lunedì 16 novembre 2009
17 Agosto 94
Non è successo nulla quel giorno; il massimo che posso ricordare è che un mese prima esatto ero partito per il mio primo viaggio a lunga distanza, il mio primo viaggio aereo, verso la Scozia.
Il motivo di questo titolo riguarda solo il lavoro.
Oggi, abbiamo ottenuto un risultato molto positivo su di una molecola. E' stato fatto un test particolare da cui si può dire che il farmaco permea molto bene nel cervello. Un risultato estremamente positivo giunto alla fine di una lunga cascata di altre analisi volte a stabilire la potenza, l'efficacia e la stabilità del farmaco.
E' venuto il nostro capo in persona a dirci questo risultato, congratulandosi con quelli che lavorano direttamente nel progetto e che sintetizzano le molecole: in tutto tre, tra cui io. Ha inviato l'e-mail con le presentazioni dei dati; a caratteri cubitali, in blu, la prima parola è stata:
BRAVISSIMI !!!
Io non sapevo neanche di che molecola stesse parlando, non ricordavo la struttura nè tanto meno i risultati precedenti. Nulla di nulla. Avrò visto quei dati e la struttura una sola volta, poi ho fatto Mastro Lindo.
Il mio coinvolgimento sentimentale in questo lavoro lo si può immediatamente intuire.
Strano che sia proprio il mio stesso capo a non rendersi conto di nulla; ancor più grave è se nasconde volutamente la testa sotto la sabbia.
Giovedì scorso, infatti, mi ha inviato una e-mail in cui richiedeva la valutazione sul mio diretto superiore. La ragione è la valutazione annuale per l'erogazione dei premi di produzione. Mi ha inviato una e-mail in cui mi domandava:
1. Hai l’informazione scientifica del progetto necessaria per gestire il tuo lavoro e prendere decisioni basati sugli ultimi dati? Avete sempre avuto obiettivi chiari per il progetto e le tempistiche?
2. Quanto sono in grado i chimici di progetto nel recuperare i dati biologici da soli?
3. Dopo le riunioni, per esempio quello che faccio con XX e gli altri Senior/Group Leader, SPC e Team, XX vi fa sempre un riassunto di quello che e’ stato discusso e deciso?
4. Sei contento con il tuo livello di crescita personale quest’anno? C’e’ qualcosa in piu’ che avresti voluto imparare nel tempo disponibile?
6. Se potessi suggerire un obiettivo per XX nel PDP 2010 cosa sarebbe?
Io ho risposto oggettivamente, ma non onestamente.
Nel corso di quest'anno, ho osservato i modi con cui XX gestisce l'unità MedChem5.
Per quanto riguarda gli obiettivi di progetto, ognuno di noi chimici coinvolti ha saputo cosa svolgere in laboratorio e con quale tempistica, sulla base delle esigenze aziendali, riuscendo a dividere equamente tra di noi il lavoro di sintesi. Questo vuol dire che, man mano che prendevamo confidenza con i dati, abbiamo saputo cosa fare e con quale arco di tempo a disposizione. XX ci ha costantemente informato per e-mail sugli esiti dei test, inoltrandoci le comunicazioni provenienti da Giovanni, Pietro e Marta, dando così a noi la possibilità di ricercare i dati su Activity Base. Quando qualcuno di noi ha incontrato delle difficoltà sull'uso di SARgen e SARwiev, XX si è dimostrata presente e paziente nello spiegare e suggerire la risoluzione dei problemi. Inoltre, utilizzando file presenti nella cartella di unità (personali, di incontri, di team etc...) gestiti e curati da XX, noi chimici abbiamo avuto a disposizione strumenti per aggiornarci sullo "stato dell'arte" del progetto, quali il livello di produzione delle molecole finali, i risultati dei test ed i composti scelti per i test più avanzati. Sulla capacità di comunicare le decisioni di carattere dipartimentale e aziendale, senza ombra di dubbio posso affermare che XX è stata sempre rapida ed efficiente nel relazionarci tutte le questioni sorte negli incontri.
Purtroppo, al momento non ho un obiettivo da suggerire a XX per il prossimo PDP.
Oggettivamente, tutto questo è stato fatto. Onestamente, non è vero che studio i dati e riconosco come figli il mio operato, pur avendo a disposizione gli strumenti per farlo.
La cosa più importante è che ho volutamente omesso di rispondere ad una precisa domanda.
Il mio capo non mi ha detto nulla.
Non se n'è accorto?
Oggi pomeriggio, dopo la notizia e la lettura di quei dati, ho avuto la curiosità di ricercare chi aveva sintetizzato quella molecola.
IO.
Non ho provato per un solo istante la soddisfazione di aver fatto qualcosa di buono e di rilevante, neanche dire che sono stato fortunato nell'aver fatto quella molecola o a quanto mi sono sbattuto per sintetizzarla, ripulirla e consegnarla.
Magari, un giorno diventerà anche un farmaco in commercio e non ne avrò tratto nessuna soddisfazione.
lunedì 9 novembre 2009
Wonderful - Gary Go
The person that you were has died aaaaaaaaaaaaaLa persona che eri è morta
You've lost the sparkle in your eyes aaaaaaaaaaaaHai perso lo scintillio nei tuoi occhi
You fell for life into its traps aaaaaaaaaaaaaaaaaaaTi sei innamorato della vita, nelle sue trappole
Now you wanna bridge the gaps aaaaaaaaaaaaaaaOra vuoi colmare il divario
Now you wanna bridge the gaps aaaaaaaaaaaaaaaOra vuoi colmare il divario
Now you want that person back aaaaaaaaaaaaaaaOra rivuoi indietro quella persona
And all your ammunition's gone aaaaaaaaaaaaaaaTutte le tue munizioni son finite
Run out of fuel to carry on aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaHai terminato la benzina per proseguire
You don't know what you wanna do aaaaaaaaaaaaNon sai ciò che vuoi fare
You've got no pull to pull you through aaaaaaaaaaNon hai più spinte per tirare avanti
Say "I am" aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaDì “Io sono”
Say "I am" aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaDì “Io sono”
Say "I am wonderful" aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaDì “Io sono meraviglioso”
Say "I am" aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaDì “Io sono”
Say "I am" aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaDì “Io sono”
Say "I am wonderful" aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaDì “Io sono meraviglioso”
If what you've lost cannot be found aaaaaaaaaaaaSe ciò che hai perso non può essere ritrovato
And the weight of the world weighs you down aaaE i pesi del mondo ti opprimono
No longer with the will to fly aaaaaaaaaaaaaaaaaaSenza più la voglia di volare
You stop to let it pass you by aaaaaaaaaaaaaaaaaTi fermi per lasciarla passare
Don't stop to let it pass you by aaaaaaaaaaaaaaaaNon fermarti per lasciarla passare
You gotta look yourself in the eye aaaaaaaaaaaaaDevi guardarti negli occhi
Say "I am" aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaDì “Io sono”
Say "I am" aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaDì “Io sono”
Say "I am wonderful" aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaDì “Io sono meraviglioso”
Oh you are aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaLo sei
Say "I am" aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaDì “Io sono”
Say "I am" aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaDì “Io sono”
Say "I am wonderful" aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaDì “Io sono meraviglioso”
Cause we are all miracles aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaPerchè noi tutti siamo miracoli
Wrapped up in chemicals aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaRicoperti di elementi chimici
We are incredible aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaSiamo incredibili
Don't take it for granted, no aaaaaaaaaaaaaaaaaaaNon darlo per scontato, no
We are all miracles aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaNoi tutti siamo miracoli
mercoledì 4 novembre 2009
Comunicare
Ho trascorso l'ultimo fine settimana provando tanti sentimenti, forti e allo stesso tempo piacevoli, come in quell'occasione.
Questo fine settimana l'ho trascorso in viaggio, come di consueto; però, l'unico momento di solitudine è avvenuto durante il tratto in auto verso il Piemonte, verso Alessandria precisamente. Ci sono andato per ritrovare una persona con la quale mi sono visto solo in tre occasioni: durante il congresso che ha organizzato ad Ischia nel 2006; a Napoli due mesi dopo quell'evento e lo scorso gennaio a Genova. Abbiamo i contatti su facebook e su MSN e quando possibile riusciamo a trascorrere del tempo scambiando due chiacchiere.
Un pò pochi gli incontri ma la verità è che sono stati più che sufficienti per instaurare un ottimo rapporto e scoprire tanto su di lei e su di noi. Specialmente quest'ultimo, fondamentalmente direi.
Probabilmente non mi conosce abbastanza eppure è stata "coraggiosa" nell'ospitarmi a casa sua, senza sapere con chi avesse a che fare. Mi ha confidato tantissimo su di lei, sulla sua vita, sulla famiglia, sulle giornate trascorse ad Alessandria e al lavoro; sulle sue storie passate ... quella presente ... gli "errori" commessi.
Abbiamo toccato argomenti ancor più personali, intimi, a tratti ridendoci sopra e sdrammatizzando con ironia.
Ho principalmente ascoltato, come al mio solito e per amore, ed ho incamerato una mole di informazioni su di lei tale da capire quanti cambiamenti ha effettuato in tre anni e quanti altri ne ha in cantiere di compiere se solo riuscisse ad esprimere, come vorrebbe lei, quanto ha dentro. E devo dire che il modo in cui li ha espressi sabato, e domenica in particolare, mi ha profondamente colpito. Non potrò dimenticare, tra tante, come ha descritto il suo nuoto teatrale.
Era reale.
Vivere momenti così particolari non mi capita spesso. Vivevo in maniera fortemente empatica.
Nonostante questo, non ho trovato il coraggio di esprimere e di dire quanto effettivamente sentivo in quei frangenti, per paura probabilmente di rovinare tutto. Per consuetudine familiare e sociale.
Il mio famoso "Rischiare".
Me lo ha anche fatto notare lei, quando mi ha chiesto di raccontarle della mia relazione vissuta a Ferrara e perchè ho avuto solo quella storia fino ad ora: non bisogna temere di provare, male che vada si prende un rifiuto, si incassa e si ritenta.
Molte di quelle cose non dette le può trovare scritte nelle pagine di questo blog. Lei non sa che l'anno scorso, poco dopo l'apertura della sua pagina, anch'io ho cominciato a scrivere i miei pensieri e stati d'animo su uno spazio, senza che NESSUNO sapesse cosa scrivessi.
Ho pensato che lei possa essere la prima persona alla quale far leggere la mia vita.
Mi piacerebbe darle questo URL per farmi conoscere meglio.
martedì 27 ottobre 2009
Faziosità
Avrei voluto non sentire "di nascosto" quanto veniva detto dal mio capo e da un senior al mio collega di lavoro nonchè amico conosciuto a Ferrara.
Io ero ad evaporare del solvente alle spalle della scena: la cappa dove il mio amico stava lavorando.
Il mio capo lo cercava per dirgli e chiedergli qualcosa. Parte di quel discorso me lo ha riferito il mio stesso amico, dato che non trattiene nulla dei discorsi che lo riguardano.
Il discorso è partito dalla conferma di Michele sul posto di lavoro. In questi giorni scadrà il suo periodo di prova di tre mesi e son contento per lui che non lo mandino via, evento raro ma non impossibile visto che una sola volta è accaduto da quando ci sono anch'io in quest'ambiente.
I discorsi successivi riguardavano una sua carissima amica, la stessa che l'ha invitato a candidarsi in università a Ferrara. Lui sta cercando di farla rientrare in Italia, spargendo il CV al lavoro, in modo da potersi accaparrare un contratto di sostituzione di maternità, dato che in questo periodo ci sono due ricercatrici in stato interessante. Gli hanno chiesto come conosceva la ragazza, come lei l'avesse fatto arrivare dal mio prof e di cosa si stava interessando in ambito lavorativo.
Poi, dalla mia postazione al rotavapor, non so come il mio capo ha tirato fuori il discorso sul mio vecchio ricercatore con il quale ho avuto il piacere e l'orgoglio di lavorarci assieme per quasi tre anni e con il quale ho stretto un certo legame di confidenza, non profondo ma comunque buono.
Ha chiesto qualcosa sul suo attuale progetto di ricerca, di quanto se ne intendesse e cose così.
Ripeto, i nessi tra i tre discorsi non li ho ascoltati.
Mi ha fatto davvero tanta rabbia che queste domande sul progetto del mio vecchio ricercatore fossero state rivolte a lui e non a me.
Mi ha fatto credere che non sia mai stato a Ferrara, come se le mie memorie fossero state frettolosamente cancellate, come se io non potessi sapere nulla di quanto accada ora in dipartimento. Questo mi ha rattristato veramente tanto.
Loro non sanno, invece, che io sto aiutando nei limiti delle mie possibilità il mio vecchio ricercatore per trovargli un partner aziendale da dedicare al suo progetto di ricerca, mandandogli proprio il contatto del mio capo per potergli illustrare il progetto in corso.
Mi sono sentito ancora una volta estremamente poco considerato dalla parte di chi detiene il comando, perchè già in passato avevo proposto un contatto tra le due parti e perchè "my boss" sa che durante il dottorato ho lavorato proprio per e con lui.
E' come se fossi stato tagliato fuori ancora una volta.
Potrei pensare che l' abbia fatto perchè io sono troppo coinvolto nella vicenda o perchè sa fin troppo bene cosa penso del mio carissimo ricercatore, volendo sentire così una campana diversa. Questo però mi sfiducia, mi da il sapore che quello che dico non sia giusto o da prendere in considerazione.
Questo discorso lo ripeteva Lei, quando mi accusava di essere sentimentalmente parziale e fazioso, perchè coinvolto.
Rabbia, rabbia e rabbia!
giovedì 22 ottobre 2009
Qualcosa che [non] c'è
Tra ieri ed oggi sono successe un paio di cose che non mi stanno affatto bene e di cui ne ho risentito parecchio oggi mentre ero al lavoro.
Ieri sera, ho prestato servizio sull'ambulanza, assieme alla solita squadra del mercoledì sera, cioè un uomo ed una ragazza di 19 anni. Ci sono stati solo un paio di casi di una certa importanza. Il primo, una signora anziana caduta in casa con sospetta frattura del femore. Si è pensato un pò sul da farsi prima di prendere la tavola spinale e caricarla sopra, sperando di fare il meno male possibile all'anziana donna. La mia proposta era di usare l'estricatore in posizione invertita, in modo tale da immobilizzare anche il bacino oltre che la gamba. A pensarci ancora meglio, sarebbe stato anche di aiuto l'uso della barella a cucchiaio per posizionarla sulla tavola spinale.
Noto solo adesso che la manovra dell'estricatore è quella suggerita nel manuale che ci avevano fornito durante il corso. Bene, proprio a questo volevo arrivare con il discorso: ancora una volta suggerisco qualcosa di corretto ma non viene preso minimamente in considerazione.
Difatti, la risposta che mi viene data dalla ragazza è che l'estricatore non serve a nulla perchè non immobilizza l'arto fratturato. Si fa come dicono loro.
E uno.
Secondo caso. Incidente stradale sulla Siena-Firenze. Fortunatamente nulla di grave all'unica persona coinvolta nell'accaduto, tant'è che lo abbiamo trovato fuori dalla macchina al lato della strada. Dell'incidente di per sè niente da dire ... solo qualcosa che è accaduto durante il tragitto verso l'ospedale. Alla domanda della vittima sulla quantità di fila e d'attesa, stavo rispondendo che di solito con l'ambulanza c'è una certa priorità e che si avanza lungo la fila. Neanche il tempo di dire la metà di questo pensiero che subito vengo zittito e invitato, sempre dalla ragazza, a non rispondere mai in questo modo per evitare che i furbi se ne approfittino.
Come se già non lo facessero o non si sapesse.
Ancora una volta, una mia opinione stroncata di netto.
Con due aggravanti.
La prima, che mi faccio mettere i piedi in testa anche da una ragazza di 19 anni che per quanta esperienza da soccorritrice possa avere (1, 2 anni al massimo), non ne ha di vita.
La seconda, è che io stesso lo lascio permettere e non faccio/dico nulla in risposta!
Non so se per evitare di attaccare liti (il che è probabile) o per lasciar spazio alla prepotenza e all'incapacità di ascolto da parte delle persone.
Sta di fatto, che queste situazioni aumentano solo il mio malessere, ancor di più perchè ne sono ormai pienamente cosciente e consapevole.
Grazie alla mia famiglia, che si è sempre comportata in questo modo nei miei confronti e che non mi ha dato modo di difendermi nella giusta maniera.
L'avvenimento di oggi, invece, ha luogo sul lavoro. Purtroppo, oggi per la prima volta ho combinato un serio danno ad uno strumento. Nulla di irreparabile o di estremamente costoso, l'unico fastidio è stato solo una lunga attesa e ben tre persone che si sono adoperate per risistemarlo. Non mi sono sentito in colpa per l'accaduto, è stato un incidente ed una disattenzione certo ma, proprio per definizione di incidente, cioè qualcosa di imprevedibile ed involontario, non ho provato sensi di colpa. Ripeto, solo fastidio per il disagio creato, ed essermi "messo in mostra" in questo modo.
Non so perchè ma a questo incidente ho collegato la mia vita da bambino. Se fosse successo in casa un fatto del genere, sarebbero volate grida e mazzate dure. Ed ho ripensato a quando andavo in bicicletta e magari cadevo, proprio per incidente. L'unica cosa che mi ricordo è che avrei avuto il terrore di tornare a casa e farmi vedere ferito e con i pantaloni strappati perchè sarebbero volate botte pesanti. E' successo tante volte.
Ovvio che non accade più ora, alla mia età, e ci mancherebbe pure! Ma ho pienamente compreso come la mia famiglia mi abbia troppo negativamente influenzato il carattere. Come altre istituzioni sociali.
L'introversione, la mancanza di fiducia in me stesso, il non farsi ascoltare e il non rispettare le mie idee, le mie aspirazioni, i miei desideri. Ci credo che ho sempre vissuto una situazione difficile con tutti quelli con cui coabitavo sotto lo stesso tetto di casa! Ci credo che ero insistente quando volevo stare in compagnia dei miei fratelli perchè desideravo la loro presenza e considerazione e invece finiva sempre a botte!
Quando ero a Ferrara, avevo cambiato molto sull'introversione e stavo iniziando a lavorare con minimi successi sugli altri aspetti.
Mi rendo conto che qui a Siena ho fatto un lungo e spaventoso balzo all'indietro. "Casus belli" è stata anche la vicenda sentimentale di due anni fa che ha frantumato tutto il lavoro compiuto.
Per questo, non voglio far altro che viaggiare, stare solo con me stesso e dare libero sfogo alle mie volontà senza che nessuno si permetta di dirmi cosa fare e non fare.
La conseguenza di tutto ciò è che, nonostante abbia il desiderio di avere qualcuno vicino, non riesco più a sopportare la presenza degli altri perchè "prevaricatori".
Banalità, quale vedersi superati come se si fosse trasparenti mentre controllavo una lastra cromatografica !
Ho pensato subito alle parole della canzone di Elisa, "Qualcosa che non c'è" :
E la velocità
I passi svelti della gente
La disattenzione
Le parole dette senza umiltà
Senza cuore
così
Solo per far rumore
Ancora una volta, mi sono domandato cosa ci sia di "sbagliato" in me, cosa non mi permette di essere felice e di esprimermi come desidero, senza blocchi psicologici, senza provare senso di inadeguatezza.
Vorrei tanto vedere solo il sole, non smettere di sognare ma è da un bel pezzo che non credo più a queste frottole !!!!
Vorrei gratificazione !!!!
Vorrei solo riavere vicino quelle poche persone, ma fidatissime; nessuno della mia famiglia se non mio fratello maggiore che, per ironia della sorte, è l'unico che ha vissuto poco in famiglia, in mia presenza.
Voglio rompere questo muro di silenzi e di solitudini che mi sto creando attorno, possibile solo che non riesca a trovare persone giuste che mi aiutino in tutto ciò?
Mi è stato detto che da soli non si va avanti; purtroppo è ciò che sto facendo da un mucchio di tempo a questa parte e la pentola a pressione non regge ormai più.
Tutto questo tempo a chiedermi Cos'è che non mi lascia in pace Tutti questi anni a chiedermi Se vado veramente bene Così Come sono Così Così un giorno Ho scritto sul quaderno Io farò sognare il mondo con la musica Non molto tempo Dopo quando mi bastava Fare un salto per Raggiungere la felicità E la verità è che Ho aspettato a lungo Qualcosa che non c'è Invece di guardare il sole sorgere Questo è sempre stato un modo Per fermare il tempo E la velocità I passi svelti della gente La disattenzione Le parole dette Senza umiltà Senza cuore così Solo per far rumore Ho aspettato a lungo Qualcosa che non c'è Invece di guardare Il sole sorgere E miracolosamente non Ho smesso di sognare E miracolosamente Non riesco a non sperare E se c'è un segreto E' fare tutto come Se vedessi solo il sole Un segreto è fare tutto Come se Fare tutto Come se Vedessi solo il sole Vedessi solo il sole Vedessi solo il sole E non Qualcosa che non c'è
domenica 18 ottobre 2009
Altoforno
Chi mi ha tolto la paura della conversazione è stato il prepararsi ad uscire.
Tanto timore nel premere quel tasto, tanto "sollievo" nel non avviare la conversazione.
Fottutissima stranezza.
Come sono impaurito di fronte a situazioni che desidero sperimentare ma che non sono solito vivere.
La cosa buffa è che mi rendo spaventosamente conto di quali siano i miei blocchi eppure non riesco a controllarli e superarli.
Non mi sembra piacevole vivere in questo modo. Non mi permette di essere libero, di esprimere ancora una volta le mie emozioni ed i sentiementi verso altri con la paura di non "esser capito" o, peggio ancora, "deriso".
Già, deriso. A ripensarci bene, mi sa che in tante situazioni della mia vita mi sono sentito in imbarazzo per questo distorto modo di percepire le sensazioni altrui.
Penso che proprio il motivo per cui un'infinità di volte non seguo il mio istinto è proprio dovuto all'alta probabilità di sentirmi deriso. Anche quando ho la certezza assoluta nel rispondere ad una domanda/affermazione, il più delle volte non parlo. Poi, capita di mangiarmi le mani per l'occasione persa.
Avevo imparato a non dare troppa importanza alla "critica" degli altri, giustificandola con la naturale diversità di vedute e di opinione, rispettando l'altro. Quando la faccenda diventa troppo personale ed intima, mi faccio prevaricare dall'ipotetico giudizio altrui, immaginando di considerarmi come un poveraccio, nella migliore delle ipotesi.
Questo lato del mio carattere sarà durissimo a morire, lo vedo come un'ostacolo enorme, un iceberg, di cui la punta rappresenta solo il niente della massa totale da scongelare.
Così, non farò altro che continuare a indurire il cuore verso gli altri e verso me, principalmente. Sarà difficile usare una comune fonte di calore per liquefarlo; dovrò andare direttamente di altoforno, sempre che funzioni.
mercoledì 7 ottobre 2009
2 euro 2 speranze
Questa persona ora è mio collega di lavoro, è un buon amico ma ogni tanto mi ferisce pur facendolo involontariamente.
Mi ha portato una moneta da 2 euro tedesca con effigie speciale, per le celebrazioni dei 20 lander.
Ovviamente, l'ho ringraziato molto per il gesto, gli ho restituito il controvalore ma l'ho esortato a non istigarmi a collezionare anche le monete da 2 euro altrimenti sono tanti bei soldi che vengono meno!
Lui, che ha sempre qualcosa da dire, sempre e subito, risponde che la collezione è un valore e mal che vada sono soldi sempre spendibili in futuro, magari in caffè o a bere qualcosa specialmente quando smetterò di chiudermi a riccio e ricomincerò a pensare alle donne.
Grande! Ottimo modo per rovinarmi il resto della giornata (tanto per intenderci: abbiamo parlato di questo verso le 10 del mattino ...).
Sto proprio cercando di aprirmi, con immense difficoltà e con tempi lunghissimi ma non ne vedo via d'uscita.
C'è una ragazza che mi interessa molto, molto amica del vecchio inquilino di casa che ho sostituito e con il quale ho stretto una certa relazione d'amicizia, che spesso mi parla di lei.
Il problema è che non riesco a trovare un punto di contatto, non ce la faccio proprio. Mi sento bloccatissimo e più ci penso e più i blocchi aumentano.
Abbiamo bevuto un caffè assieme, una volta; sapeva che ero suo collega e che conoscevo Andrea dato che le aveva parlato lui di me. Quando ero ad Urbino, ho ricevuto una sua e-mail in cui mi chiedeva chi fossi.
Ho pensato che parlarne di persona sarebbe stato meglio, ecco come si è arrivati all'incontro.
Ovviamente le ho detto chi ero, tramite una foto, ma l'ho anche invitata per un caffè.
Ci siamo scambiati i profili su Facebook, l'indirizzo su MSN, ho provato una volta a chiacchierare con lei via internet e a domandarle se voleva prendere un altro caffè ma non ho sentito "mordente". Ci incrociamo solo un attimo a mensa, ci salutiamo, al massimo uno scambio di battute brevi. Poi, null'altro. Mi piacerebbe scoprirla di più, ma non so come fare, non trovo il coraggio di superarmi. Quell'unica volta che abbiamo parlato, ho scoperto che è una persona interessante con alcune attività comuni. Tramite Andrea, poi, ho saputo che abbiamo trascorso più o meno le stesse vicende sentimentali.
E' una ragazza che non passa inosservata e questo non mi facilita le cose, affatto.
Alle donne ci penso; chiudermi a riccio lo faccio in conseguenza di paure insormontabili.
Magari bastassero solo due euro per risolvere tutto!
venerdì 2 ottobre 2009
La vita
Sono rimasto meravigliato dal fatto che metà dello spazio disponibile l'ho occupato in canzoni!
Ho aperto la cartella per sentirla tutta mentre rifacevo ordine.
Il primo brano andato in esecuzione in realtà è stato un video.
Era lo spot della nuova 500.
Video molto particolare ...
E' stato trasmesso 4 luglio 2007, lo ricordo bene perchè in tutti i giorni 4 dei mesi di maggio, giugno, luglio ed agosto di quell'anno successe sempre qualcosa che mi ha segnato a vita ...
Queste parole non le ascoltavo da tantissimo, non ne ricordavo neanche il video.
Forse, inconsciamente, mi sono rimaste nella testa in questi due anni e mi hanno aiutato a maturare e far mio il pensiero che volevano esprimere.
Come confrontarmi per stabilire se sono cresciuto e maturato attraverso queste esperienze?
La vita è un insieme di luoghi e di persone che scrivono il tempo.
Il nostro tempo.
Noi cresciamo e maturiamo collezionando queste esperienze.
Sono queste che poi vanno a definirci.
Alcune sono più importanti di altre, perché formano il nostro carattere.
Ci insegnano la differenza tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
La differenza tra il bene e il male.
Cosa essere e cosa non essere.
Ci insegnano chi vogliamo diventare.
In tutto questo, alcune persone e alcune cose si legano a noi in un modo spontaneo e inestricabile.
Ci sostengono nell’esprimerci e nel realizzarci.
Ci legittimano nell’essere autentici e veri.
E se significano veramente qualcosa, ispirano il modo in cui il mondo cambia e si evolve.
E allora, appartengono a tutti noi e a nessuno.
martedì 29 settembre 2009
Una vita fa
Non mi appartengono più perchè temo di essere diventato molto insensibile. Cerco di non lasciarmi più trascinare da quel ciclone di emozioni che hanno caratterizzato per tanti anni il mio modo di essere, chissà se per carattere, chissà se per condizionamenti esterni dovuti a mancanze.
Ogni qual volta la mia mente torna a rivivere situazioni passate, specialmente quelle vissute a Ferrara, cerco di metterci maggiormente la testa piuttosto che il cuore.
Due anni fa, mi era stato detto che ero stato troppo razionale, adesso cosa sono diventato a confronto?
L'unico modo, in questo momento, per "sopravvivere" è di tirare dritto per la mia strada, senza interporre ostacoli, senza crearmene altri rispetto a quelli che già ho e di cui faccio fatica a superare. Questo, lo realizzo non facendomi condizionare troppo da quelle emozioni che mi hanno sempre spinto a compiere qualcosa che poteva sembrarmi eroico, sovrumano, romantico, nell'accezione più letteraria del termine.
Noto che tendo ad essere meno coinvolto nelle vicende altrui che mi si presentano e che non partecipo o condivido la loro passione. Riesco a tenerlo vivo solo con i miei più stretti amici, quelli che per me contano davvero tanto, più di altro.
Questo minor coinvolgimento si riflette negativamente sulla mia famiglia, purtroppo. E' come se fossero già tutti morti e fossi rimasto solo io a vivere. Mi circondo solo delle persone che continuano a ricercarmi, come i miei due più cari amici di Ferrara o alcune persone qui a Siena. Mi sento più "egoista".
