martedì 30 dicembre 2008

Quantificare il silenzio ...

Tanti giorni di assenza dal mio spazio, dal mio microcosmo.

Diversi i motivi.
La voglia di silenzio, di non dire niente, principalmente;
pigrizia, anche: questa c’entra sempre.
In più, la prima settimana di vacanze l’ho trascorsa a letto, con l’influenza … che questa volta sembra aver colpito duramente, dato il senso di stanchezza che continuamente provo.
Ma basta dare tempo al tempo perché lo spunto di riflessione si materializzi, lanciato per (solita) cattiveria da una (la solita) delle mie sorelle.
Faceva freddo in casa e tentavo di avviare un condizionatore in salotto, dato che fino a pochi minuti prima la stanza era stata esposta al freddo, con le sue finestre ed i suoi balconi spalancati per permettere al pavimento ripulito di asciugarsi. E poi, perché a causa dell’influenza sentivo maggiormente freddo.
Quella scorbutica, non appena ha orecchiato i rumori provocati dal movimento delle pale del condizionatore, mi ha redarguito “suggerendomi” di accendere una stufa alogena (le virgolette sono d’obbligo, perché lei il verbo suggerire, come i suoi derivati, non sa contemplarlo nel suo vocabolario).
Sulla capacità di risparmio energetico … se vogliamo metterla così … ho alcuni dubbi sulla fondatezza del “suggerimento” di mia sorella … ma doveva ancora una volta sottolineare che lei è chi contribuisce maggiormente alla copertura delle spese … “sicuramente più di te”.
Quantificare.
Giudicare.
Ci risiamo: l’usuale atteggiamento di mia sorella.
Chi più dà, migliore è.
Dovrebbe leggersi la parabola dei talenti per capire alcuni concetti spiccioli della vita, senza necessariamente ritenersi cristiani o cattolici per farlo.
Quando so di aver messo da parte una certa cifra per me, allora do. Ho tutti i miei buoni motivi per dire questo, ma di sicuro non sono uno di quelli che non partecipa. Quanto ho dato in passato!
Restando in casa, solo con mia madre, non sono riuscito a chiederle sulla necessità di contribuire alle spese. Un po’ perché non mi sono mai sentito coinvolto in queste faccende, avendomi sempre tenuto fuori da tutte le decisioni senza chiedere pareri; un po’ perché mia madre negherebbe l’esistenza di una “questione contribuzione”; un po’ perché mi aspettavo certe risposte, come che non era necessario.
Silenzio; solo silenzio, senza scambiare nessuna parola di confronto o di risoluzione del problema, se esistente.
Come è quasi sempre stato.
Ancora una volta nel pomeriggio, quando ho accompagnato mia madre a rifarsi l’acconciatura: solo silenzio in auto, nessuna esternalizzazione di suoni che potessero rassomigliare a parole.
Come è quasi sempre stato.
Come è qualcosa che non riesco a fare con la maggior parte dei membri della mia famiglia: perché non c’è mai stato vero dialogo.
Sfiderei ognuno di loro a raccontare qualcosa su di me, non su fatti “spiccioli” ed “insignificanti” che mi riguardano, ma sul mio carattere.
Sanno solo che quando sono con gli altri, non sono come in loro presenza.
Tutto qui.
Ci sarà un motivo!

"Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti."

Nessun commento: