sabato 13 dicembre 2008

Opera omnia ... vitae

Immagino un'orchestra costituita da cento elementi.
Un solo uomo ... che dirige il lavoro di così tante persone.
Formulo la bizzarra idea che solo il direttore detenga il potere e gli altri componenti debbano sottostare al suo volere e suonare secondo il suo piacere.
Poi, immagino la stessa orchestra senza il direttore ... di colpo, sento sparire concertualità, armonia, ritmo, tempo, unità. Ogni gruppo suona tempi diversi, con intensità differenti ... senza rispettare il suono degli altri gruppi ... come se, tutto ad un tratto, fossero stati mossi da uno spirito di dominazione e prevaricazione.
Niente vibrazioni delicate e dolci ... solo rumori aspri e duri che si mescolano assieme per generare un frastuono.
Un direttore d'orchestra non è poi, tutto sommato, un despota.
Coordina i vari elementi.
Smussa le imperfezioni ed appiana le situazioni di conflittualità musicali.
Esalta ora un gruppo, che viene appoggiato da un insieme di suoni di supporto per esaltarne le caratteristiche; in seguito, inverte i ruoli, abbassando i primi e innalzando i secondi.
Li fa suonare assieme ... poi li divide ... li riunisce nuovamente ... li separa ancora una volta. A volte sembra che li faccia suonare indipendentemente ... ma sta facendo creare loro un'opera comune.
Non promuove un elemento come indispensabile all'intera orchestra: fa si che tutti gli strumenti abbiano pari dignità ed espressione.
Suggerisce un modo di esecuzione dell'opera, sulla base delle emozioni che le note provocano: studia il modo più gentile nello staccare le note; contempla l'uso del vibrato; guarda alla totalità dell'esecuzione e non alle singole battute.
Prima ancora di lanciare l'esecuzione, avvia l'accordatura dei vari componenti affinchè il suono derivante sia omogeneo e dolce all'orecchio.
Rende autonomi i suoi gruppi, affidando loro la responsabilità di non prevaricare sugli altri e istruendoli al badare sempre all'interesse comune: la buona riuscita dell'opera.
Esalta i talenti individuali quando si raggiunge il risultato desiderato, suscitando nei suoi concertisti fierezza. Orgoglio. Libertà. Espressione. Comunicazione.
Non rende piatto ed uniforme l'intera opera ma, essendo lungimirante, individua i momenti di cambiamento di ritmo e li riarrangia nel contesto globale; in un certo senso, resta sempre in allerta e riadatta i passaggi a seconda della situazione in cui si trova ad eseguire la sonata.

Che differenza c'è tra una orchestra e la vita di tutti i giorni, una relazione di coppia, l'organizzazione aziendale o qualunque altra cosa possa venire in mente?

Sono sempre concertista.
Faccio parte di un'orchestra.
Vibro come corda di violino mosso dalle mie emozioni.
Desidero suonare la mia opera, la mia marcia di Radetzky... con la simultanea presenza di altri concertisti ...
arrivare all'applauso finale ... alla soddisfazione per la riuscita della suonata!


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