Non so quanto normale ed adulto sia. Un pò mi fa riflettere, un pò mi fa paura ma la razionalizzo e la spazzo via senza effettivamente risolverla.
domenica 20 settembre 2009
Chi non rischia non vive
L' amore è rischio, il sesso no
Ma chi non rischia non vive
Nella seconda metà dell' Ottocento la sessualità era nascosta, proibita, rimossa. Guardando l' arco isterico delle pazienti di Charcot, il giovane Freud ha subito pensato che fosse provocato da un desiderio sessuale che, non potendo soddisfarsi, si esprimeva nel corpo. Invece si poteva parlare e scrivere a piacimento di amore. C' è una continuità ideale fra libri come «Anna Karenina», «Cime tempestose» e film come «L' amore è una cosa meravigliosa» e «Un uomo una donna» di Truffaut. Ma oggi troviamo sempre meno romanzi e film che hanno al loro centro un grande amore appassionato. In compenso sono più diffusi l' erotismo e il sesso senza amore. Nella vita reale ci sono ragazze che a trent' anni hanno avuto esperienze sessuali che le loro madri non avrebbero nemmeno potuto immaginare, però non hanno ancora vissuto un grande amore. Non hanno trovato l' uomo giusto o si sono inibite, frenate. E come se fosse avvenuto un rovesciamento del rapporto sessualità-amore. Prima era pericolosa la sessualità (per il rischio di una maternità indesiderata) e quindi veniva controllata e repressa. Oggi è più rischioso abbandonarsi all' amore perché può farti molto soffrire. Soprattutto da quando la sessualità è libera e la fedeltà non viene più considerata una virtù e un dovere essenziale. La psicoanalisi ci dice che quando un impulso è stato rimosso, si manifesta attraverso sintomi sostitutivi. L' arco isterico era il sostituto di un desiderio sessuale proibito. Ci sono dei sostituti dell' amore appassionato rimosso? Nel libro «Il nuovo mondo» di Aldous Huxley, dove tutto veniva pianificato e non esisteva l' innamoramento, il suo bisogno inconscio veniva soddisfatto con una «iniezione di passione violenta». Nel nostro tempo c' è qualcosa che corrisponde alla «iniezione di passione violenta»? Ho l' impressione di sì: la ricerca dell' eccitamento parossistico della discoteca, la sfrenatezza dei rave party, l' annullamento di se stessi nello sballo, le orge e, più in generale, lo stato indotto da droghe. Una volta separato dall' amore, il sesso diventa facile mentre l' amore diventa difficile e viene sostituito con stati parossistici artificiali. Qualcuno come Attali prevede la scomparsa dell' amore esclusivo. Alcuni neuropsicologi cercano farmaci per accendere e spegnere l' amore. Personalmente credo che siano tutte strade che impoveriscono la nostra umanità. L' amore è rischio, ma chi non si prende questo rischio non vive.
lunedì 10 agosto 2009
Bellissima serata del 6, stupenda mattinata del 7. Grazie.
Per risponderle, ho preferito chiamarla piuttosto che inviarle un freddo messaggio.
Mai idea fu tanto bella!
Tra una chiacchiera e l'altra, siamo arrivati d'un colpo a organizzare una visita a casa mia per il giorno successivo. L'idea era di trascorrere del tempo assieme, chiacchierando in giro per la città, cenando a casa di un amico (ed ora collega di lavoro) in una zona poco distante e restando a dormire a casa mia, essendo solo ed avendo spazio a disposizione.
Mi è piaciuto molto organizzare senza pensarci troppo; come sempre, mi sa di spontaneità, voglia di fare, curiosità ed apertura al nuovo.
Così, in effetti è stato.
Ci siamo incontrati nel pomeriggio di giovedì. Dopo che sono uscito dal lavoro, siamo stati in piazza ad ammirare i palazzi e la torre, a parlare delle nostre vite, confidandoci (più lei che io, purtroppo). Tra una sua sigaretta e un'altra ... due passi verso la fortezza, luogo che non aveva mai visitato, con una punta in ricevitoria per sfidare la fortuna al superenalotto. Nella fortezza, fermi nel punto panoramico che a me piace più di tanti altri, sfilò fuori dal suo zaino la macchina fotografica a cui più tiene e me la consegnò tra le mani, cominciando a spiegarmi, da brava insegnante di mestiere, come fare fotografie. Mi aveva incoraggiato a fare foto, a trovare la mia vena ispiratoria ma, non conoscendo quest'aspetto di me, cioè che più mi viene chiesto di far qualcosa, più mi blocco, di foto alla fine non ne ho fatte neanche una.
Da li, ci siamo diretti verso il parcheggio della fortezza per prendere l'auto e spostarci verso casa ... giusto per il tempo di darci una rinfrescata ... farle vedere gli ambienti di casa ... usare internet e ... nel frattempo ... eravamo già in ritardo per andare a casa di Michele.
La sosta alla coop per comprare una bottiglia di vino è stata tardiva; abbiamo però ripiegato per un dolce, preso in un bar sulla strada per raggiungere il nostro amico.
Il tragitto da casa mia verso quella della persona che stava per conoscere è stato particolare per lei, almeno ho avuto questa sensazione, perchè è rimasta molto colpita dallo scenario naturalistico di quei luoghi. Curiosamente ... per scherzo aveva indicato una casa di pietra, sognando di averne una così, un giorno ... non sapendo che era proprio la casa di destinazione!
E giù a ridere!
Un rapido sguardo nei dintorni, valutare la possibilià di fare qualche foto ... nessuna ispirazione ma tanta fame e voglia di salire su, entrando in casa di Michele.
Con lo sguardo perso e meravigliato per la bellezza dell'appartamento in affitto, purtroppo temporaneamente ... troppo temporaneamente ... l'ho accompagnata per un giro turistico della casa nel mentre che il cibo finisse di cuocere e ... via alla serata.
E' stato bello vedere come due persone che non si erano mai viste prima, si trovassero in gran sintonia. Hanno trovato subito motivo di dialogo parlando delle proprie passioni: la fotografia. Tra una portata e l'altra, poi, i discorsi si facevano sempre più personali e confidenziali.
Non trascorrevo del tempo così da almeno due anni, da quando uscivo con lei e stavamo ore ed ore a confidarci, a parlare delle nostre vite, a scambiarci le nostre opinioni, i nostri sentimenti, i nostri timori ... le nostre speranze.
Un confessionale all'aperto, tra la tavola e l'uscìo di casa, senza regole, senza limiti.
Un bisogno fortissimo di sfogarsi ... lei ... tra chissà quanti altri motivi, per causa del suo ex che l'aveva tradita con quella che poi diventerà la sua migliore amica ... e la voglia di liberarsi di alcune ansie ... io ... per causa di lei ... che mi aveva creato troppi pesi e timori, principalmente dopo la fine della nostra relazione.
Per un certo tempo, Michele e Felicia hanno voluto mantenere il discorso su di lei, arrivando a pronunciare le stesse parole dette tra tanti messaggi, e-mail e telefonate: lei con la sua esplicità volontà di rimanere sola, pregandomi di lasciarla crescere da sola e continuando, nonostante questo, a frequentarmi ... io con ciò che avevo percepito di lei guardando due film che, a suo avviso, spiegavano benissimo la sua situazione in quel momento. Quando un ben preciso pomeriggio le inviai un messaggio, facendo riferimento a cosa pensavo ... "innamorarsi di una persona è quasi come innamorarsi di sè" ... la sua risposta colpì, come sempre in queste occasioni, dritto al cuore: "quando vuoi sai essere geniale".
Gli sfoghi, sia suo che mio, mi sono serviti per continuare a riflettere sul mio passato, sui miei sentimenti. L'ho fatto inconsciamente anche durante il sonno, sognando Felicia e Michele che continuavano a parlarmi di lei.
Al mattino, mi sono alzato con uno spirito diverso.
Sentivo Felicia muoversi per la casa, entrare in bagno, fare la doccia, forse anche truccarsi dato che sentivo rumori di oggetti che venivano appoggiati ... spostarsi in camera e riuscire verso la cucina.
Non ero fisicamente presente con lei in quei momenti ma riuscivo ad immaginarla, la vedevo compiere tutte quelle azioni quotidiane, nella mia mente. Ho pensato che sarebbe stato bello poterle immortalare con una foto ma, essendo la situazionie troppo intima e non essendoci intimità tra di noi, fare quelle foto non mi era concesso. Sarebbe stata un'invasione barbarica nella sua vita.
Ma ... una volta entrata in cucina e pronta sul balconcino per fare colazione ... ho trovato la mia ispirazione ... il mio impulso. Ho ancora una volta provato la sensazione di essere innamorato di me stesso, con tutti i miei difetti, con quei pregi ... come due anni fa ... grazie a lei ... grazie a Felicia.
lunedì 3 agosto 2009
Volersi bene per non farsi del male
Sua figlia, mi raccontava Marcello, stava attraversando un periodo di crisi amorosa per colpa di un ragazzo che, pur frequentandola, non era sicuro sui sentimenti e chiedeva una pausa di riflessione.
Marcello, comprensivo sul periodo adolescenziale della figlia, ma fino ad un certo punto, ormai arrivato al limite della sopportazione, proclamava come soluzione proprio il concetto di volersi bene, di non soffrire più a causa di quel ragazzo, di mettere al centro prima di tutto se stessa.
Non sono riuscito a trovare tempo da allora per scrivere, ma ci ho pensato sopra di tanto in tanto. Ho pensato, ad esempio, come levarmi dalla testa "lei", la persona che da due anni a questa parte mi ha totalmente distrutto nella mente e che mi ha generato tantissima confusione e tanti, troppi complessi, fobie che si riflettono nelle relazioni con gli altri, esaltando quelle incapacità che mi porto dietro da una vita.
Incapacità che sono totalmente svanite con lei, rendendomi conto che so essere bravo nell'accudire l'altro, quando provo qualcosa di molto forte ... ma probabilmente non me stesso.
Questa sera, digitando su Google le parole "volersi bene" è uscito come link la pagina che allego qui di sotto e che mi ha particolarmente colpito.
Descrive proprio quanto la mia autostima sia troppo bassa, inesistente forse.
Descrive anche quelle mie sensazioni di incapacità, che in passato non mi hanno permesso di avere una relazione con una ragazza.
Aggiunge anche di farsi un regalo ogni tanto ... qualcosa che non riesco a sopportare se fatto dagli altri; qualcosa che sottovaluto se sono io stesso a farmene, tipo ultimamente con la macchina, sulla quale non ho voluto fare grossi salti di gioia per evitare di subire ulteriori mazzate indesiderate.
Ancora più importante, parla della troppa severità ed autocritica: qualcosa che mi opprime. Paradossalmente, riesco ad essere tanto critico con me stesso ma molto comprensivo e dolce quando gli altri si autocriticano.
