desiderarlo ma non lo vedrò realizzato.
Ho lasciato un luogo dove mi sentivo stretto e troppo poco libero di esprimermi.
Sono partito con le migliori intenzioni, illudendomi che ogni problema che mi porto dietro da molto tempo sarebbe sparito con un pò di distrazione.
Era facile dare la responsabilità solo ad un posto e all'altra gente.
Le responsabilità sono esclusivamente mie, tutte mie quelle incapacità.
Difatti, ancora adesso, forse più di prima, quei pensieri che mi affossano pesano sempre più.
Non mi fanno respirare, non mi lasciano vivere pacificamente e come vorrebbero i miei sentimenti, come espressi nell'elenco di canzoni del cd regalato ad una collega di lavoro estremamente squisita che ha lasciato un segno indelebile.
So di essere particolarmente cattivo, taciturno, affatto disponibile, decisamente rabbioso, asociale negli incontri con gli amici e spietatamente competitivo da un pò di tempo a questa parte, tale da sopire quel carattere pacifico che mi appartiene ma che faccio fatica ad accettare, ora come ora, mai come mai.
Quei pensieri sono talmente forti e radicati, oramai, e tali da distruggere quanto di buono ho forse creato in quasi un anno di vita genovese. Non riesco a sbriciolarli e resto affossato nel parlare solo del passato.
Ero solito ascoltare Gary Go con la sua Wonderful. Mi è capitato di riascoltarla questa sera.
Today, I cannot say I am wonderful at all: I can't feel it in my soul.
01 - Eddie Vedder - Hard Sun
02 - Giovanni Allevi - Back to Life
03 - Elisa - Eppure, Sentire (Un Senso di Te)
04 - N/A. In sostituzione: Zacarias Ferreira - Manana en Tu Olvido
05 - Astòr Piazzolla - Libertango
06 - Bent - Silent Life
07 - Tom Jobins & Elis Regina - Aguas de Marco
08 - Lou Reed - Perfect Day
09 - U2 - Sunday Bloody Sunday
10 - Blur - Charmless Man
11 - Mike Shinoda - Enjoy the Silence
12 - Francesco de Gregori - Viaggi e Miraggi
13 - Gary Go - Wonderful
14 - Gavin DeGraw - Chariot
15 - Jack Johnson - Upside Down
16 - Jose Gonzalez - Heartbeat
17 - Jovanotti - Baciami Ancora
18 - Kings of Covenience - Misread
19 - Lazlo Bane - Superman
20 - Led Zeppelin - Stairway to Heaven
21 - Mika - We Are Golden
22 - Muse - Starlight
23 - Negrita - L'Uomo Sogna di Volare
24 - Obadiah Parker - Hey Ya (Acoustic Version)
25 - Tears for Fears - Call Me Mellow
26 - The Ramones - What a Wonderful World
27 - Deejay - Questo Natale 2009
Non facevo che sperare in un cambiamento nella mia vita. So di desiderarlo ma non lo vedrò realizzato.
Ho lasciato un luogo dove mi sentivo stretto e troppo poco libero di esprimermi.
Sono partito con le migliori intenzioni, illudendomi che ogni problema che mi porto dietro da molto tempo sarebbe sparito con un pò di distrazione.
Era facile dare la responsabilità solo ad un posto e all'altra gente.
Le responsabilità sono esclusivamente mie, tutte mie quelle incapacità.
Difatti, ancora adesso, forse più di prima, quei pensieri che mi affossano pesano sempre più.
Non mi fanno respirare, non mi lasciano vivere pacificamente e come vorrebbero i miei sentimenti, come espressi nell'elenco di canzoni del cd regalato ad una collega di lavoro estremamente squisita che ha lasciato un segno indelebile.
So di essere particolarmente cattivo, taciturno, affatto disponibile, decisamente rabbioso, asociale negli incontri con gli amici e spietatamente competitivo da un pò di tempo a questa parte, tale da sopire quel carattere pacifico che mi appartiene ma che faccio fatica ad accettare, ora come ora, mai come mai.
Quei pensieri sono talmente forti e radicati, oramai, e tali da distruggere quanto di buono ho forse creato in quasi un anno di vita genovese. Non riesco a sbriciolarli e resto affossato nel parlare solo del passato.
Ero solito ascoltare Gary Go con la sua Wonderful. Mi è capitato di riascoltarla questa sera.
Today, I cannot say I am wonderful at all: I can't feel it in my soul.
01 - Eddie Vedder - Hard Sun
02 - Giovanni Allevi - Back to Life
03 - Elisa - Eppure, Sentire (Un Senso di Te)
04 - N/A. In sostituzione: Zacarias Ferreira - Manana en Tu Olvido
05 - Astòr Piazzolla - Libertango
06 - Bent - Silent Life
07 - Tom Jobins & Elis Regina - Aguas de Marco
08 - Lou Reed - Perfect Day
09 - U2 - Sunday Bloody Sunday
10 - Blur - Charmless Man
11 - Mike Shinoda - Enjoy the Silence
12 - Francesco de Gregori - Viaggi e Miraggi
13 - Gary Go - Wonderful
14 - Gavin DeGraw - Chariot
15 - Jack Johnson - Upside Down
16 - Jose Gonzalez - Heartbeat
17 - Jovanotti - Baciami Ancora
18 - Kings of Covenience - Misread
19 - Lazlo Bane - Superman
20 - Led Zeppelin - Stairway to Heaven
21 - Mika - We Are Golden
22 - Muse - Starlight
23 - Negrita - L'Uomo Sogna di Volare
24 - Obadiah Parker - Hey Ya (Acoustic Version)
25 - Tears for Fears - Call Me Mellow
26 - The Ramones - What a Wonderful World
27 - Deejay - Questo Natale 2009
mercoledì 24 novembre 2010
Psicologia di una vaschetta d'alluminio
Una comunissima vaschetta d'alluminio come da fotografia può svelare i segreti sulla personalità di ciascuno di noi?
Lavoro in un ambiente di ricerca scientifica e, qualcuno dei miei colleghi, ha avuto la geniale idea di ricavare il profilo di personalità di ciascuno di noi in base all'uso di questo contenitore prima di essere gettato tra i rifiuti.
Sembrerà pazzesco, ma i risultati ottenuti sono stati perfetti.
Io ed i miei colleghi siamo soliti ordinare il pranzo da un catering esterno.
Finito il pranzo, abbiamo notato che ognuno di noi fa un uso particolare della confezione. C appoggia senza chiudere giusto il coperchio di cartone; lo stesso fa l'altro C, abbondando l'interno di altri rifiuti. D e S piegano leggermente le pareti lunghe, ma sostanzialmente la confezione risulta simile a quella degli altri due e non lasciano il coperchio. A, invece, piega completamente prima le pareti lunghe, poi quelle corte e lascia uno spiraglio centrale da cui fuoriesce il tovagliolo.
Infine, ci sono io. La mia confezione risulta completamente chiusa e nulla trapela dall'involucro, che ormai è diventato un tappeto metallico.
Trarre le conclusioni è semplicissimo: S ha correlato i differenti modi di trattamento con la personalità di ciascuno di noi, rivelando come chi lascia la vaschetta intatta e libera di contenere altro è una persona accogliente, aperta ed espansiva.
Chi la piega, è una persona chiusa che lascia trapelare poco di sè, anche se mantiene degli spiragli di ricezione (il tovagliolo che spunta verso l'esterno).
Chi, poi, compatta a sottiletta senza lasciare spiragli è, testuali parole, "chiuso a riccio".
Io.
Ovviamente, tutto è uno scherzo ma anche questi, come le leggende, nascondono un pesantissimo fondo di verità.
Lavoro in un ambiente di ricerca scientifica e, qualcuno dei miei colleghi, ha avuto la geniale idea di ricavare il profilo di personalità di ciascuno di noi in base all'uso di questo contenitore prima di essere gettato tra i rifiuti.
Sembrerà pazzesco, ma i risultati ottenuti sono stati perfetti.
Io ed i miei colleghi siamo soliti ordinare il pranzo da un catering esterno.
Finito il pranzo, abbiamo notato che ognuno di noi fa un uso particolare della confezione. C appoggia senza chiudere giusto il coperchio di cartone; lo stesso fa l'altro C, abbondando l'interno di altri rifiuti. D e S piegano leggermente le pareti lunghe, ma sostanzialmente la confezione risulta simile a quella degli altri due e non lasciano il coperchio. A, invece, piega completamente prima le pareti lunghe, poi quelle corte e lascia uno spiraglio centrale da cui fuoriesce il tovagliolo.
Infine, ci sono io. La mia confezione risulta completamente chiusa e nulla trapela dall'involucro, che ormai è diventato un tappeto metallico.
Trarre le conclusioni è semplicissimo: S ha correlato i differenti modi di trattamento con la personalità di ciascuno di noi, rivelando come chi lascia la vaschetta intatta e libera di contenere altro è una persona accogliente, aperta ed espansiva.
Chi la piega, è una persona chiusa che lascia trapelare poco di sè, anche se mantiene degli spiragli di ricezione (il tovagliolo che spunta verso l'esterno).
Chi, poi, compatta a sottiletta senza lasciare spiragli è, testuali parole, "chiuso a riccio".
Io.
Ovviamente, tutto è uno scherzo ma anche questi, come le leggende, nascondono un pesantissimo fondo di verità.
Traccia libera
Il mio voto medio agli scritti d’italiano era sempre attorno al cinque. Ricordo bene le uniche due volte in cui ho ricevuto voti soddisfacenti: sono accadute in terza media e in seconda liceo. Erano temi che non prevedevano il commento ad un brano letterario; erano tracce che riguardavano gli interessi personali: il programma tv preferito e il tempo libero, rispettivamente. Quest’ultimo scritto lo ricordo particolarmente bene perchè la mia professoressa era solita lasciare un commento, prima di segnare quel numero con il suo pennarello rosso. Scrisse: “Finalmente, questo è l’Andrea che voglio vedere uscire dagli scritti. 7 e mezzo”.
Allora, non avevo una precisa idea di come organizzare un tema, non sapendo dare corpo alle idee. Vivevo costantemente l’esperienza del “non so cosa scrivere”, ma era vero! Giravo attorno alle parole della traccia, parlando in modo generale e senza apportare un mio pensiero, una mia emozione o un’esperienza vissuta direttamente in prima persona. Riguardandomi con gli occhi di oggi, posso certamente affermare che ero incapace. Non sapevo affatto cogliere il vero senso di quelle tracce e non avevo affatto vissuto il mondo che mi circondava. Ero terribilmente passivo.
Quando è successo di sapere cosa scrivere, “stranamente” ottenevo risultati sorprendenti.
È una costante: meravigliarmi per qualcosa di estremamente N O R M A L E, quale è esprimersi.
Per me, non è affatto normale.
Lo dimostro in questo periodo. Sto vivendo in modo particolarmente chiuso da molte settimane. Non ho voglia di stare vicino a nessuno, ne in casa ne al lavoro; se capita di organizzare un’uscita con gli amici-colleghi, non dico di no a priori ma, una volta con loro, non apro bocca. E si che lo notano. Se anche provassero a chiedermi qualcosa su come sto, glisserei e direi che non c’è nulla di particolare che mi sta capitando. Al lavoro, da quando entro fino a quando esco, piego la schiena sotto cappa, lo faccio anche male, e non vedo gli altri.
Probabilmente, ho quella voglia di esprimermi come in quei due temi, ho voglia di parlare di me ma l’ambiente e le persone con cui mi frequento, in questo momento, non riescono a soddisfare il mio desiderio.
Mi ritrovo ancora una volta a "non saper cosa ... dire".
Allora, non avevo una precisa idea di come organizzare un tema, non sapendo dare corpo alle idee. Vivevo costantemente l’esperienza del “non so cosa scrivere”, ma era vero! Giravo attorno alle parole della traccia, parlando in modo generale e senza apportare un mio pensiero, una mia emozione o un’esperienza vissuta direttamente in prima persona. Riguardandomi con gli occhi di oggi, posso certamente affermare che ero incapace. Non sapevo affatto cogliere il vero senso di quelle tracce e non avevo affatto vissuto il mondo che mi circondava. Ero terribilmente passivo.
Quando è successo di sapere cosa scrivere, “stranamente” ottenevo risultati sorprendenti.
È una costante: meravigliarmi per qualcosa di estremamente N O R M A L E, quale è esprimersi.
Per me, non è affatto normale.
Lo dimostro in questo periodo. Sto vivendo in modo particolarmente chiuso da molte settimane. Non ho voglia di stare vicino a nessuno, ne in casa ne al lavoro; se capita di organizzare un’uscita con gli amici-colleghi, non dico di no a priori ma, una volta con loro, non apro bocca. E si che lo notano. Se anche provassero a chiedermi qualcosa su come sto, glisserei e direi che non c’è nulla di particolare che mi sta capitando. Al lavoro, da quando entro fino a quando esco, piego la schiena sotto cappa, lo faccio anche male, e non vedo gli altri.
Probabilmente, ho quella voglia di esprimermi come in quei due temi, ho voglia di parlare di me ma l’ambiente e le persone con cui mi frequento, in questo momento, non riescono a soddisfare il mio desiderio.
Mi ritrovo ancora una volta a "non saper cosa ... dire".
domenica 14 novembre 2010
Vecchi dialoghi
Un fine settimana all'insegna delle pulizie generali in casa, terminati poco fa con il risistemare l'insieme di cartacce che mi porto dietro da tre traslochi (intendasi città) a questa parte.
Dallo spulciare una quantità non esagerata di libri, carte di viaggi e documenti, ho ritrovato un vecchio dialogo avuto con il mio carissimo amico (nonchè padrino di cresima), Davide, che ho avuto la fortuna di conoscere durante il mio periodo ferrarese. Un dialogo che è avvenuto più di due anni e mezzo fa.
Un dialogo strettamente privato, che riguarda me come centro del discorso.
Prima di buttar via queste carte, ho pensato di voler riscrivere e tenere a memoria digitale alcuni punti più significativi.
D.: ultimamente non ti ho neanche chiesto di come procede con la psicologa, se ci sei tornato e cosa hai deciso di fare, visto che era forse l'ultima volta ...
A.: non questo lunedì, ma quello precedente, ne sono uscito un pò "anestetizzato"; infatti, l'altro giorno sono andato da lei con un pò di preoccupazione ma alla fine è stato un incontro fruttifero, ho inteso alcune cose importanti, alle quali prima non davo molta importanza anche se apparentemente le percepivo e non le applicavo nella maniera corretta. Sono un pò criptico, vero?
D.: criptico ... sei Andrea, quindi è così, ma io ho capito ciò che vuoi dire, o almeno credo ...
A.: non riguarda solo la storia con Tatiana ... si, quello ha un bel peso ma voglio gestirmi un pò meglio, probabilmente prima non lo facevo abbastanza
D.: immagino che tutto quello che viene fuori non graviti attorno a quella storia, magari quello è stato il motivo principale, ma già che ci sei ti serve a fare chiarezza, va benissimo ...
A.: probabilmente, davo per "scontato" un pò di cose, si ...
D.: l'unica cosa che mi viene da dirti, fuori dai denti, senza fare troppi giri di parole (altrimenti non sarei io!!!) è questo: non devi continuare ad andare dalla psicologa solo per riuscire a tirare fuori delle cose che hai dentro, nel senso ... è sicuramente utile ed un buon metodo iniziale, soprattutto per i risultati che sta dando, ma prima o poi "devi imparare" a farlo con le persone che hai attorno ... spero di essermi spiegato ... non per forza con me o la Linda ... ma tutte le persone che ti stanno e che senti vicine, anche per un breve lasso di tempo ... perchè, se il momento lo permette, credo che qualsiasi chiacchierata con una persona che ha voglia di ascoltarti sia importantissima ... anche se non ti conosce più di tanto ... o almeno a me capita, quindi credo possa valere per tutti ...
A.: sento però delle difficoltà oggettive, probabilmente prima di tutto è quella di esprimere pienamente le mie emozioni ed i miei sentimenti. So che non posso prendere la psicologa come l'unica persona con cui sforzarmi a fare queste cose, come anche te e la Linda, che siete le prime persone ... dovrò vedermela da solo
D.: si, così a naso è la principale ... ma visto che mediamente fai fatica ad aprirti credo sia normale ... però, anche se tu non hai tutta questa confidenza con delle persone, se hai bisogno di parlare, non devi mica partire da zero e raccontare tutto ... basta solo quel pò per farti capire ... poi, magari, se si deve creare un bel rapporto di dialogo, amicizia o quant'altro viene da se ...
A.: si, comprendo ciò che dici. E' comunque una forma di "difesa", di protezione, riesco a parlare apertamente (secondo il modo tutto personale di concepire questo termine) solo con persone di cui mi fido tantissimo. Non è un caso che questo sia avvenuto raramente finora, sono giusto poche persone
D.: sono consapevole di questo, del fatto che fai fatica ad aprirti ... però, devi cercare di farlo di più, soprattutto se non vuoi rischiare di ritrovarti nella condizione in cui eri qualche mese fà.
Per fortuna, la condizione in cui mi trovavo qualche mese fa a cui fa riferimento Davide, non l'ho più vissuta.
E' rimasta soltanto la difficoltà nell'aprirmi. Devo dire che ho fatto qualche passo in avanti, ora riesco a confidarmi di più anche con persone con cui ho un rapporto meno stretto od anche occasionale.
Mi fa strano ogni volta che mi capita: mi sembra di vivere un piccolo miracolo, qualcosa di inimmaginabile ed incredibile, senza pensare che certamente si tratta di pura quotidianità, qualcosa che avviene sempre e che io percepisco come un evento di proporzioni colossali.
Succede anche questo.
Altrimenti, non sarei Andrea.
Dallo spulciare una quantità non esagerata di libri, carte di viaggi e documenti, ho ritrovato un vecchio dialogo avuto con il mio carissimo amico (nonchè padrino di cresima), Davide, che ho avuto la fortuna di conoscere durante il mio periodo ferrarese. Un dialogo che è avvenuto più di due anni e mezzo fa.
Un dialogo strettamente privato, che riguarda me come centro del discorso.
Prima di buttar via queste carte, ho pensato di voler riscrivere e tenere a memoria digitale alcuni punti più significativi.
D.: ultimamente non ti ho neanche chiesto di come procede con la psicologa, se ci sei tornato e cosa hai deciso di fare, visto che era forse l'ultima volta ...
A.: non questo lunedì, ma quello precedente, ne sono uscito un pò "anestetizzato"; infatti, l'altro giorno sono andato da lei con un pò di preoccupazione ma alla fine è stato un incontro fruttifero, ho inteso alcune cose importanti, alle quali prima non davo molta importanza anche se apparentemente le percepivo e non le applicavo nella maniera corretta. Sono un pò criptico, vero?
D.: criptico ... sei Andrea, quindi è così, ma io ho capito ciò che vuoi dire, o almeno credo ...
A.: non riguarda solo la storia con Tatiana ... si, quello ha un bel peso ma voglio gestirmi un pò meglio, probabilmente prima non lo facevo abbastanza
D.: immagino che tutto quello che viene fuori non graviti attorno a quella storia, magari quello è stato il motivo principale, ma già che ci sei ti serve a fare chiarezza, va benissimo ...
A.: probabilmente, davo per "scontato" un pò di cose, si ...
D.: l'unica cosa che mi viene da dirti, fuori dai denti, senza fare troppi giri di parole (altrimenti non sarei io!!!) è questo: non devi continuare ad andare dalla psicologa solo per riuscire a tirare fuori delle cose che hai dentro, nel senso ... è sicuramente utile ed un buon metodo iniziale, soprattutto per i risultati che sta dando, ma prima o poi "devi imparare" a farlo con le persone che hai attorno ... spero di essermi spiegato ... non per forza con me o la Linda ... ma tutte le persone che ti stanno e che senti vicine, anche per un breve lasso di tempo ... perchè, se il momento lo permette, credo che qualsiasi chiacchierata con una persona che ha voglia di ascoltarti sia importantissima ... anche se non ti conosce più di tanto ... o almeno a me capita, quindi credo possa valere per tutti ...
A.: sento però delle difficoltà oggettive, probabilmente prima di tutto è quella di esprimere pienamente le mie emozioni ed i miei sentimenti. So che non posso prendere la psicologa come l'unica persona con cui sforzarmi a fare queste cose, come anche te e la Linda, che siete le prime persone ... dovrò vedermela da solo
D.: si, così a naso è la principale ... ma visto che mediamente fai fatica ad aprirti credo sia normale ... però, anche se tu non hai tutta questa confidenza con delle persone, se hai bisogno di parlare, non devi mica partire da zero e raccontare tutto ... basta solo quel pò per farti capire ... poi, magari, se si deve creare un bel rapporto di dialogo, amicizia o quant'altro viene da se ...
A.: si, comprendo ciò che dici. E' comunque una forma di "difesa", di protezione, riesco a parlare apertamente (secondo il modo tutto personale di concepire questo termine) solo con persone di cui mi fido tantissimo. Non è un caso che questo sia avvenuto raramente finora, sono giusto poche persone
D.: sono consapevole di questo, del fatto che fai fatica ad aprirti ... però, devi cercare di farlo di più, soprattutto se non vuoi rischiare di ritrovarti nella condizione in cui eri qualche mese fà.
Per fortuna, la condizione in cui mi trovavo qualche mese fa a cui fa riferimento Davide, non l'ho più vissuta.
E' rimasta soltanto la difficoltà nell'aprirmi. Devo dire che ho fatto qualche passo in avanti, ora riesco a confidarmi di più anche con persone con cui ho un rapporto meno stretto od anche occasionale.
Mi fa strano ogni volta che mi capita: mi sembra di vivere un piccolo miracolo, qualcosa di inimmaginabile ed incredibile, senza pensare che certamente si tratta di pura quotidianità, qualcosa che avviene sempre e che io percepisco come un evento di proporzioni colossali.
Succede anche questo.
Altrimenti, non sarei Andrea.
sabato 13 novembre 2010
La mia vera paura
Oggi, per la prima volta, ho commentato il post di un altro blog.
Seguo i suoi scritti da qualche mese perchè li trovo interessanti, a volte mi immedesimo nei suoi pensieri e nelle sue ansie.
Questa persona ha paura di un cambiamento che, spero per lui, possa verificarsi al più presto.
Ho imparato che cambiare non deve essere motivo di paure: stimola la crescita personale, mi aiuta ad affrontare e superare le difficoltà che mi creo con il pensiero ed anche quelle oggettive.