Curiosità: il motore del mio comportamento è proprio la frase del Vangelo alla quale la scrittrice si ispira: non fare agli altri ciò che non vuoi venga fatto a te stesso, l'equivalente di ama il prossimo tuo come te stesso.
"Mi sono chiesta quale contributo valido dare: l'argomento è estremamente vasto, ma mi premeva fornire qualche stimolo che fosse di valido ausilio a chi non si limita a lasciare che la vita gli scorra addosso, ma a chi ne vuole essere anche il protagonista (agente attivo).
Vorrei quindi parlare di un amore particolare, quello per se stessi. Io preferirei chiamarlo in altri termini ed infatti d'ora in poi parlerò della capacità di volersi bene, fatto dato per scontato dai più, ma in realtà molto trascurato.
Non è possibile amare gli altri se non amiamo noi stessi: la stessa frase cristiana: "Ama il prossimo tuo come te stesso"molte volte viene travisata. Ci si impegna ad amare gli altri attraverso gesti di beneficenza o di mutuo soccorso, senza sapere amare noi stessi ed è inutile dire che chi non si ama non sa amare fino in fondo.
Provo a spiegare meglio lo stato di fatto. E' un dato, alquanto triste, che buona parte della nostra educazione venga svolta sottolineandoci gli errori che compiamo, piuttosto che elogiando le cose buone che facciamo. E' ovvio che crescendo introiettiamo il genitore normativo (secondo l'analisi transazionale o ci costruiamo un super-ego secondo la psicoanalisi.. poco importa), quella "vocina" interiore sempre pronta a criticare, a sottolineare gli aspetti negativi, rispetto a quelli positivi.
E' ovvio che in questo modo, più che essere "sostenitori " di noi stessi, diventiamo i nostri più acerrimi nemici: ci critichiamo per ogni piccola cosa, non siamo neppure in grado di riconoscerci tutte le piccole cose positive che facciamo o abbiamo fatto: semplicemente le svalutiamo con le scuse più futili...era mia dovere...era una cosa che chiunque avrebbe saputo fare... era cosa banale... ecc.
Purtroppo quando siamo così severi ed intransigenti con noi stessi, tendiamo ad esserlo anche con gli altri, il che non semplifica i rapporti, anzi tendiamo ad erigerci a giudice di ciò che l'altro compie, seguendo esclusivamente i nostri parametri. Se lavoriamo 15 ore al giorno per un senso di inadeguatezza, poi colpevolizziamo chi lavora le 8 ore canoniche, tacciandolo di essere un lavativo e così via...
Molti di noi purtroppo non sanno volersi bene e perdonarsi per il fatto di essere imperfetti e quindi diventano estremamente rigidi con se stessi: non si danno mai una gratificazione, morale o materiale che sia, sono sempre pronti a criticarsi anziché a sostenersi e darsi auto-appoggio.
La critica fine a se stessa, quella del genitore interno (potevi fare di più, meglio, potevi stare più attento) non è una critica costruttiva, porta solo a un indebolimento dell'immagine del sé, ad una scarsa autostima e ciò non è utile né per la persona, né per chi gli sta accanto.
Volersi bene significa mettersi al primo posto nella nostra scala di valori esistenziali: mettere al primo posto i nostri bisogni rispetto a quelli degli altri ed evitare inutili critiche, a meno che non siano costruttive.
All'apparenza può sembrare un discorso egoistico ed egocentrico, ma nella realtà si rivela ben più proficuo per noi e per gli altri.
Ad es. se io metto al primo posto un'altra persona che non sia io stessa, poi cercherò di soddisfare i bisogni dell'altra prima dei miei... ma non è dato sapere quali siano i bisogni prioritari dell'altra persona e nel frattempo trascuro i miei, aspettandomi che l'altro, considerato il mio sforzo, si attivi per far fronte ai miei...
Quello che molto spesso accade, non essendo possibile la lettura del pensiero altrui, è che noi ci sforziamo per soddisfare bisogni dell'altro, che dall'altro non sono vissuti come tali, ma sono solo nostre proiezioni su ciò di cui l'altro avrebbe bisogno/necessità, nel frattempo trascuriamo noi stessi, ma poi pretendiamo che il fatidico "altro" si faccia carico di ciò di cui abbiamo bisogno....
Credo che già il bisticcio di parole renda chiara l'idea della situazione alquanto complessa in cui ci andiamo a porre assumendo un tale atteggiamento.
Volersi bene, mettersi al primo posto, non è indice di egocentrismo o egoismo: è il primo passo per stare bene con se stessi e col mondo, è il primo passo per mantenere le nostre energie al massimo in modo tale da averne a disposizione anche per gli altri... Da una batteria scarica non si ricava niente, né per sé, né per chi ci sta attorno....volersi bene, proteggersi e sostenersi è il primo grande passo che possiamo fare per potere essere di aiuto anche agli altri, per poterli amare nel vero senso del termine.
Chi non sa amare se stesso con i propri limiti, come potrà accettare quelli degli altri?
Preferisco comunque la frase "Ama il prossimo tuo come te stesso" anche se non sono religiosa: mi piacerebbe tanto che molte persone riflettessero sul significato profondo insito in questo comandamento. A parte qualche psicopatico, nessuno di noi tratta il prossimo come se stesso: critiche, squalifiche, non conferme e chi più ne ha...più ne aggiunga! Nessuno tratterebbe il proprio miglior amico come tratta se stesso... E questo è volersi bene???
Il mio articolo, come anche quelli che potete trovare sul mio sito, non sono rivolti agli "addetti ai lavori" ma vogliono essere solo uno spunto per riflettere o pura e semplice informazione.
Ringrazio tutti quelli che hanno avuto la costanza di leggere fino all'ultima riga e anche quelli che si sono arrestati prima, con la speranza comunque di aver trasmesso un messaggio di amore che ognuno di noi deve a se stesso... se vuole esserci come presenza attiva nel confronto degli altri.
D. C.
PS: Permettetemi ancora una regola che io vado dettando a tutti i miei pazienti/clienti (tutto dipende dal loro grado di pazienza: tanta pazienza=pazienti, poca pazienza=clienti :) )
Non permettere a nessuno, soprattutto a te stesso, di farti del male! "
http://www.cuorinellatormenta.it/spazio_d
venerdì 17 luglio 2009
Anno II
Dopo i preparativi del pranzo, il suo arrivo a casa e la contemporanea telefonata di mio fratello lunga ben mezz'ora mentre lei soffriva l'ipoglicemia ... la consumazione del pasto a lume di candela ... il gelato ... iniziavano le confidenze più riservate.
Principalmente lei, iniziando a raccontare, come un Bignami, tutta la sua vita in 2-3 ore.
Lei,
distesa sul divano;
io,
seduto sul posto centrale, sorreggendo le sue gambe sulle mie.
Ne ricordo ancora il profumo.
Ricordo ancora tutte quelle parole.
Poi ... l'inevitabile ...
il momento che entrambi aspettavamo,
forse e probabilmente con due aspettative diversissime.
E la notte assieme, stretti sul divano
poi in camera a riprenderci dal caldo afoso in salotto.
Io che non prendevo sonno ...
avevo lei vicino e non mi sembrava vero ...
vederla dormire ...
scrutarne da vicino, a nudo, ogni centimetro della sua pelle ...
la forma dei suoi nei ...
le espressioni del viso mentre dormiva ...
che non sapeva nulla di quanto lo stessi osservando.
Questa per me è conoscenza, vera conoscenza.
QUELLA FONDAMENTALE PER ME!
Al mattino, a rifare ...
ritentare ...
nuovamente all'amore ...
la doccia assieme, lavata e ben coccolata
come nessuno lo aveva mai fatto prima in vita sua ...
ancora, nuovamente a letto ...
La colazione a due ...
l'uscita di casa scendendo assieme le scale
lasciandoci per strade differenti davanti al portone d'ingresso
sfiorando leggermente le nostre dita
con il sorriso felice in faccia.
Sorriso apparente.
Oggi sono due anni ... l' oggi passato a non ricordare troppo l'evento ma distraendomi, acquistando la mia prima auto e visitando quella che da fine mese sarà la mia nuova casa.
Ricordando l'oggi solo in questo momento che sto scrivendo.
venerdì 10 luglio 2009
Al lavoro
Non mi prendo affatto cura dei composti una volta che li ho consegnati; mi sbatto per produrle e consegnarle pulite ma dopo non mi interesso dei risultati biologici, come invece fanno gli altri miei colleghi.
Sembra che essi vivano solo ed esclusivamente per quelle molecole; aspettano con ansia i risultati dei test e si esaltano se quei risultati sono buoni, perchè hanno fatto un'ottima scelta di reattivi. Ci sono arrivati avendo studiato e seguito passo passo la correlazione che esiste tra struttura ed attività biologica. Si dispiacciono se nel corso dei successivi test, alcuni parametri non sono come ci si aspetterebbe e si lamentano se a causa di dati particolarmente insoddisfacenti, la molecola viene definitivamente scartata.
Alcuni, si ricordano a memoria i codici di identificazione di ciascun composto.
Insomma, hanno la completa "tracciabilità" e padronanza su tutto ciò che fanno, sanno la pagella completa.
Hanno tanta passione per ciò che fanno, nonostante si lamentino di alcune condizioni lavorative poco favorevoli, come lo stipendio.
Io non ce l'ho quella passione.
Io faccio ciò che devo fare, il più delle volte calato dall'alto, ancor più faccio le stesse identiche, solite reazioni ed operazioni; poi, consegnati i prodotti finali, abbandono armi e bagagli e magari un giorno mi ricordo di andare a scoprire se qualche molecola è attiva.
Insomma, non ci trovo passione, non credo a ciò che faccio. Ecco perchè ci vado di controvoglia al lavoro, particolarmente in questo momento. Poi, a completare la ricetta, ci metto sempre quel "q. b." di complesso di inferiorità ed incapacità che non guasta mai.
Sarà perchè non sento importante per il mio benessere (che non c'è) il lavoro, l'ho davvero relegato all'ultimo posto rispetto a tanti anni fà, dove lo studio e l'attività erano le mie massime aspirazioni.