Io sono sempre più convinto che, inconsciamente, tutti gli uomini abbiano un "codice di sopravvivenza" regolato da geni, che si attivano nel momento in cui stiamo entranto in un'area di turbolenze. Se siamo bravi a farci guidare da questo istinto, usciremo fuori dai problemi e dalle paure, prima o poi. Dobbiamo solo seguire l'istinto di sopravvivenza.
Per quanto mi riguarda, sulla base delle mie esperienze ho scorporato l'oggetto cambiamento in due grossi insiemi: cambiamenti indipendenti e cambiamenti dipendenti dagli altri.
Dei primi, oramai ho pieno controllo e l'ultima esperienza vissuta, cioè il trasferimento da Siena a Genova, è stato il fatto che ha definitivamente sancito la mia totale autonomia decisionale.
Delle seconde, invece, purtroppo ho ancora molto da imparare e da gestire.
Questo tipo di cambiamenti li desidero ma non riesco a realizzarli.
La mia più grande paura è quella di rischiare quando in mezzo ci si trovano persone che ruotano attorno al motivo del cambiamento desiderato.
La paura più grande riguarda il rischio nel dichiararsi alla persona verso cui si prova interesse: è enorme, ed è tale da generarmi un'infinità di paure e di bloccarmi totalmente.
Dicevo a Enzo: la novità è sempre un grosso stimolo per affrontare il cambiamento; il cambiamento aiuta a scoprire meglio chi siamo, perchè ci mostra aspetti a cui prima di questo momento magari non avevamo mai minimamente pensato; affronta il cambiamento senza grilli per la testa e goditi momento per momento tutte la novità che si presenteranno, lasciandoti trasportare dall'istinto.
Spero quanto prima di realizzare quel cambiamento che sto ricercando da molto tempo.
Vorrei che i due insiemi convergano in un unico grande contenitore per sentirmi pienamente soddisfatto.
Seguo i suoi scritti da qualche mese perchè li trovo interessanti, a volte mi immedesimo nei suoi pensieri e nelle sue ansie.
Questa persona ha paura di un cambiamento che, spero per lui, possa verificarsi al più presto.
Ho imparato che cambiare non deve essere motivo di paure: stimola la crescita personale, mi aiuta ad affrontare e superare le difficoltà che mi creo con il pensiero ed anche quelle oggettive.
Io sono sempre più convinto che, inconsciamente, tutti gli uomini abbiano un "codice di sopravvivenza" regolato da geni, che si attivano nel momento in cui stiamo entranto in un'area di turbolenze. Se siamo bravi a farci guidare da questo istinto, usciremo fuori dai problemi e dalle paure, prima o poi. Dobbiamo solo seguire l'istinto di sopravvivenza.
Per quanto mi riguarda, sulla base delle mie esperienze ho scorporato l'oggetto cambiamento in due grossi insiemi: cambiamenti indipendenti e cambiamenti dipendenti dagli altri.
Dei primi, oramai ho pieno controllo e l'ultima esperienza vissuta, cioè il trasferimento da Siena a Genova, è stato il fatto che ha definitivamente sancito la mia totale autonomia decisionale.
Delle seconde, invece, purtroppo ho ancora molto da imparare e da gestire.
Questo tipo di cambiamenti li desidero ma non riesco a realizzarli.
La mia più grande paura è quella di rischiare quando in mezzo ci si trovano persone che ruotano attorno al motivo del cambiamento desiderato.
La paura più grande riguarda il rischio nel dichiararsi alla persona verso cui si prova interesse: è enorme, ed è tale da generarmi un'infinità di paure e di bloccarmi totalmente.
Dicevo a Enzo: la novità è sempre un grosso stimolo per affrontare il cambiamento; il cambiamento aiuta a scoprire meglio chi siamo, perchè ci mostra aspetti a cui prima di questo momento magari non avevamo mai minimamente pensato; affronta il cambiamento senza grilli per la testa e goditi momento per momento tutte la novità che si presenteranno, lasciandoti trasportare dall'istinto.
Spero quanto prima di realizzare quel cambiamento che sto ricercando da molto tempo.
Vorrei che i due insiemi convergano in un unico grande contenitore per sentirmi pienamente soddisfatto.
martedì 26 ottobre 2010
Proattività
Rileggere questa parola, stamani, durante una riunione, mi ha fatto ritornare indietro con il pensiero a quando lavoravo a Siena. Era uno dei criteri di valutazione per il piano di sviluppo personale, il famigerato PDP che pesava sul 10% del mio lordo, ovvero quasi due mesi di stipendio che potevo o non potevo prendere.
A Siena, proattività significava, quindi, percepire in pieno o solo parzialmente il mio salario; a Genova, mi ha provocato un'enorme arrabbiatura che tutti (ma veramente tutti !!!) se ne sono accorti.
E' lungo spiegare tutti i motivi ...
Sostanzialmente, mi sono sentito come il rompicoglioni della situazione, che voleva imporre qualcosa agli altri, specialmente su dettagli che taluni potrebbero prendere per scontato ma che in pratica potrebbe essere visto come imperizia: cioè, pensare che una mancanza provocata per pigrizia da qualcuno è una mancanza che si propaga verso tutte le persone che lavorano nello stesso ambiente. Tanto ...
Non ho sentito nessuna critica mossa nei miei confronti però è come se le avessi percepite, forse sbagliando.
Anche perchè, a sostegno di questa mia sensazione, c'è stata la e-mail di una persona che scriveva " vediamo ora di mantenere le promesse ! ".
Mi è sembrato di risentire tutte quelle persone che incontravo ogni volta che ricercavo un appartamento in cui vivere, dove si affermavano grandi propositi sui turni di pulizie ma che, alla prova dei fatti, non sono mai stati realizzati.
Le chiacchiere sono bellissime, fare veramente è bellissimo di più, però.
Nonostante la felicità, l'orgoglio e i ringraziamenti a tutti da parte del mio capo per una notizia del genere, non mi sono sentito per nulla soddisfatto per questa mia proattività. Ho percepito ancora una volta la sensazione di essere una persona che viene da un altro pianeta e diversissimo dai miei amici, non facendomi affatto star bene.
A Siena, proattività significava, quindi, percepire in pieno o solo parzialmente il mio salario; a Genova, mi ha provocato un'enorme arrabbiatura che tutti (ma veramente tutti !!!) se ne sono accorti.
E' lungo spiegare tutti i motivi ...
Sostanzialmente, mi sono sentito come il rompicoglioni della situazione, che voleva imporre qualcosa agli altri, specialmente su dettagli che taluni potrebbero prendere per scontato ma che in pratica potrebbe essere visto come imperizia: cioè, pensare che una mancanza provocata per pigrizia da qualcuno è una mancanza che si propaga verso tutte le persone che lavorano nello stesso ambiente. Tanto ...
Non ho sentito nessuna critica mossa nei miei confronti però è come se le avessi percepite, forse sbagliando.
Anche perchè, a sostegno di questa mia sensazione, c'è stata la e-mail di una persona che scriveva " vediamo ora di mantenere le promesse ! ".
Mi è sembrato di risentire tutte quelle persone che incontravo ogni volta che ricercavo un appartamento in cui vivere, dove si affermavano grandi propositi sui turni di pulizie ma che, alla prova dei fatti, non sono mai stati realizzati.
Le chiacchiere sono bellissime, fare veramente è bellissimo di più, però.
Nonostante la felicità, l'orgoglio e i ringraziamenti a tutti da parte del mio capo per una notizia del genere, non mi sono sentito per nulla soddisfatto per questa mia proattività. Ho percepito ancora una volta la sensazione di essere una persona che viene da un altro pianeta e diversissimo dai miei amici, non facendomi affatto star bene.
sabato 23 ottobre 2010
Trial & Error
E' un modo di dire usato in ambito scientifico: si studia un certo fenomeno sperimentandolo, senza metterci troppo lavoro intellettuale. Si prova, si registra il risultato, se non è soddisfacente si ritenta facendo esperienza degli esperimenti precedenti, fino a giungere al risultato desiderato.
Dicono che la vita sia un "trial & error" continuo: si impara dalle proprie esperienze positive e negative, si ritenta se è andato male, cercando di migliorare durante le volte successive.
Non ci si dovrebbe sentire frustrati se, per qualsiasi motivo, le cose non andassero come ci si aspettasse: si è fortunati, o dotati di qualche talento speciale, se si realizzassero ... magari questo talento potrebbe chiamarsi esperienza ... chissà.
Non ci si dovrebbe neanche aspettare che qualcuno sostenga i nostri tentativi perchè è difficile, una volta abbandonata la tenera età, che qualcuno comprenda quanto bisogno di fiducia si abbia bisogno da parte degli altri: si vuole che ognuno trovi fiducia prima di tutto in sè stessi, nelle proprie capacità.
Provare e constatare che certe cose vanno (sempre) male, fa tendenzialmente cadere nella sensazione di incapacità.
Questo, scoraggia nel ritentare e riprovare.
Mi fa strano ripensare a quelle persone che ho conosciuto nel corso della mia vita, le quali ci provavano indiscriminatamente con chiunque, pur di conquistarle. Una volta, non concepivo questo modo di fare. Forse, oggi riesco a comprendere il perchè di alcuni loro atteggiamenti, almeno di una parte di essi, non di tutti: cercavano solo d'imparare.
Oggi, ho guardato le cose da un altro punto di vista: non più dal livello quotidiano "zero" ma da più in alto.
Ho visto sempre le stesse cose che si trovano giù, ma la prospettiva era diversa.
Non è una differenza da poco.
E' e n o r m e.
Dicono che la vita sia un "trial & error" continuo: si impara dalle proprie esperienze positive e negative, si ritenta se è andato male, cercando di migliorare durante le volte successive.
Non ci si dovrebbe sentire frustrati se, per qualsiasi motivo, le cose non andassero come ci si aspettasse: si è fortunati, o dotati di qualche talento speciale, se si realizzassero ... magari questo talento potrebbe chiamarsi esperienza ... chissà.
Non ci si dovrebbe neanche aspettare che qualcuno sostenga i nostri tentativi perchè è difficile, una volta abbandonata la tenera età, che qualcuno comprenda quanto bisogno di fiducia si abbia bisogno da parte degli altri: si vuole che ognuno trovi fiducia prima di tutto in sè stessi, nelle proprie capacità.
Provare e constatare che certe cose vanno (sempre) male, fa tendenzialmente cadere nella sensazione di incapacità.
Questo, scoraggia nel ritentare e riprovare.
Mi fa strano ripensare a quelle persone che ho conosciuto nel corso della mia vita, le quali ci provavano indiscriminatamente con chiunque, pur di conquistarle. Una volta, non concepivo questo modo di fare. Forse, oggi riesco a comprendere il perchè di alcuni loro atteggiamenti, almeno di una parte di essi, non di tutti: cercavano solo d'imparare.
Oggi, ho guardato le cose da un altro punto di vista: non più dal livello quotidiano "zero" ma da più in alto.
Ho visto sempre le stesse cose che si trovano giù, ma la prospettiva era diversa.
Non è una differenza da poco.
E' e n o r m e.
martedì 12 ottobre 2010
Criticità
Per esser visto come un razionale, dovrei possidere un'enorme spirito critico con cui sviluppare pensieri indipendenti.
Ebbene, non mi sembra di essere una persona dotata di un profondo spirito critico nei confronti di ciò che mi circonda.
Non mi domando i perchè, a meno che non sia accaduto qualcosa che rapisca totalmente i miei pensieri o sia qualcosa che riguardi il mio essere. Quel "quid" in più che fa la differenza, pesante, tra me ed i miei amici/colleghi.
Mi sono accorto di questa mia limitata criticità domenica sera, mentre ero in compagnia di due amici nonchè colleghi di lavoro.
"Casus" dell'interessante discussione è stata la difficoltà nel reclutare nuovo personale e siamo giunti a parlare d'incapacità del nostro dipartimento ad assumere personale straniero.
Spero di riuscire a descrivere tutto in maniera concisa e lineare.
I capi fanno fatica a reclutare nuovo personale. Sarà che hanno una soglia di aspettative altissima ma accade anche che mormorano per alcune assunzioni già fatte perchè spinti dal fare paragoni. Sembra che questi soggetti li abbiano scelti perchè costretti a portare avanti il lavoro. A questo punto della discussione, sono intervenuto io dicendo che basterebbe estendere il reclutamento all'estero per soddisfare i nostri bisogni.
Troppo semplicistica la proposta!
In linea di principio, noi siamo inquadrati come "Post-doc", cioè persone capaci di portare avanti un filone di ricerca in maniera del tutto indipendente da tutto e da tutti e tale da indicarci la carriera per diventare un futuro ricercatore. La realtà dei fatti è che noi siano "Scientist", cioè figure professionali che lavorano per un progetto già esistente, determinato e supervisionato da altri, come avviene in un'azienda privata.
Uno straniero non verrebbe mai a lavorare da noi perchè non farebbe mai le funzioni di vero "post-doc" ma di "Scientist": americani, inglesi, tedeschi e chiunque provenga da una nazione un minimo migliore dell'Italia, non accetterebbe mai una condizione del genere. Avrebbero lavoro all'estero che soddisferebbe in pieno le loro richieste, ad ogni angolo.
Per vedere uno straniero, bisognerà aspettare che il nostro dipartimento si faccia un nome, delle pubblicazioni e scopra qualcosa di estremamente importante. Solo allora, gli stranieri arriverebbero ... ed io aggiungo come opportunisti, perchè ... allora ... quando ci si mette in gioco e si scommette su se stessi e sulla nuova attività? ... un pò come ho fatto io lasciando un lavoro per un'altro, sapendo cosa mi aspetterà tra qualche anno.
I miei amici mi facevano notare il motivo per cui, da un pò di tempo a questa parte, non si fa altro che attribuire a noi ricerche fatte da altre parti, si pubblicano pezzi di articoli sui maggiori quotidiani nazionali con una frequenza tale da far ingelosire qualsiasi VIP e riceviamo e-mail (insistenti) da parte della "segretaria" affinchè le annunciassimo gli articoli pubblicati di recente da persone afferenti al dipartimento: tutte queste informazioni, saranno utilizzate dal dipartimento per farsi pubblicità ed attirare con specchietti per le allodole gli stranieri.
Vero è che gran parte di questo ragionamento è frutto di domande fatte da parte di uno dei due colleghi presenti con me ad alcuni degli anziani ... però le domande ed i perchè se li pongono!
Alla fine di tutta questa storia: non è che la mancanza di criticità possa in qualche modo influenzare la mia capacità di suscitare interessamento verso gli altri?
Ebbene, non mi sembra di essere una persona dotata di un profondo spirito critico nei confronti di ciò che mi circonda.
Non mi domando i perchè, a meno che non sia accaduto qualcosa che rapisca totalmente i miei pensieri o sia qualcosa che riguardi il mio essere. Quel "quid" in più che fa la differenza, pesante, tra me ed i miei amici/colleghi.
Mi sono accorto di questa mia limitata criticità domenica sera, mentre ero in compagnia di due amici nonchè colleghi di lavoro.
"Casus" dell'interessante discussione è stata la difficoltà nel reclutare nuovo personale e siamo giunti a parlare d'incapacità del nostro dipartimento ad assumere personale straniero.
Spero di riuscire a descrivere tutto in maniera concisa e lineare.
I capi fanno fatica a reclutare nuovo personale. Sarà che hanno una soglia di aspettative altissima ma accade anche che mormorano per alcune assunzioni già fatte perchè spinti dal fare paragoni. Sembra che questi soggetti li abbiano scelti perchè costretti a portare avanti il lavoro. A questo punto della discussione, sono intervenuto io dicendo che basterebbe estendere il reclutamento all'estero per soddisfare i nostri bisogni.
Troppo semplicistica la proposta!
In linea di principio, noi siamo inquadrati come "Post-doc", cioè persone capaci di portare avanti un filone di ricerca in maniera del tutto indipendente da tutto e da tutti e tale da indicarci la carriera per diventare un futuro ricercatore. La realtà dei fatti è che noi siano "Scientist", cioè figure professionali che lavorano per un progetto già esistente, determinato e supervisionato da altri, come avviene in un'azienda privata.
Uno straniero non verrebbe mai a lavorare da noi perchè non farebbe mai le funzioni di vero "post-doc" ma di "Scientist": americani, inglesi, tedeschi e chiunque provenga da una nazione un minimo migliore dell'Italia, non accetterebbe mai una condizione del genere. Avrebbero lavoro all'estero che soddisferebbe in pieno le loro richieste, ad ogni angolo.
Per vedere uno straniero, bisognerà aspettare che il nostro dipartimento si faccia un nome, delle pubblicazioni e scopra qualcosa di estremamente importante. Solo allora, gli stranieri arriverebbero ... ed io aggiungo come opportunisti, perchè ... allora ... quando ci si mette in gioco e si scommette su se stessi e sulla nuova attività? ... un pò come ho fatto io lasciando un lavoro per un'altro, sapendo cosa mi aspetterà tra qualche anno.
I miei amici mi facevano notare il motivo per cui, da un pò di tempo a questa parte, non si fa altro che attribuire a noi ricerche fatte da altre parti, si pubblicano pezzi di articoli sui maggiori quotidiani nazionali con una frequenza tale da far ingelosire qualsiasi VIP e riceviamo e-mail (insistenti) da parte della "segretaria" affinchè le annunciassimo gli articoli pubblicati di recente da persone afferenti al dipartimento: tutte queste informazioni, saranno utilizzate dal dipartimento per farsi pubblicità ed attirare con specchietti per le allodole gli stranieri.
Vero è che gran parte di questo ragionamento è frutto di domande fatte da parte di uno dei due colleghi presenti con me ad alcuni degli anziani ... però le domande ed i perchè se li pongono!
Alla fine di tutta questa storia: non è che la mancanza di criticità possa in qualche modo influenzare la mia capacità di suscitare interessamento verso gli altri?
sabato 2 ottobre 2010
Baci & Abbracci
Oggi, sono riuscito a dar vita ad un'idea che era nata la scorsa estate, camminando per i carrugi ed i pontili in prossimità del Porto Antico di Genova, in compagnia della mia "assassina".
L'idea è quella di fare un album fotografico con persone che si baciano, senza alcuna discriminazione.
Mi attrae moltissimo vedere le persone baciarsi: le invidio un casino, possono baciarsi senza problemi di esser scoperti, e lo fanno alla luce del giorno. Inoltre, si amano.
Sono stato un paio d'ore fermo in Piazza de Ferrari, oggi pomeriggio. Ho anche perso un paio di scatti molto importanti e bellissimi, tra due coppie, una eterosessuale e l'altra omosessuale: davvero un gran peccato non esser riuscito a immortalare quei due istanti!
Sembra, però, che oggi le persone avessero voglia di abbracciarsi: così, ho deciso di espandere la mia idea e d'includere anche quest'aspetto dell'affettività nell'ideale album che ho iniziato a creare.
Questo è il risultato di oggi: un paio di foto le trovo particolarmente belle.












L'idea è quella di fare un album fotografico con persone che si baciano, senza alcuna discriminazione.
Mi attrae moltissimo vedere le persone baciarsi: le invidio un casino, possono baciarsi senza problemi di esser scoperti, e lo fanno alla luce del giorno. Inoltre, si amano.
Sono stato un paio d'ore fermo in Piazza de Ferrari, oggi pomeriggio. Ho anche perso un paio di scatti molto importanti e bellissimi, tra due coppie, una eterosessuale e l'altra omosessuale: davvero un gran peccato non esser riuscito a immortalare quei due istanti!
Sembra, però, che oggi le persone avessero voglia di abbracciarsi: così, ho deciso di espandere la mia idea e d'includere anche quest'aspetto dell'affettività nell'ideale album che ho iniziato a creare.
Questo è il risultato di oggi: un paio di foto le trovo particolarmente belle.
venerdì 1 ottobre 2010
Razionale
So adattare il mio modo di agire e di decidere in base alle situazioni contigenti, tuttavia non concedo troppo spazio alle mie esigenze personali: per questo motivo, dovrei trovare più coraggio per mettermi in gioco: solo chi presta attenzione ai propri desideri e bisogni può raggiungere davvero la piena realizzazione in un rapporto di coppia. Dovrei ascoltare maggiormente la voce del cuore e dell'istinto, cercando anche di lasciar correre.
Le mie necessità personali non riesco a realizzarle per pura e semplice sfortuna. Non posso andare dietro a qualsiasi persona per soddisfare il mio più importante desiderio. Perciò mettersi in gioco, specialmente con le altre persone, mi risulta molto difficile e lo faccio solo nel caso in cui senta un fortissimo interesse ... e non è neanche detto! Quante persone non hanno saputo e non sapranno cosa mi suscitano!
Mi fa molto strano sapere di essere eccessivamente razionale, come se pianificassi a tavolino le esperienze che vorrei vivere di volta in volta. Purtroppo, non funziona così: magari potesse accadere che se mi comportassi in un determinato modo, le donne mi cadrebbero ai piedi! Il ragionamento logico-deduttivo non comporta arrivare al risultato ovvio e univoco: godere della persona da amare.
Ecco perchè non riesco a dare spazio al mio istinto, non ci riesco se non c'è corrispondenza di sentimenti: mi blocca, sapendo che prima o poi la relazione terminerà e mi ritorverò nuovamente punto e a capo.
Io non desidero più ricominciare sempre da zero.
Per fortuna, mi lascio trasportare ancora dal mio cuore e dalle emozioni, che continuo a sentire: per un lungo periodo, ho temuto di esser divenuto una persona di ghiaccio. So che non è così, ma so che spesso non posso comunicarle per bene.
Mi ha fatto incazzare ascoltare per la terza volta "metterci troppo la testa e di concedere più spazio alla pancia": sarà forse questo il motivo per cui non suscito interesse?
Su questo, non c'è dubbio: pari peso per autoaffermazione e tendenza a tirarmi indietro.
Le mie necessità personali non riesco a realizzarle per pura e semplice sfortuna. Non posso andare dietro a qualsiasi persona per soddisfare il mio più importante desiderio. Perciò mettersi in gioco, specialmente con le altre persone, mi risulta molto difficile e lo faccio solo nel caso in cui senta un fortissimo interesse ... e non è neanche detto! Quante persone non hanno saputo e non sapranno cosa mi suscitano!
Mi fa molto strano sapere di essere eccessivamente razionale, come se pianificassi a tavolino le esperienze che vorrei vivere di volta in volta. Purtroppo, non funziona così: magari potesse accadere che se mi comportassi in un determinato modo, le donne mi cadrebbero ai piedi! Il ragionamento logico-deduttivo non comporta arrivare al risultato ovvio e univoco: godere della persona da amare.
Ecco perchè non riesco a dare spazio al mio istinto, non ci riesco se non c'è corrispondenza di sentimenti: mi blocca, sapendo che prima o poi la relazione terminerà e mi ritorverò nuovamente punto e a capo.
Io non desidero più ricominciare sempre da zero.
Per fortuna, mi lascio trasportare ancora dal mio cuore e dalle emozioni, che continuo a sentire: per un lungo periodo, ho temuto di esser divenuto una persona di ghiaccio. So che non è così, ma so che spesso non posso comunicarle per bene.
Mi ha fatto incazzare ascoltare per la terza volta "metterci troppo la testa e di concedere più spazio alla pancia": sarà forse questo il motivo per cui non suscito interesse?
Su questo, non c'è dubbio: pari peso per autoaffermazione e tendenza a tirarmi indietro.
domenica 26 settembre 2010
La felicità è autentica se condivisa
E' la frase finale di un film che adoro terribilmente: "Into the wild".
La trovo più che perfetta come filosofia di vita ed i miei desideri tendono essenzialmente a questo: condividere. Non sempre mi riesce, specialmente se c'è "confusione" e "precarietà" nella situazione in cui i miei piedi battono il terreno. Ho necessità di sentire sicurezza attorno a me.
Sarà stata la condivisione di piaceri e, mi auguro, di sentimenti a farmi pensare continuamente alla sera di venerdì, trascorsa in compagnia della mia "assassina", a casa sua.
Due ore che si sono rivelate troppo poche per tutto ciò che desideravo da lei, ma che ho dovuto farmele bastare in quel momento ... poi, ho continuato a goderne per conto mio tutto ieri ed ancora oggi e chissà per quanto ancora nei prossimi giorni.
Difficilissimo staccare i miei pensieri da lei, adesso: mi prende d'impeto.
Venerdì sera, abbiamo condiviso due e più momenti d' intimità "fuori dal normale", nella mia scarsa esperienza. Qualcosa di estremamente buffo ed eccitante al contempo.
Non descriverò nessun dettaglio, riguarda solo me e lei.
Non ho saputo trattenere il mio piacere ed entusiasmo in questi due giorni e ho sentito la pulsione di raccontarglielo. In passato, non sarebbe mai successo: mi sarei tenuto tutto dentro per paura di dire qualcosa di male e sbagliato. Non avevo tutti i torti: giorni dopo, ero certo che avrei ricevuto la mia bastonata sentimentale, facendomi sentire un verme e stando malissimo, nonostante mi venisse detto che "non è idiota chi esprime i propri sentimenti". Quelle bastonate significavano di non innamorarmi di lei perchè non sarebbe nato null'altro.
Oggi, la questione non mi importa più: preferisco esprimere me stesso e ciò che provo piuttosto che tenermela tutta per me, nonostante tra me e lei non ci sia e non ci sarà una relazione "ufficiale" e stabile. Nonostante anche lei mi abbia detto di non innamorarmi.
Io, ora, me ne fotto e decido per i fatti miei.
Voglio farle sapere di esser felice perchè lei ha contribuito in misura consistente al mio attuale stato, tutto il resto non importa. Quando, poi, tutto questo inevitabilmente finirà, allora ripenserò a star male.
Malissimo, anzi.
Nell'attesa di trovare quella persona a cui piaccia pensarla come me e a cui piaccia godere di ciò che vive per il maggior "sempre" possibile: perchè amare è piacere, non dolore, non bastonate.
Curioso che poi mi venisse chiesto "Perchè me lo dici?" o "Lo senti veramente?"
La trovo più che perfetta come filosofia di vita ed i miei desideri tendono essenzialmente a questo: condividere. Non sempre mi riesce, specialmente se c'è "confusione" e "precarietà" nella situazione in cui i miei piedi battono il terreno. Ho necessità di sentire sicurezza attorno a me.
Sarà stata la condivisione di piaceri e, mi auguro, di sentimenti a farmi pensare continuamente alla sera di venerdì, trascorsa in compagnia della mia "assassina", a casa sua.
Due ore che si sono rivelate troppo poche per tutto ciò che desideravo da lei, ma che ho dovuto farmele bastare in quel momento ... poi, ho continuato a goderne per conto mio tutto ieri ed ancora oggi e chissà per quanto ancora nei prossimi giorni.
Difficilissimo staccare i miei pensieri da lei, adesso: mi prende d'impeto.
Venerdì sera, abbiamo condiviso due e più momenti d' intimità "fuori dal normale", nella mia scarsa esperienza. Qualcosa di estremamente buffo ed eccitante al contempo.
Non descriverò nessun dettaglio, riguarda solo me e lei.
Non ho saputo trattenere il mio piacere ed entusiasmo in questi due giorni e ho sentito la pulsione di raccontarglielo. In passato, non sarebbe mai successo: mi sarei tenuto tutto dentro per paura di dire qualcosa di male e sbagliato. Non avevo tutti i torti: giorni dopo, ero certo che avrei ricevuto la mia bastonata sentimentale, facendomi sentire un verme e stando malissimo, nonostante mi venisse detto che "non è idiota chi esprime i propri sentimenti". Quelle bastonate significavano di non innamorarmi di lei perchè non sarebbe nato null'altro.
Oggi, la questione non mi importa più: preferisco esprimere me stesso e ciò che provo piuttosto che tenermela tutta per me, nonostante tra me e lei non ci sia e non ci sarà una relazione "ufficiale" e stabile. Nonostante anche lei mi abbia detto di non innamorarmi.
Io, ora, me ne fotto e decido per i fatti miei.
Voglio farle sapere di esser felice perchè lei ha contribuito in misura consistente al mio attuale stato, tutto il resto non importa. Quando, poi, tutto questo inevitabilmente finirà, allora ripenserò a star male.
Malissimo, anzi.
Nell'attesa di trovare quella persona a cui piaccia pensarla come me e a cui piaccia godere di ciò che vive per il maggior "sempre" possibile: perchè amare è piacere, non dolore, non bastonate.
Curioso che poi mi venisse chiesto "Perchè me lo dici?" o "Lo senti veramente?"
mercoledì 1 settembre 2010
Palestra di vita
Sembra strano come, a distanza di tre anni, mi sia riiscritto nuovamente in palestra, con le stesse identiche motivazioni di allora: sfogarmi.
Non tanto per eliminare lo stress da lavoro e da una vita che vivo freneticamente, sebbene esternamente dimostri di essere una persona tranquilla.
Lo sfogo in questione è stato ed è, ancora una volta, di tipo sentimentale.
Quando tre anni fa partii per le vacanze estive, percepivo dentro di me che la vita, una volta rientrato a Ferrara, sarebbe completamente cambiata: avrei cominciato a soffrire per il muro di silenzio eretto da quella persona che aveva strizzato il mio cuore, fatto a spezzatino e cucinato a fuoco lentissimo per due lunghissimi anni.
E' stato veramente istintivo iniziare l'attività di muscolazione; in passato, prima di allora, avevo tentato un paio di volte a frequentare l'ambiente ma dopo neanche un mese la voglia di continuare era svanita.
Nel caso di tre anni fa, la vicenda era diversissima. Sentivo che se non avessi proseguito, non sarei stato in grado di svolgere le imminenti scadenze che stavano presentandosi nella mia vita. Dopo tre settimane "preparatorie" di allenamento fatte nel mio paese d'origine ... l'accanimento allo sport è arrivato appena rientrato a Ferrara.
E' bastato rivederla al lavoro solo al primo giorno per farmi andare giù di melone.
Alla palestra, accostai immediatamente il corso di salsa cubana e di fitness. Da allora, tutti i giorni, domenica escluso, compivo un paio d'ore di sfogo al giorno, non un paio d'ore di allenamento. VIVEVO solo per loro, in particolare per il ballo, per cui ad ogni ora del giorno mi ubriacavo di musica latinoamericana ascoltata con l'auricolare bluetooth collegato al mio cellulare, anche mentre lavoravo sotto cappa.
Nonostante tutto, per due mesi non ho avuto nessuno stimolo nel montare una reazione, scrivevo a fatica l'opera più importante del mio dottorato, la tesi, durata cinque faticosissimi mesi, in cui tutto mi sembrava degno di esser mandato all'aria.
Penso sempre a come sarei adesso se non mi fossi sfogato fisicamente, in quei giorni.
Lo sport lo vedo come un toccasana per i momenti difficili da superare.
Per ben 9 mesi di fila, sono stato bravo nel mantenere questo ritmo, fino al mio trasferimento "forzato" da Ferrara a Siena. I nuovi ritmi lavorativi, serrati e legati al cartellino delle timbrature, sono stati più forti e mi hanno allontanato ancora una volta da me, lasciandomi rimuginare e arrovellare nei miei pensieri.
A distanza di tre anni, qualche giorno fa la donna descritta nei post sottostanti, mi ha sparato con un proiettile d'argento, dritto al cuore. Era necessario, purtroppo. Una lunga relazione estiva, da giugno a fine agosto (repetita iuvant, eh!), ha segnato per la seconda volta la mia vita sentimentale. Fortunatamente, questa volta nel segno del bene: non ci sono muri di silenzio, al lavoro riusciamo a parlare seppur pochissimo, i contatti via sms li manteniamo ma chissà ... per quanto tempo si manterranno ... con che "qualità" ... e se si manterranno anche i contatti più personali e privati, i più rischiosi come li definisco. Perchè la posta in ballo in quegli incontri è altissima e la mancanza si fa sentire come una carogna.
Ecco perchè, spinto dalla testa a rinunciare ad iscrivermi, contando le poche volte che riuscirò ad andare in palestra a causa degli impegni di lavoro, mi sono lasciato trascinare dal cuore che mi ha detto di riprendere a sfogarmi.
Maledetta mancanza, non maledetta primavera.
Non tanto per eliminare lo stress da lavoro e da una vita che vivo freneticamente, sebbene esternamente dimostri di essere una persona tranquilla.
Lo sfogo in questione è stato ed è, ancora una volta, di tipo sentimentale.
Quando tre anni fa partii per le vacanze estive, percepivo dentro di me che la vita, una volta rientrato a Ferrara, sarebbe completamente cambiata: avrei cominciato a soffrire per il muro di silenzio eretto da quella persona che aveva strizzato il mio cuore, fatto a spezzatino e cucinato a fuoco lentissimo per due lunghissimi anni.
E' stato veramente istintivo iniziare l'attività di muscolazione; in passato, prima di allora, avevo tentato un paio di volte a frequentare l'ambiente ma dopo neanche un mese la voglia di continuare era svanita.
Nel caso di tre anni fa, la vicenda era diversissima. Sentivo che se non avessi proseguito, non sarei stato in grado di svolgere le imminenti scadenze che stavano presentandosi nella mia vita. Dopo tre settimane "preparatorie" di allenamento fatte nel mio paese d'origine ... l'accanimento allo sport è arrivato appena rientrato a Ferrara.
E' bastato rivederla al lavoro solo al primo giorno per farmi andare giù di melone.
Alla palestra, accostai immediatamente il corso di salsa cubana e di fitness. Da allora, tutti i giorni, domenica escluso, compivo un paio d'ore di sfogo al giorno, non un paio d'ore di allenamento. VIVEVO solo per loro, in particolare per il ballo, per cui ad ogni ora del giorno mi ubriacavo di musica latinoamericana ascoltata con l'auricolare bluetooth collegato al mio cellulare, anche mentre lavoravo sotto cappa.