Poi, a compromettere ulteriolmente tutto, non mi trovo socialmente a mio agio in quell'ambiente di lavoro. Credo che se anche cambiassi lavoro, non mi troverei a mio agio lo stesso: cioè, è indipendente dagli altri, ma dipende solo ed esclusivamente da me e non riesco a trovare rimedio.
Una persona con la quale ho un pò più di "confidenza" mi ha suggerito che dovrei aprirmi di più, ma non ci riesco. Non so neanche cosa voglia dire aprirsi, in questo momento. Anzi, più i giorni passano, più ci penso e più mi chiudo. Non è insolito che a pranzo non dica affatto una parola e sia totalmente immerso nei miei pensieri, fuori da tutte le discussioni a cui gli altri danno vita. Capita, inoltre, che per qualche strana combinazione, in ufficio riesco a tirar fuori qualche parola e battuta, ma non un discorso articolato, coinvolgente e prolungato, come invece fanno gli altri.
Ritorno così punto e a capo ai miei problemi. Di sempre.
mercoledì 8 luglio 2009
Soddisfazione sempre più in basso
Per tutta la mattinata, il mio cervello non ha fatto altro che pensare e pensare, finchè è andato completamente in tilt e, dopo pranzo, ho deciso di andarmene via dal lavoro.
Mi sono dato come scusa la stanchezza fisica, me ne sono tornato a casa e mi sono messo a dormire un paio d'ore.
Ho elaborato pensieri diversi tra loro: quanto sono severissimo con me stesso; a come mi viene difficile intraprendere un dialogo con i miei colleghi di lavoro; a come mi senta ignorante nel mio lavoro e penso di voler trovare una posizione di maggiore responsabilità che mi dia più stimoli; esser superbo nei pensieri e sentirmi inferiore nella vita; indivia; permalosità a mille.
Tutto ciò, mi ha letteralmente abbattuto. Non ho una valvola di sfogo, non ho qualcuno con cui parlare, non ho un amico con cui passare il mio tempo a trovare piacere e soddisfazione. Nonchè, distrarmi.
Non so se questo lavoro mi faccia crescere per davvero, non l'ho mai sentito come il posto in cui mi trovo a mio agio nell'attività che svolgo. Non so più se ho scelto un mestiere che mi piaccia ed ho paura degli altri lavori.
Sto regredendo, non migliorando. Questo mi deprime ancor di più e mi ferisce ancor di più. E' un gioco al massacro ciò che mi sto creando attorno e non ne trovo via d'uscita in maniera serena.
Relazione adulta
Come corollario, un'ottima e reciproca attrazione fisica, cura del proprio corpo e dell'apparire.
2) Relazione di benessere economico. Garantire un buon tenore di vita, aver spianato la strada per l'acquisto di beni importanti. Nessuno vuole sperare in un futuro peggiore di quello in cui vive attualmente.
3) Relazione di autonomia. L'altro non deve intralciare gli interessi dell'uno, deve lasciargli spazio, vivere in maniera autonoma come se non fosse in rapporto con altri che se stesso; badare alla propria realizzazione personale in qualsiasi attività gli piaccia. Non stare "appiccicati" come zecche.
4) Relazione sociale. Garantire divertimento, attività all'aperto, viaggi, visite, spese, benessere.
A chi interessa costruire qualcosa assieme, partendo totalmente da zero da/su tutto o sulla base di quanto effettivamente si dispone? I tempi del due cuori ed una capanna sono finiti secoli fà.
C'è ancora posto per cura, fiducia, affidamento, dialogo, emozioni, sentimenti, espressioni, oltre alle cose di su?
domenica 5 luglio 2009
30
Non ho un modo migliore di trascorrere i fine settimana, in assenza di amici preferisco tutte queste ore di "straordinario" piuttosto che affossarmi davanti al computer a non combinare nulla di buono (l'unica cosa buona è scrivere).
Per la prima volta, ho fatto servizio con il medico a bordo, quindi ci hanno assegnato casi di una certa importanza sanitaria.
Non avevo mai avuto modo di parlare con questo medico, di trascorrere molto tempo in sua presenza.
Abbiamo fatto diversi servizi in mattinata ed altrettanti nel pomeriggio, tutti in successione. L'unico momento di riposo è stato, fortunatamente, all'ora di pranzo.
Io, essendo dovuto rimanere al centralino per l'assenza del dipendente, ho avuto modo di pranzare con calma mentre il resto della squadra era in attività per un codice rosso. Al loro ritorno, ho voluto intrattenermi con loro, sperando che si avviasse una buona conversazione.
E' stata l'occasione perchè mi venissero rivolte parecchie domande, le solite di rito, insomma: cosa faccio, se studio o se lavoro, e dove, e che tipo di lavoro svolgo, da dove provengo, dove ho studiato etc.
Chimico.
L'esame per cui la dottoressa ha preso l'unico 18 durante la sua vita universitaria, volendo far intendere che a tutti gli altri ha sempre preso 30, specificando anche che alla seduta di laurea era arrivata con la votazione di 105.
Poi, si è rivolta a me così, dopo aver risposto a tutto il resto: " Allora tu sei uno grande".
Già, sto per compiere 30 anni, oramai.
"Ah, non li dimostri per niente".
Li per li, l'ho preso come un complimento anche perchè non è la prima volta che mi viene detto che sembro più giovane di quanto effettivamente ho.
Dopo, però, la mia mente ha cominciato a formulare un mucchio di "menate mentali", ripensando anche al passato.
Non dimostro di essere una persona adulta. Chissà quanto questo abbia influito sulla mia precedente esperienza con una donna 9 anni più grande di me.
Perchè tendono a darmi meno anni di quanti ne ho effettivamente? Sarà forse per il mio aspetto fisico molto magro ed asciutto, alle spalle strette ed ai pettorali con pochissimo muscolo? Dò l'impressione di essere giovane per la mia fisicità? Anche su questo, in passato, mi era stata mossa "critica", con quelle "spalle strette" e "correre a confrontarti con Flavio". Affermazione che mi aveva spinto ad iniziare l'attività in palestra, durata da agosto 2007 ad aprile 2008 tutto d'un fiato, tutti i giorni; il motivo non era solo quelle parole ma presagivo in quel momento che qualcosa sarebbe andato molto storto nella mia vita e mi è venuto naturale sfogarmi fisicamente, picchiandoci duramente nonostante la mia magrezza. La rabbia, tuttavia, era incalcolabile.
Tendenzialmente, sono sempre stato criticato sulla mia magrezza, da tutti. La colpa è dei miei genitori che non mi hanno mai spinto a fare sport, nè mi hanno concesso di praticarlo in modo agonistico ed impegnativo. Colpevolmente perchè in passato anche i miei fratelli maggiori hanno attraversato lo stesso "problema", risolto con lo sport. Ma, anche quando ho lasciato casa, non ho trovato mai una motivazione costante nel fare attività fisica, a parte la breve parentesi cestistica di strada che ho raccontato qualche post indietro.
Alla fine, la somma di queste riflessioni mi ha fatto formulare questa ipotesi: non sono visto dalle donne perchè non sono sessualmente attraente dal punto di vista fisico? Non avrò mai visibilità se non sono "bello ed abbronzato, dato che l'aspetto fisico è importante" ?
Ho 30 anni, sono alto 1,77 m e peso 66-67 kg; non posso fare più un gran chè, non posso pretendere di allargare l'ossatura, forse posso sviluppare un pò di più i muscoli ma il mio fisico è questo e lo sarà per qualche altro anno ancora, poi con la vecchiaia o ingrasserò fino all'inverosimile oppure continuerò a smagrirmi fino a pelle ed ossa, come un anziano signore cui abbiamo prestato assistenza proprio ieri.
Non mi è mai interessato molto del mio aspetto fisico, ho pensato solo a mantenermi in salute e a trarre divertimento con le brevi attività sportive che ho fatto. Ma se questo aspetto CONCORRERA' a precludermi una relazione ADULTA ... non avrò mai speranza?
Non è un caso che concluda così il mio intervento, perchè relazione adulta sarà il successivo argomento. Voglio, cioè, dare una mia definizione in base all'osservazione di questi ultimi anni.
lunedì 29 giugno 2009
Canzone
Lo stesso è accaduto venerdì.
Non mi spaventa affatto bagnarmi, nè temo i giudizi delle persone che mi vedono bagnarmi. Ci sono abituato fin dai tempi in cui, al liceo, ritornavo a casa con la vespa, inzuppandomi fino al midollo.
Uno, perchè è solo acqua; due, perchè tanto rientro a casa, quindi posso farmi una doccia e mettermi su qualcosa di asciutto. Il resto, non importa.
Poi, è molto piacevole.
E stasera, ritornando a casa appunto sotto la pioggia, mi è ritornata in mente una vecchia canzone di Niccolò Fabi, canzone che adoro. Ho ripensato a tutto il testo, ricantandolo e riflettendo sulle parole:
Non ho visto nessuno
andare incontro a un calcio in faccia
con la tua calma, indifferenza
sembra quasi che ti piaccia
camminare nella pioggia
ti fa sentire più importante
perché stare male è più nobile per te
ricordati che c'è
differenza tra l'amore e il pianto
fatti un regalo almeno ogni tanto e poi se puoi
fai finta che è normale
non riuscire a stare più con me
cerca un modo per difenderti
una ragione per pensare a te
la vita può cambiare in un momento
mi fa paura e anche se
il pavimento del paradiso sei per me…
fai finta che è normale
non riuscire a stare più con me
c'è soltanto un modo per riprendersi
lasciarsi un giorno e poi dimenticarsi…
e qual è il grado di dolore
che riesci a sopportare
prima di fermare l'esecuzione
e chiedere soccorso a me
che non ti do
un motivo ancora per restare
nella storia di una storia che non c'è.
fai finta che è normale
non riuscire a stare più con me
cerca un modo per difenderti una ragione per pensare a te
lasciarsi un giorno
lasciarsi un giorno a roma
un giorno lasciarsi
e poi dimenticarsi
lasciarsi un giorno
lasciarsi un giorno a roma
un giorno a roma
lasciarsi e poi dimenticarsi
Ho ritrovato tutto il mio attuale (nonchè pregresso) stato d'animo, descritto in maniera perfetta.
In più, qualcosa a cui non spero, o credo, più.
giovedì 18 giugno 2009
Tiro da 3
Il problema è che non ci riesco, mi sento bloccato e così impiego dieci volte di più a sciogliermi.
E' successo alla finale di pallacanestro tra Siena e Milano. Una "collega" delle mie stesse origini era sempre li a chiedermi come andava, a chiamarmi, perchè mi vedeva troppo serio. In effetti, lo ero. Estremamente taciturno. Come anche in sede, quando si è in attesa di intervenire.
Durante quella partita, un giocatore mensanino ha lanciato la palla a canestro dalla distanza, segnando tre punti. Come sempre, ogni qual volta un tiro così va a punti, il pubblico esplode. In effetti, è apprezzabilissimo. Non so perchè ma quel tiro mi ha spinto indietro di 15 anni, riportandomi al primo anno di liceo quando, volendo emulare uno dei miei fratelli maggiori con il passato da giocatore, mi iscrissi hai campionati studenteschi. Ero una schiappa, non ero atleticamente a mio agio, non sapevo coordinarmi con la palla, non avevo la forza fisica. Eppure, nonostante le delusioni, continuavo ad allenarmi con la squadra, pur con tutti i complessi di inferiorità. Siamo arrivati alla fase finale regionale e quel giorno, non so perchè, ero particolarmente "furia" ed in formissima. Ispirato, psicologicamente pronto a giocare. Stranissimo. Ed infatti, durante gli allenamenti, lancia la palla dalla linea dei tre punti ed andai a canestro. Io ero stupefatto, anche se mi sentivo veramente in formissima e pronto; ancora di più, i miei compagni e l'allenatore, che non mi avevano visto mai in quella condizione, e ricordo ancora bene gli applausi ed i complimenti. Fu il mio primo tiro da tre.
Quella partita, poi, non si giocò mai perchè essendo giunti sul campo di gara in ritardo, la squadra in casa optò per la vittoria a tavolino.
Un giorno che ero in forma e non ho neanche potuto godermelo!
Decisi in seguito che non era cosa per me lo sport, mi sentivo troppo inferiore.
Anni più tardi, dopo la laurea, tra la fine del 2003 e la prima metà del 2004, per uno strano coinvolgimento che non voglio descrivere, ritornai su quei campetti e ci stetti tutti i giorni per diversi mesi, fin quasi la mia partenza per la mia città d'adozione. Giocavo da solo all'inizio, poi conobbi un gruppetto di dodicenni con i quali trascorsi tantissimi pomeriggi assieme a giocare, a sfidarci, sempre nella condizione psicologica di inferiorità perchè loro erano bravi ed agili, sapevano portare e giocare con la palla mentre io no. Uno di quei ragazzi è nella foto in alto.
Capitò ancora una volta di fare un tiro da tre; capitò anche di mettere a canestro per dieci volte di fila la palla dalla lunetta, davvero incredibile. Anche quel giorno ero sbloccato con la mente.
Ecco come mi sento in questo momento. Sto aspettando il mio tiro da tre punti, che mi permetta di centrare un obiettivo importante per la mia vita personale (non lavorativa), che mi dia enorme soddisfazione e che mi rimetta il piacere di vivere, che oramai ho nuovamente perso. Quel tiro da tre che mi ridia felicità, non mi faccia sentire inferiore, che mi sblocchi ancora una volta.
Carico troppo di aspettative questo tiro?
Research e Family Day
Oggi, ancora una volta, c'è stato il meeting di metà anno.
Alcune parole e frasi sono rimaste ridondanti nella testa. Per le troppe volte che sono state affermate, per non credere a quelle parole.
Bisogna raggungere il successo ... il successo siamo noi ... noi siamo il valore dell'azienda ... la persona è al centro di tutto ... un'azienda non è una democrazia ... la democrazia sta fuori.
Successo. Sarà stata la parola più pronunciata, oggi. Una piccola società di 148 persone, di cui 100 ricercatori, che si atteggia a grande società farmaceutica, pur non sapendosi sostentare con le proprie forze economiche, ma avendo alle spalle una banca che sgancia quattrini. Onorevole l'idea di tagliare il cordone ombelicale da essa, ma fintanto che non si trovi un farmaco da commercializzare credo che si dovrebbe volare un tantino basso.
"Noi dobbiamo contribuire al successo. Noi, siamo il successo di quest'azienda, nonchè il suo valore".
Peccato, però, che come nella vita, puoi comunque suggerire le tue idee ma al 95% delle volte non vieni considerato. E comunque, lo fanno per permettere la nostra crescita ... o sbaglio?
Non ho la percezione positiva di tutte quelle parole dette. Davvero, mi sa solo che ci vogliono ingannare psicologicamente, farci credere che tutto sta andando per il verso giusto, convincerci che tutto andrà per il verso giusto e che noi siamo "diversi", "migliori" dagli altri perchè "con i nostri valori ci facciamo riconoscere nel mondo".
Ma valà ...
Mi sembrava un'assemblea di plagio collettivo.
Ma a parte questo, ciò che caratterizzava questa giornata era l'apertura agli estranei delle porte della società. Chiunque poteva portare famiglia, parenti e/o amici a visitare il nostro luogo di lavoro.
E' stato bello vedere l'azienda in maniera informale, con bimbi di tutte le età, come le persone, muoversi per i corridoi ed i piani, venire incuriositi a visitare gli esperimenti allestiti per loro e rimanere divertiti, con qualche bimbo spaventato ed addirittura in preda al pianto perchè voleva far da se gli esperimenti!
E' stato però tagliente vedere che la stragrande maggioranza dei dipendenti ha portato qualcuno, mentre io non avevo nessuno.
E' strano, ci pensavo poco prima, una volta ai tempi dell'università desideravo non avere nessuno dei parenti con me in occasioni importanti, come la laurea. Desideravo solo la presenza degli amici. Dopo il mio trasferimento a Ferrara, avendo compreso molti aspetti del mio carattere, desideravo avere qualcuno vicino a me ... finchè non ho cominciato a star male e a rinchiudermi nuovamente in me stesso, come nel passato remoto. Desideravo rimanere solo, avere magari solo le due persone più confidenziali vicino a me, come è stato nel giorno del mio dottorato ... oltre a desiderare principalmente la presenza di qualcuno che mi fosse affettivamente legato, non essendo possibile.
Oggi, desideravo veramente avere qualcuno con me. Ma, non avendo amici, non potevo invitarne; non avendo parenti vicino, non potevo invitarne; non avendo una donna vicino, non potevo invitarla.
Così, alla fine della parte ludica con gli esperimenti, mentre tutti scendevano giù in giardino per il rinfresco, io mi sono ritirato verso casa. Mi sarei sentito profondamente in disagio a stare in mezzo a così tanta gente senza avere nessun confidente vicino.
Qualcuno mi rimprovererà un giorno di aver perso un'occasione per stare assieme ai miei colleghi e conoscere nuove persone; ho solo seguito le mie emozioni che mi dicevano di stare lontano, di non sentirmi a disagio in mezzo a tanta gente.
Che era meglio ritirarsi nella mia solitudine.
giovedì 11 giugno 2009
Gli altri hanno sempre ragione: questo è il dato di fatto

io non ho allegato copia del contratto di locazione nella mia dichiarazione dei redditi 2009 perche’ cosi’ e’ previsto, secondo quanto e’ anche riportato sul sito dell’Agenzia delle Entrate, di cui ti do il collegamento:
http://www.agenziaentrate.it/ilwwcm/connect/Nsi/Documentazione/Adempimenti+cosa+fare+per/Archivio+adempimenti+scaduti/Consegna+del+730+sostituto+imposta/#sostituto
Comunque, se ritieni piu’ utile e veloce avere anche una copia del contratto, dimmi se e’ necessario inviartelo oggi o posso anche domattina."
venerdì 5 giugno 2009
Basta poco, che ce vò? ...
Tirocinio di emergenza. Finalmente, dopo esser passato a volontario effettivo nei servizi ordinari e ad aver superato l'esame finale del corso avanzato, ho iniziato il tirocinio di emergenza per il servizio al 118.
Pochi interventi e, per fortuna, di poco rilievo. Solo martedi sera, poco prima della fine del mio turno, è arrivata una chiamata con codice giallo.
La squadra è pronta ed è costituita dalla formatrice che ha tenuto il corso e da uno dei miei tutor.
Nel mese di giugno, non essendoci l'assistenza del medico a bordo, si ha il supporto dell'auto medica.
Siamo arrivati a casa dell'assistita. Io ho caricato sulle spalle lo zaino con tutto l'occorrente e la bombola d'ossigeno, pronto a salire al piano superiore della casa.
In attesa del medico, avevamo posizionato i tre elettrodi e stampato i tracciati. Su questa sequenza, mi sentivo alquanto sicuro perchè le volte precedenti, chi era con me mi aveva lasciato fare, seguendomi da vicino.
Dopo poco, è arrivato il medico.
Una sommaria visita, poi ha deciso di infondere una flebo e mi ha chiesto di preparargliela, essendo un tirocinante ed essendo la situazione poco critica.
Lo era, un pò, per me.
Intanto, mettere mano allo zaino è stato difficile; non impossibile, ma difficile. Avevo in mente dove poter trovare le cose necessarie, tipo l'agocannula, il rubinetto, la fisiologica e il deflussore. Ma c'erano due tipi di deflussori: quale prendere? Ho scelto io, in base a quanto avevo visto al corso.
Sapevo anche come si inseriva il deflussore nella fisiologica: in effetti, era una semplicissima operazione ma essendo la prima volta che la facevo, pensavo che sarebbe stato più opportuno che uno dei senior mi seguisse. Ma ... non trovando nessuno di loro a seguirmi ... ho lasciato tutto sul letto ed ho aspettato che l'infermiera del 118 si adoperasse a prepararla.