Nonostante tutto, per due mesi non ho avuto nessuno stimolo nel montare una reazione, scrivevo a fatica l'opera più importante del mio dottorato, la tesi, durata cinque faticosissimi mesi, in cui tutto mi sembrava degno di esser mandato all'aria.
Penso sempre a come sarei adesso se non mi fossi sfogato fisicamente, in quei giorni.
Lo sport lo vedo come un toccasana per i momenti difficili da superare.
Per ben 9 mesi di fila, sono stato bravo nel mantenere questo ritmo, fino al mio trasferimento "forzato" da Ferrara a Siena. I nuovi ritmi lavorativi, serrati e legati al cartellino delle timbrature, sono stati più forti e mi hanno allontanato ancora una volta da me, lasciandomi rimuginare e arrovellare nei miei pensieri.
A distanza di tre anni, qualche giorno fa la donna descritta nei post sottostanti, mi ha sparato con un proiettile d'argento, dritto al cuore. Era necessario, purtroppo. Una lunga relazione estiva, da giugno a fine agosto (repetita iuvant, eh!), ha segnato per la seconda volta la mia vita sentimentale. Fortunatamente, questa volta nel segno del bene: non ci sono muri di silenzio, al lavoro riusciamo a parlare seppur pochissimo, i contatti via sms li manteniamo ma chissà ... per quanto tempo si manterranno ... con che "qualità" ... e se si manterranno anche i contatti più personali e privati, i più rischiosi come li definisco. Perchè la posta in ballo in quegli incontri è altissima e la mancanza si fa sentire come una carogna.
Ecco perchè, spinto dalla testa a rinunciare ad iscrivermi, contando le poche volte che riuscirò ad andare in palestra a causa degli impegni di lavoro, mi sono lasciato trascinare dal cuore che mi ha detto di riprendere a sfogarmi.
Maledetta mancanza, non maledetta primavera.
giovedì 12 agosto 2010
Se l’attrazione vi blocca
Intimidirsi è normale. Rischiate e dichiaratevi senza timori: sentimenti (e desiderio sessuale) sono comunque lusinghieri
"Molte persone, quando si tratta di tentare di conquistare qualcuno dal quale sono molto attratte, si scoprono inspiegabilmente timide. Non sanno più come comportarsi, diventano goffe, tendono a chiudersi e, anzichè tentare di iniziare una qualunque conversazione, si zittiscono con il risultato che, non solo non riescono minimamente ad interessare l’oggetto dei loro desideri, ma rischiano che lui (o lei) non sappia nemmeno della loro esistenza! È sempre solo una questione di bassa autostima? Non solo. L’attrazione sessuale infatti porta a sperimentare un livello di eccitazione che solitamente non è presente nella relazione con semplici conoscenti. Chi si sente attratto da una persona sconosciuta sente di avere delle tensioni non opportune nei confronti di qualcuno che non appartiene alla sfera dell’intimità. Ed è difficile simulare un atteggiamento distaccato quando l’unico desiderio sarebbe di toccare, baciare e abbracciare chi ci si trova. C’è il timore di esser scambiati per individui che “vogliono solo quello” e già questo è sufficiente per scoraggiare ogni iniziativa di seduzione. Il desiderio sessuale e l’attrazione però non sono di per sè disdicevoli. Lo diventano quando rappresentano l’unico motore che spinge alla frequentazione di una persona e soprattutto quando le proprie intenzioni non vengono chiaramente esplicitate all’altra, ma vengono nascoste dietro ipocriti “ti amo” o “non posso vivere senza di te”. Non bisogna quindi vergognarsi di ciò che si prova perchè dichiarare ad una persona la propria attrazione significa esplicitarle la propria considerazione e ammirazione e, anche se non ricambiata, sono comunque sentimenti che lusingano."
"Molte persone, quando si tratta di tentare di conquistare qualcuno dal quale sono molto attratte, si scoprono inspiegabilmente timide. Non sanno più come comportarsi, diventano goffe, tendono a chiudersi e, anzichè tentare di iniziare una qualunque conversazione, si zittiscono con il risultato che, non solo non riescono minimamente ad interessare l’oggetto dei loro desideri, ma rischiano che lui (o lei) non sappia nemmeno della loro esistenza! È sempre solo una questione di bassa autostima? Non solo. L’attrazione sessuale infatti porta a sperimentare un livello di eccitazione che solitamente non è presente nella relazione con semplici conoscenti. Chi si sente attratto da una persona sconosciuta sente di avere delle tensioni non opportune nei confronti di qualcuno che non appartiene alla sfera dell’intimità. Ed è difficile simulare un atteggiamento distaccato quando l’unico desiderio sarebbe di toccare, baciare e abbracciare chi ci si trova. C’è il timore di esser scambiati per individui che “vogliono solo quello” e già questo è sufficiente per scoraggiare ogni iniziativa di seduzione. Il desiderio sessuale e l’attrazione però non sono di per sè disdicevoli. Lo diventano quando rappresentano l’unico motore che spinge alla frequentazione di una persona e soprattutto quando le proprie intenzioni non vengono chiaramente esplicitate all’altra, ma vengono nascoste dietro ipocriti “ti amo” o “non posso vivere senza di te”. Non bisogna quindi vergognarsi di ciò che si prova perchè dichiarare ad una persona la propria attrazione significa esplicitarle la propria considerazione e ammirazione e, anche se non ricambiata, sono comunque sentimenti che lusingano."
martedì 6 luglio 2010
...ed ora KO
A distanza di tre settimane dal nostro ultimo incontro, ieri sera ho ricevuto un messaggio da parte sua, chiedendomi se avessi avuto voglia di trascorrere del tempo insieme a lei.
A fine serata, mi sono sentito come un pugile messo a KO, sopraggiunto a fatica e sconfitto al termine del 15° giro, dopo averle prese tante che la metà erano più che sufficienti.
Ieri sera ho lasciato sbriciolare le mie difese e le ho permesso di far incetta dei miei sentimenti, delle mie paure, dei miei desideri.
Ovvio che alla fine ne abbia risentito per tutto il giorno a seguire, vivendo in uno stato confusionale che non sperimentavo più da tre anni.
Dopo averla incontrata in vicinanza di casa sua, ci siamo spostati verso il Porto Antico, dove abbiamo trascorso il resto della serata.
Dapprima, abbiamo camminato lungo i moli del porto, per poi fermarci definitivamente sul molo più bello, quello dedicato ad uno dei nostri cantanti più adorati: Fabrizio de Andrè.
Qui, le nostre attenzioni si sono rivolte a una coppia di uomini, a nostro parere, in corteggiamento. Palesi erano i gesti, gli sguardi, gli affondi che uno dei due, il più giovane e smaliziato, lanciava verso l'altro, più vecchio e pacato.
E' stato a partire da questo corteggiamento che siamo arrivati a parlare nuovamente di noi e di quanto stiamo vivendo.
Ribadito il mio forte interesse nei suoi confronti, ho cominciato a cedere e a sbriciolare le mie difese, fino a rivelarle i pensieri "cattivi" generati da una parola estrapolata dopo un nostro precedente discorso (questa parola era "considerazione") e spingendomi anche oltre ... raccontandole le ragioni che più mi feriscono quando penso di non riuscire ad avere la capacità di vivere una relazione.
Già nei precedenti due incontri mi aveva chiesto di raccontarle le motivazioni ma io li avevo sempre considerati come segreti, da mantenere tali a tutti i costi.
Ieri sera, quei segreti sono crollati come castelli di sabbia. Questo mi ha turbato tantissimo, mi ha perfino bloccato psicologicamente, rivivendo una sensazione sperimentata un paio di anni fa a Siena ... non riuscivo più a parlare di nulla, a pensare al nulla. Ero completamente frastornato che non sapevo più cosa fare.
Solo una cosa mi rimaneva da fare: avere fiducia in lei.
Mi ha fatto tremare, mi ha fatto piangere, ha affermato tutto il contrario di quanto mi era stato riversato contro tre anni fa. Ha cercato di farmi cancellare dalla testa quei pensieri. Mi ha implorato di non chiudermi nuovamente a riccio ... come disse anche l'altra ...
Ma quelle convinzioni sono oramai dure a morire e non moriranno finchè non si realizzerà il mio desiderio più importante: innamorarmi ed essere ricambiato nella stessa misura. Solo così mi sentirò veramente libero da questa oppressione che mi porto dietro da decenni.
Mi ha consolato. Mi ha preso, mi ha stretto a sè ed ha cominciato a baciarmi, a dimostrarmi tutto il suo affetto e la sua stima nei miei confronti... ma non innamoramento: questo già lo sapevo.
Era evidente che quanto successo desiderava farlo e viveva quei momenti in maniera totalmente empatica.
Ma...
E' doloroso vivere così perchè appare essere una vera coppia.
La realtà è che questa scena dura il tempo di questo momento e non si prolunga in modo da viverla ed averla per "sempre", condizione che aspiro a raggiungere, in generale.
So che è presa da me ... lo è in quel frangente ... ma, poi, una volta separati, tutto ritorna come al giorno precedente.
Ora, conosce i miei punti deboli e i miei bisogni più impellenti: i miei bisogni e le mie mancanze di affetto, di condivisione, di amore.
Ora sa come distruggermi in qualsiasi momento e ogni tentativo di difesa sarà inutile.
Lei può esser per me "un'amica speciale, una confidente, una persona con la quale star bene e che sa come fare e farlo bene" ma tutto ciò senza innamorarmi di lei perchè altrimenti non saprei a quali casini e rischi andrei incontro, se mi innamorassi.
Continuando a guardarmi, a stringermi, a baciarmi, anche sotto casa sua, come veri innamorati.
Innamorati si nasce grazie alla spontaneità dell'incontro ... non lo si diventa conoscendosi.
A fine serata, mi sono sentito come un pugile messo a KO, sopraggiunto a fatica e sconfitto al termine del 15° giro, dopo averle prese tante che la metà erano più che sufficienti.
Ieri sera ho lasciato sbriciolare le mie difese e le ho permesso di far incetta dei miei sentimenti, delle mie paure, dei miei desideri.
Ovvio che alla fine ne abbia risentito per tutto il giorno a seguire, vivendo in uno stato confusionale che non sperimentavo più da tre anni.
Dopo averla incontrata in vicinanza di casa sua, ci siamo spostati verso il Porto Antico, dove abbiamo trascorso il resto della serata.
Dapprima, abbiamo camminato lungo i moli del porto, per poi fermarci definitivamente sul molo più bello, quello dedicato ad uno dei nostri cantanti più adorati: Fabrizio de Andrè.
Qui, le nostre attenzioni si sono rivolte a una coppia di uomini, a nostro parere, in corteggiamento. Palesi erano i gesti, gli sguardi, gli affondi che uno dei due, il più giovane e smaliziato, lanciava verso l'altro, più vecchio e pacato.
E' stato a partire da questo corteggiamento che siamo arrivati a parlare nuovamente di noi e di quanto stiamo vivendo.
Ribadito il mio forte interesse nei suoi confronti, ho cominciato a cedere e a sbriciolare le mie difese, fino a rivelarle i pensieri "cattivi" generati da una parola estrapolata dopo un nostro precedente discorso (questa parola era "considerazione") e spingendomi anche oltre ... raccontandole le ragioni che più mi feriscono quando penso di non riuscire ad avere la capacità di vivere una relazione.
Già nei precedenti due incontri mi aveva chiesto di raccontarle le motivazioni ma io li avevo sempre considerati come segreti, da mantenere tali a tutti i costi.