Tutto poteva sembrare un'azione lenta, ma in verità mi sono sentito investire dalle richieste. Non era solo la fisiologica l'unica richiesta: bisognava passare un ago all'infermiera perchè trovasse la vena, quindi vai a trovare il colore giusto dell'ago; poi, un laccio emostatico per l'infermiera; poi, avendo l'infermiera difficoltà a trovare la vena, le stesse richieste di ago e laccio venivano dal medico.
E me la sono cavata da solo.
Già solo per questo, mi ero sentito soddisfatto perchè con difficoltà ero riuscito a trovare tutto e a passarle avanti. Senza essere seguito da nessuno dei due senior.
Alla fine, la paziente è stata trasportata in ospedale per ulteriori accertamenti.
Nel tragitto, il medico chiacchierava del più e del meno con i due; io, a farmi i fatti miei, anche perchè non sapevo che dire.
Ad un certo punto, il medico si è girata e mi ha detto: " Sai, sull'ambulanza si passa il tempo parlando del più e del meno, non preoccuparti ". "Si, si, non c'è problema!", io in risposta.
Passiamo al dopo.
Abbiamo lasciato la paziente in ospedale e siamo rientrati in sede. Abbiamo quindi cenato. Poi, siamo partiti tutti assieme per far gasolio. Poco prima di arrivare al distributore, la formatrice, rivolgendosi a me, mi ha detto qualcosa come "sei stato fortunato ad aver trovato la dottoressa in forma come era questa sera, ti ha perfino fatto preparare la fisiologica; se te la giochi così con lei, entrerai nelle sue grazie!".
Io: "io non ho preparato la fisiologica, ho solo preso il necessario e li ho adagiati sul letto; è stata l'infermiera a prepararla. Non voglio ammazzare di embolia la prima persona a cui devo preparare la fisiologica".
Tutti si sono voltati verso di me. Non credevano a quanto avevo detto. Mi chiedevano il perchè di questo gesto. Non riuscivano a capacitarsi di questo mio comportamento. Erano convinti che l'avessi preparata io quella fisiologica, non avendomi visto e seguito.
Anzi, mi avevano lasciato completamente solo nel gestire tutte quelle richieste.
Che c'era poi di sbagliato, non lo so. Mi sono proposto (prima di fare troppo il saputello come mi viene sempre mosso contro) di osservare ed imparare bene il da farsi sul campo. Così mi sono comportato in quell'occasione, perchè non mi sentivo del tutto sicuro nel compiere quel gesto semplicissimo di collegare la sacca della fisiologica al deflussore.
" Ma come? non hai mai preparato la fisiologica? non l'hai mai fatto al corso? perchè non ci hai chiesto aiuto? noi eravamo li apposta per darti una mano"
Perchè non mi avete chiesto se avevo bisogno di aiuto, sapendo che sono un tirocinante? Mi sembrava che foste troppo impeganti per seguirmi.
E' bastato questo per rovinarmi la serata, per farmi sentire un deficiente; giudicato da persone che hanno almeno 10 anni di esperienza, contro 4 giorni dall'inizio del mio praticantato.
Passi che mi sono sentito solo; mi ha tanto ferito il sentirmi giudicato negativamente.
E così, pure quella piccola soddisfazione di aver avuto intuito nel trovare il necessario dentro allo zaino, non è stato sufficiente a risollevarmi il morale. La serata, ed anche i giorni a seguire, ormai erano guastati.
Nome e cognome

lunedì 25 maggio 2009
Senza titolo
Mi rendo conto che è oltre un mese che non aggiorno la pagina con un mio intervento.
Mi sono dedicato tantissimo nel tirocinio alla Pubblica Assistenza, riuscendo a diventare effettivo per quanto riguarda il trasporto ordinario ed avendo superato l'esame finale del corso da soccorritore d'emergenza, dovendo quindi cominciare con un nuovo praticantato.
Ho iniziato anche a frequentare un corso di elettrotecnica ed elettronica per ottenere la patente di radioamatore, una passione che avevo una decina di anni fà, che per tanto tempo ho sommerso per l'impossibilità economica e logistica di comprare una stazione completa e funzionale, e che adesso con un lavoro tra le mani potrei rinvigorire.
Nello scorso fine settimana sono ritornato a Ferrara, la mia amata città. Erano 5 mesi che non trascorrevo un fine settimana emiliano, l'ultima volta ho solo pernottato un giorno, giusto per trovarmi in università il mattino seguente per ritirare il diploma di dottorato.
E' stato un fine settimana alquanto triste, nel complesso.
Appena arrivato, ho sentito dentro di me contentezza. Più vivevo la città, più la contentezza si trasformava in tristezza.
E' un periodo, questo di maggio, molto particolare per il mio cuore, che ancora risulta essere vittima degli avvenimenti di due anni fa. Ci si mette anche la testa col rispolverare tutto ciò che avevo vissuto nei luoghi in cui siamo stati assieme, trascinandomi fisicamente in quei luoghi.
Ne ho approfittato per pensare un pò a me stesso, per ascoltare le mie sensazioni. Mi sono reso conto, infatti, che tutto il trambusto di impegni che mi sono creato nell'ultimo mese l'ho fatto si con piacere e senza alcun peso (sarà proprio vero, poi?), ma era solo per non badare a me stesso, a non sentire ciò che le mie emozioni volevano riportare alla mente.
Ho pensato se il volontariato è solo un modo per distruggere i miei sentimenti, diventare più duro di cuore, "insensibile" al dolore (perchè dolore e sofferenza sono all'ordine del giorno, sebbene i pazienti cerchino di nascondere e di prenderla col verso giusto, non pensarci insomma, come diceva Davide: hanno solo voglia di distrarsi per un pò e non pensare ai propri problemi) o proprio il contrario, evitare di sclerotizzare l'animo.
E' stato proprio il badare a me stesso che mi ha messo tristezza. Stranissima come affermazione. Forse voglio arrivare a dire anch'io che necessito di distrarmi, ma so benissimo quale è la mia realtà fatta di difficoltà che non riesco a superare. Probabilmente è questo il motivo che mi spinge sempre a pensare alle solite cose, a rivangare, a sentire un fortissimo rancore nei suoi confronti. Per smettere di farmi ossessionare dal passato, penso sempre a qualcosa di estremamente sbagliato, offensivo e insensibile che lei diceva nei miei confronti. Solo così riesco a trovare la forza per sopravvivere.
Mamma mia che confusione che ho per la testa.
giovedì 16 aprile 2009
Il bello addormentato
Un fatto che avevo totalmente rimosso dalla mia memoria per moltissimo tempo; ricordo che quando ero più piccolo, a volte ci ripensavo.
E’ qualcosa che è successo all’epoca delle elementari.
Un giorno invitai un mio compagno di classe a trascorrere il pomeriggio a casa mia, per stare un pò assieme. Per giocare. Ad un tratto, pronunciò parole dette dal nostro maestro che si rivolgeva a me: ero addormentato.
Si riferiva mentalmente.
Questo mio amico ebbe la grande idea di gridarlo davanti ai miei genitori ed a sua madre, suscitando la reazione incuriosita e perplessa di mia madre. Proprio mentre sto scrivendo, ho avuto un altro “flash-back”. Non appena gli ospiti uscirono di casa, mia madre si rivolse a me chiedendomi spiegazioni. Le risposi che era dovuto a stanchezza e che a volte mi sentivo molto assonnato a lezione.
Ricordo che mentre il mio compagno di classe pronunciava quelle parole, io sprofondavo sulla sedia, muovendo frettolosamente sul tavolo una macchina costruita con i lego e accumulando tanta rabbia dentro, reagendo come al mio solito in queste occasioni: ignorandolo.
E’ davvero tanto strano come sia ritornato in mente questo ricordo, che avevo totalmente rimosso dalla memoria.
A ripensarci adesso, il mio maestro aveva a volte ragione.
E’ vero che mi sento mentalmente addormentato, come se non avessi la prontezza di elaborare un pensiero o di capire cosa mi viene detto, oppure di non prestare la giusta attenzione alle cose che faccio. Proprio come quando si dice ad una persona di svegliarsi perchè non arriva a comprendere anche delle banalità.
Se ripenso agli anni delle elementari, le cose che ora mi sembrano semplici, all’epoca mi erano davvero pesantissime e difficilissime. Non sapevo riassumere, non ricordavo, non riuscivo ad assimilare i concetti teorici di storia e geografia. Facevo una fatica da matti ed avevo sempre la necessità di farmi spiegare le cose da mia madre, come con una seconda lezione. Al mattino presto, quando mio padre si alzava dal letto alle 7 per andare al lavoro, io mi intrufolavo nel lettone e chiedevo a mia madre di ripetere nuovamente tutto ciò che avevamo fatto la sera precedente perchè non lo ricordavo. E se capitava di essere interrogato a scuola, inventavo la scusa di sentirmi malissimo di pancia e mi facevo venire a prendere. E’ successo una volta, anche questo è un ricordo che avevo totalmente rimosso! Interrogazione di geografia in terza elementare, un’interrogazione a sorpresa. Ho avuto un’infinità di paura e ho cominciato a piangere, fingendo di star male! Ho cominciato a piangere come infinite altre volte in cui è successo alle scuole elementari e medie, tanto da farmi dare l’appellativo di “cocco piagnone” da coloro che pensavo fossero miei buoni amici, avendo trascorso con loro ben 20 anni delle nostre vite.
Fino a sentirmi dire da lei che un uomo non deve piangere, mi verrebbe da aggiungere.
Penso che questi fatti abbiano un’estrema importanza nel tentativo di capire da dove hanno origine le mie paure, incertezze e incapacità.
So già che arriverò a dire che sarà colpa della mia famiglia, dei miei genitori e delle mie sorelle in particolare.
Ancora adesso, a quasi 30 anni, mi sento a volte addormentato come allora. Ancora oggi, quelle tensioni che provocavano quelle reazioni, hanno un effetto deleterio su di me.
Non è più possibile ed accettabile.