Ieri sera, quei segreti sono crollati come castelli di sabbia. Questo mi ha turbato tantissimo, mi ha perfino bloccato psicologicamente, rivivendo una sensazione sperimentata un paio di anni fa a Siena ... non riuscivo più a parlare di nulla, a pensare al nulla. Ero completamente frastornato che non sapevo più cosa fare.
Solo una cosa mi rimaneva da fare: avere fiducia in lei.
Mi ha fatto tremare, mi ha fatto piangere, ha affermato tutto il contrario di quanto mi era stato riversato contro tre anni fa. Ha cercato di farmi cancellare dalla testa quei pensieri. Mi ha implorato di non chiudermi nuovamente a riccio ... come disse anche l'altra ...
Ma quelle convinzioni sono oramai dure a morire e non moriranno finchè non si realizzerà il mio desiderio più importante: innamorarmi ed essere ricambiato nella stessa misura. Solo così mi sentirò veramente libero da questa oppressione che mi porto dietro da decenni.
Mi ha consolato. Mi ha preso, mi ha stretto a sè ed ha cominciato a baciarmi, a dimostrarmi tutto il suo affetto e la sua stima nei miei confronti... ma non innamoramento: questo già lo sapevo.
Era evidente che quanto successo desiderava farlo e viveva quei momenti in maniera totalmente empatica.
Ma...
E' doloroso vivere così perchè appare essere una vera coppia.
La realtà è che questa scena dura il tempo di questo momento e non si prolunga in modo da viverla ed averla per "sempre", condizione che aspiro a raggiungere, in generale.
So che è presa da me ... lo è in quel frangente ... ma, poi, una volta separati, tutto ritorna come al giorno precedente.
Ora, conosce i miei punti deboli e i miei bisogni più impellenti: i miei bisogni e le mie mancanze di affetto, di condivisione, di amore.
Ora sa come distruggermi in qualsiasi momento e ogni tentativo di difesa sarà inutile.
Lei può esser per me "un'amica speciale, una confidente, una persona con la quale star bene e che sa come fare e farlo bene" ma tutto ciò senza innamorarmi di lei perchè altrimenti non saprei a quali casini e rischi andrei incontro, se mi innamorassi.
Continuando a guardarmi, a stringermi, a baciarmi, anche sotto casa sua, come veri innamorati.
Innamorati si nasce grazie alla spontaneità dell'incontro ... non lo si diventa conoscendosi.
domenica 20 giugno 2010
Difesa
Dall'ultimo commento pubblicato, è successo qualcosa che è servito molto al mio carattere ed al cumulo di esperienze finora vissute.
Tutto è nato dalla pratica di portabilità del mio numero di cellulare da 3 a Wind.
Con la nuova scheda, quindi un nuovo numero a disposizione per pochi giorni, ho giocato d'amore in maniera del tutto anonima con una ragazza che mi ha sempre affascinato fin dal primo momento che l'ho conosciuta in istituto, a Genova.
Le ho inviato un messaggio molto bello, facendo riferimento ad un momento bello che avevo vissuto con la donna con cui ebbi una relazione tre anni fa: indossare la mia giacca dopo che lei l'aveva portata per diverse ore, provando il calore di un abbraccio virtuale molto realistico.
Dapprima, consideravo questo messaggio uno scherzo ma in realtà, desideravo veramente avere dei momenti di intimità con lei.
Ad un certo punto, dopo vari giochi e stuzzicamenti vari e a vicenda, sono uscito dall'anonimato e mi sono dichiarato, suscitando curiosità e sorpresa da parte sua perchè non si sarebbe mai aspettata un mio interessamento nei suoi confronti. Infatti, l'ho sempre e spesso sostenuta in una relazione a distanza con un tecnico con il quale ha avuto una serie di incontri occasionali ma che non hanno portato ad una relazione stabile, sebbene lei sia ancora attratta da lui.
A questo punto, lei ha voluto chiarezza e mi ha chiesto di incontrarci fuori per parlarne. Caso ha voluto che il fine settimana scorso sia dovuto tornare giù a casa per accompagnare mia sorella e famiglia per le ferie estive, procrastinando il nostro incontro di alcuni giorni invece che nel fine settimana, quando lei è libera da ogni attività e non ha nessuno in casa.
Sembrava anche interessata a me, c'è stato un momento in cui ci siamo scambiati messaggi molto teneri e divertenti allo stesso tempo.
Nella sera del nostro incontro, sotto una pioggia battente e fermi lungo una delle banchine del Porto Antico, abbiamo veramente chiarito tutto sulla vicenda. Io le ho raccontato del mio interessamento nei suoi confronti, di quanto mi facesse uscire letteralmente pazzo quando compie determinati gesti e che mi sentivo molto attratto da lei.
Di contro, lei che mi riferisce che non ha mai pensato a me, che neanche le interesso e che ha ancora vive in mente le sue storie precedenti che, a mio parere, non riesce a scrollarsi di dosso. Lei non è pronta per una nuova storia, perchè non ne ha voglia, tempo e forze.
Un capitolo non nuovo che si ripresenta nella mia storia sentimentale.
Nonostante tutto, lei si concede a me in lunghi ed eccitantissimi baci e abbracci, sotto un diluvio incredibile per essere metà giugno, fino a tardissima notte.
Non ho risentito del colpo sentimentale negativo come invece successo anni fa, fortunatamente sono stato in grado di tenere a bada il cuore o, quando voleva metterci dito nella storia, a saperlo gestire e riappacificare in breve tempo.
Pochi giorni dopo, dovendoci tra colleghi incontrare fuori in centro per trascorrere insieme il sabato sera, una tormenta di pioggia ha fatto saltare i piani di uscita ma non la mia volontà di trascorrere del tempo assieme a lei.
Questa volta, a casa sua.
Da soli.
Sentivo che sarebbe stata una serata molto difficile da gestire dal punto di vista sessuale...e infatti sono partito da casa lasciando ogni speranza di avere un rapporto con lei quella notte, anche nel caso in cui lei lo desiderasse per davvero.
Siamo stati alcune ore a parlare di noi, poi a trascorrere un sacco di tempo davanti al suo pc a scambiarci musica, evitando qualsiasi contatto fisico e riferimenti a quanto accaduto giorni prima.
Ad un certo punto, lei si butta sul letto, stanca, sfinita e consumata dal sonno.
So di titubare volontarimente, nonostante il desiderio e la voglia di lei fosse altissimo.
Però, ad un certo momento, siamo fianco a fianco e cominciamo a baciarci.
Manca il mordente tra di noi, lei è distaccata in maniera totale ed io non voglio vivere una situazione del genere perchè mi mette in una condizione di inferiorità, come infatti mi sentivo in quei momenti.
Mi chiede cosa mi aspetto da lei, mi chiede se ho pensato nei giorni precedenti a quanto accaduto quella sera al porto.
Le rispondo che ho desiderio di lei ma so che non si può andare avanti, anche per rispetto delle sue volontà di non intraprendere nuove relazioni.
Lei mi risponde che le è piaciuto ed è stato bello quanto ha vissuto quella notte, ma che non si può andare avanti e che non accadrà nulla.
Infatti, dopo pochi ulteriori scambi di effusioni, mi invita ad andar via perchè non mi sarà concesso restare a dormire con lei.
Io, prendo e vado, senza dire una parola, senza dare spiegazioni del mio silenzio.
Non ne vedo il motivo, se non quello fondamentale della mia vita: DIFENDERMI.
DIFENDERE I MIEI SENTIMENTI E LE MIE CONVINZIONI SULLE RELAZIONI.
Al mattino seguente, lei si fa sentire con un messaggio chiedendomi come stessi e scusandosi se è apparsa dura se ha insistito nel farmi andar via, essendo la cosa più giusta da fare.
Per la prima volta in vita mia, mi sono sentito forte e non mi sono fatto prendere da emozione, tipico del mio carattere anni fa, oramai.
Non ne ho risentito per tutto il giorno, la vita è trascorsa bene come sempre in queste ultime settimane e non ne risento neanche in questo momento e neanche domani, quando la rivedrò al lavoro.
Per quanto riguarda me, però sono sempre più convinto che una storia d'amore non la vivrò mai e, di conseguenza, non troverò mai una donna che mi desideri e mi ami per quello che sono.
Tutto è nato dalla pratica di portabilità del mio numero di cellulare da 3 a Wind.
Con la nuova scheda, quindi un nuovo numero a disposizione per pochi giorni, ho giocato d'amore in maniera del tutto anonima con una ragazza che mi ha sempre affascinato fin dal primo momento che l'ho conosciuta in istituto, a Genova.
Le ho inviato un messaggio molto bello, facendo riferimento ad un momento bello che avevo vissuto con la donna con cui ebbi una relazione tre anni fa: indossare la mia giacca dopo che lei l'aveva portata per diverse ore, provando il calore di un abbraccio virtuale molto realistico.
Dapprima, consideravo questo messaggio uno scherzo ma in realtà, desideravo veramente avere dei momenti di intimità con lei.
Ad un certo punto, dopo vari giochi e stuzzicamenti vari e a vicenda, sono uscito dall'anonimato e mi sono dichiarato, suscitando curiosità e sorpresa da parte sua perchè non si sarebbe mai aspettata un mio interessamento nei suoi confronti. Infatti, l'ho sempre e spesso sostenuta in una relazione a distanza con un tecnico con il quale ha avuto una serie di incontri occasionali ma che non hanno portato ad una relazione stabile, sebbene lei sia ancora attratta da lui.
A questo punto, lei ha voluto chiarezza e mi ha chiesto di incontrarci fuori per parlarne. Caso ha voluto che il fine settimana scorso sia dovuto tornare giù a casa per accompagnare mia sorella e famiglia per le ferie estive, procrastinando il nostro incontro di alcuni giorni invece che nel fine settimana, quando lei è libera da ogni attività e non ha nessuno in casa.
Sembrava anche interessata a me, c'è stato un momento in cui ci siamo scambiati messaggi molto teneri e divertenti allo stesso tempo.
Nella sera del nostro incontro, sotto una pioggia battente e fermi lungo una delle banchine del Porto Antico, abbiamo veramente chiarito tutto sulla vicenda. Io le ho raccontato del mio interessamento nei suoi confronti, di quanto mi facesse uscire letteralmente pazzo quando compie determinati gesti e che mi sentivo molto attratto da lei.
Di contro, lei che mi riferisce che non ha mai pensato a me, che neanche le interesso e che ha ancora vive in mente le sue storie precedenti che, a mio parere, non riesce a scrollarsi di dosso. Lei non è pronta per una nuova storia, perchè non ne ha voglia, tempo e forze.
Un capitolo non nuovo che si ripresenta nella mia storia sentimentale.
Nonostante tutto, lei si concede a me in lunghi ed eccitantissimi baci e abbracci, sotto un diluvio incredibile per essere metà giugno, fino a tardissima notte.
Non ho risentito del colpo sentimentale negativo come invece successo anni fa, fortunatamente sono stato in grado di tenere a bada il cuore o, quando voleva metterci dito nella storia, a saperlo gestire e riappacificare in breve tempo.
Pochi giorni dopo, dovendoci tra colleghi incontrare fuori in centro per trascorrere insieme il sabato sera, una tormenta di pioggia ha fatto saltare i piani di uscita ma non la mia volontà di trascorrere del tempo assieme a lei.
Questa volta, a casa sua.
Da soli.
Sentivo che sarebbe stata una serata molto difficile da gestire dal punto di vista sessuale...e infatti sono partito da casa lasciando ogni speranza di avere un rapporto con lei quella notte, anche nel caso in cui lei lo desiderasse per davvero.
Siamo stati alcune ore a parlare di noi, poi a trascorrere un sacco di tempo davanti al suo pc a scambiarci musica, evitando qualsiasi contatto fisico e riferimenti a quanto accaduto giorni prima.
Ad un certo punto, lei si butta sul letto, stanca, sfinita e consumata dal sonno.
So di titubare volontarimente, nonostante il desiderio e la voglia di lei fosse altissimo.
Però, ad un certo momento, siamo fianco a fianco e cominciamo a baciarci.
Manca il mordente tra di noi, lei è distaccata in maniera totale ed io non voglio vivere una situazione del genere perchè mi mette in una condizione di inferiorità, come infatti mi sentivo in quei momenti.
Mi chiede cosa mi aspetto da lei, mi chiede se ho pensato nei giorni precedenti a quanto accaduto quella sera al porto.
Le rispondo che ho desiderio di lei ma so che non si può andare avanti, anche per rispetto delle sue volontà di non intraprendere nuove relazioni.
Lei mi risponde che le è piaciuto ed è stato bello quanto ha vissuto quella notte, ma che non si può andare avanti e che non accadrà nulla.
Infatti, dopo pochi ulteriori scambi di effusioni, mi invita ad andar via perchè non mi sarà concesso restare a dormire con lei.
Io, prendo e vado, senza dire una parola, senza dare spiegazioni del mio silenzio.
Non ne vedo il motivo, se non quello fondamentale della mia vita: DIFENDERMI.
DIFENDERE I MIEI SENTIMENTI E LE MIE CONVINZIONI SULLE RELAZIONI.
Al mattino seguente, lei si fa sentire con un messaggio chiedendomi come stessi e scusandosi se è apparsa dura se ha insistito nel farmi andar via, essendo la cosa più giusta da fare.
Per la prima volta in vita mia, mi sono sentito forte e non mi sono fatto prendere da emozione, tipico del mio carattere anni fa, oramai.
Non ne ho risentito per tutto il giorno, la vita è trascorsa bene come sempre in queste ultime settimane e non ne risento neanche in questo momento e neanche domani, quando la rivedrò al lavoro.
Per quanto riguarda me, però sono sempre più convinto che una storia d'amore non la vivrò mai e, di conseguenza, non troverò mai una donna che mi desideri e mi ami per quello che sono.
mercoledì 26 maggio 2010
Exit Strategy
Sei mesi dall'ultimo intervento sono davvero tanti ...
Ma, adesso, ho qualcosa su cui scrivere che servirà molto al mio star bene in futuro.
Non sono solito usare terminologia inglese, penso di averlo già scritto in passato, ma sono le parole più appropriate perchè dalla strategia militare anglosassone derivano questi due vocaboli:
EXIT STRATEGY
In effetti, non sono molto lontano dal muovere guerra a qualcuno: a me stesso.
Stasera, ho fatto qualcosa che ho rinviato per troppo tempo, in questi ultimi mesi: scavare nel mio passato.
Ho pensato a cosa, nel passato, mi ha reso "sereno" e "tranquillo" con me stesso e verso gli altri e mi ha procurato "piacere". Quindi, ha generato in me "sicurezza".
Mi sono risposto in sequenza cronologica (e non sto a spiegare qui il perchè di queste risposte): le ricetrasmissioni con la radio CB, gli esami universitari più "difficili", gli amici scoperti nell'ultimo periodo dell'università, la pallacanestro, le tre importanti amicizie coltivate nel periodo ferrarese, la mia unica esperienza sentimentale/relazionale, l'attività sportiva, il tempo trascorso a svolgere servizi di volontariato, la scoperta di due eccezionali colleghe di lavoro e, per concludere, i venti giorni spesi a preparare, fino a tarda notte, la presentazione scientifica che mi ha permesso di trasferirmi da Siena a Genova.
Sono "esperienze" non attinenti tra di loro, diversificate.
Ciò che è di estrema importanza è che quelle attività hanno sempre previsto, da parte mia, due caratteristiche fondamentali:
la COSTANZA e l' IMPEGNO
C'è quasi sempre stata una resistenza iniziale, "esogena" o "endogena", verso quelle attività ma solo con costanza e impegno, che so tirar fuori nelle cose che compio, sono riuscito ad amare ed apprezzare fino in fondo ciò che facevo, mantendone sempre vivo il ricordo.
Non è strano che alcune di quelle attività continuo a mantenerle vive e fruttifere per il mio bene interiore, nonostante la lontananza, nonostante il tempo e le difficoltà varie.
Alla fine, ho ricondotto a queste due parole i momenti di benessere nella mia vita.
Alla fine, ho ricondotto a queste due parole i momenti di sconforto e di odio verso me stesso nella vita: quando, a mio parere, non mettevo costanza e impegno nelle mie attività; peggio ancora, quando non sperimentavo costanza e impegno verso di me da parte di chi doveva starmi vicino: Tatiana in un caso, la mia famiglia in un altro.
Ecco, quindi, che la mia "Exit Strategy" dalla chiusura in me stesso ha come cardini questi due elementi: costanza e impegno.
Ho pensato di scorporare il mio problema in pochi brevi punti:
1) Ritrovare costanza e rimettere tutto il mio impegno a partire da qualcosa di cui
ho estrema necessità in questo momento: le amicizie. Devo evitare di trascorrere tutto il mio
tempo lavorativo nella ricerca scientifica. Devo coltivare quotidianamente le mie amicizie
all'interno del dipartimento in cui lavoro: Chiara, Claudio, Romina, Mauro, Aldo, Oscar, Joao,
Rita, Fabio, Glauco e chiunque abbia voglia di conoscermi veramente. Ricavare il tempo su
due/tre pause per trascorrere momenti con queste persone e vederle, se possibile, anche fuori
dal lavoro, come già si fa con l'aperitivo o con qualche uscita finesettimanale.
2) Carpere diem: cogliere tutti gli attimi che mi si presentano nel corso della giornata, badando
di più all'impulso, anche se questo comporterà fortissima vergogna da parte mia. E'
obbligatorio superare qualsiasi ostacolo che mi sono creato e che mi hanno creato nel corso
della vita.
3) Questo implica di non aggiungere ulteriore ritardo a quanto già accumulato nella mia vita.
Ho sempre la sensazione di sentirmi meno maturo di chiunque mi sta attorno e questo mi
fa sentire piccolissimo a loro confronto. Di fatto, ho almeno una decina d'anni di ritardo
rispetto a chiunque, a causa delle esperienze non vissute durante il periodo giovanile.
Ho necessità di trovare tanta sicurezza e un bel pò di pace. Solo così potrò sentirmi soddisfatto di come vivo. E' troppo tempo, oramai, che non provo questo sentimento.
A parole è semplice definire la strategia. Ora cercherò di metterci costanza e impegno e vediamo cosa uscirà fuori.
Ma, adesso, ho qualcosa su cui scrivere che servirà molto al mio star bene in futuro.
Non sono solito usare terminologia inglese, penso di averlo già scritto in passato, ma sono le parole più appropriate perchè dalla strategia militare anglosassone derivano questi due vocaboli:
EXIT STRATEGY
In effetti, non sono molto lontano dal muovere guerra a qualcuno: a me stesso.
Stasera, ho fatto qualcosa che ho rinviato per troppo tempo, in questi ultimi mesi: scavare nel mio passato.
Ho pensato a cosa, nel passato, mi ha reso "sereno" e "tranquillo" con me stesso e verso gli altri e mi ha procurato "piacere". Quindi, ha generato in me "sicurezza".
Mi sono risposto in sequenza cronologica (e non sto a spiegare qui il perchè di queste risposte): le ricetrasmissioni con la radio CB, gli esami universitari più "difficili", gli amici scoperti nell'ultimo periodo dell'università, la pallacanestro, le tre importanti amicizie coltivate nel periodo ferrarese, la mia unica esperienza sentimentale/relazionale, l'attività sportiva, il tempo trascorso a svolgere servizi di volontariato, la scoperta di due eccezionali colleghe di lavoro e, per concludere, i venti giorni spesi a preparare, fino a tarda notte, la presentazione scientifica che mi ha permesso di trasferirmi da Siena a Genova.
Sono "esperienze" non attinenti tra di loro, diversificate.
Ciò che è di estrema importanza è che quelle attività hanno sempre previsto, da parte mia, due caratteristiche fondamentali:
la COSTANZA e l' IMPEGNO
C'è quasi sempre stata una resistenza iniziale, "esogena" o "endogena", verso quelle attività ma solo con costanza e impegno, che so tirar fuori nelle cose che compio, sono riuscito ad amare ed apprezzare fino in fondo ciò che facevo, mantendone sempre vivo il ricordo.
Non è strano che alcune di quelle attività continuo a mantenerle vive e fruttifere per il mio bene interiore, nonostante la lontananza, nonostante il tempo e le difficoltà varie.
Alla fine, ho ricondotto a queste due parole i momenti di benessere nella mia vita.
Alla fine, ho ricondotto a queste due parole i momenti di sconforto e di odio verso me stesso nella vita: quando, a mio parere, non mettevo costanza e impegno nelle mie attività; peggio ancora, quando non sperimentavo costanza e impegno verso di me da parte di chi doveva starmi vicino: Tatiana in un caso, la mia famiglia in un altro.
Ecco, quindi, che la mia "Exit Strategy" dalla chiusura in me stesso ha come cardini questi due elementi: costanza e impegno.
Ho pensato di scorporare il mio problema in pochi brevi punti:
1) Ritrovare costanza e rimettere tutto il mio impegno a partire da qualcosa di cui
ho estrema necessità in questo momento: le amicizie. Devo evitare di trascorrere tutto il mio
tempo lavorativo nella ricerca scientifica. Devo coltivare quotidianamente le mie amicizie
all'interno del dipartimento in cui lavoro: Chiara, Claudio, Romina, Mauro, Aldo, Oscar, Joao,
Rita, Fabio, Glauco e chiunque abbia voglia di conoscermi veramente. Ricavare il tempo su
due/tre pause per trascorrere momenti con queste persone e vederle, se possibile, anche fuori
dal lavoro, come già si fa con l'aperitivo o con qualche uscita finesettimanale.
2) Carpere diem: cogliere tutti gli attimi che mi si presentano nel corso della giornata, badando
di più all'impulso, anche se questo comporterà fortissima vergogna da parte mia. E'
obbligatorio superare qualsiasi ostacolo che mi sono creato e che mi hanno creato nel corso
della vita.
3) Questo implica di non aggiungere ulteriore ritardo a quanto già accumulato nella mia vita.
Ho sempre la sensazione di sentirmi meno maturo di chiunque mi sta attorno e questo mi
fa sentire piccolissimo a loro confronto. Di fatto, ho almeno una decina d'anni di ritardo
rispetto a chiunque, a causa delle esperienze non vissute durante il periodo giovanile.
Ho necessità di trovare tanta sicurezza e un bel pò di pace. Solo così potrò sentirmi soddisfatto di come vivo. E' troppo tempo, oramai, che non provo questo sentimento.
A parole è semplice definire la strategia. Ora cercherò di metterci costanza e impegno e vediamo cosa uscirà fuori.
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